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martedì 23 Aprile 2024
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    “Ciao Ciantella”: le comunità di San Pancrazio e Lucignano si stringono per l’addio a Massimo Masti

    Aveva 74 anni, era una delle anime di "Due Paesi in Festa", la sagra della brioche con il gelato: questa è la sua (emozionante) storia. In suo ricordo

    SAN PANCRAZIO (SAN CASCIANO) – Un saluto partecipato e pieno di affetto quello che ha riempito la chiesa di Santo Stefano a Lucignano, lunedì 24 aprile, in occasione del funerale di Massimo Masti.

    Tante le persone che si sono strette attorno al dolore della famiglia; parenti, amici, ex colleghi di Quadrifoglio. E tutta la comunità di San Pancrazio-Lucignano, in cui è sempre stato parte attiva.

    Classe 1949, Massimo Masti, ma per tutti “Ciantella”, ha infatti sempre fatto parte della Società Sportiva San Pancrazio-Lucignano.

    Sia nell’organizzazione della “Sagra della Brioche con il gelato” (“Due Paesi in Festa”), che soprattutto come sostenitore della squadra dilettantistica di calcio.

    Una passione, quella per il calcio, che ha segnato l’intera vita, sua e della sua famiglia.

    Massimo infatti è sempre stato un tifoso viola appassionato: talmente appassionato che spesso sceglieva come meta delle gite o vacanze di famiglia proprio i luoghi dove la Fiorentina si allenava in ritiro estivo.

    Massimo però non è stato solo amante del calcio. E’ stato prima di tutto un fratello, un marito, un padre. E infine un nonno sempre presente.

    La sua infatti è una famiglia di quelle vecchio stile: primo di quattro fratelli, sposato con Lidia da quasi 50 anni (sì, tra due mesi sarebbe stato il loro anniversario… d’oro). Due figli (Matteo e Chiara) e tre nipoti (Olivia, Viola e Alice). Oltre a numerosi nipoti e pronipoti acquisiti, tutti uniti da profondo affetto e vicinanza.

    La storia con Lidia poi sembra quasi quella di un film, di quelle favole dove i protagonisti sono predestinati sin dalla nascita a stare insieme.

    Il padre di Massimo, Gino, e il padre di Lidia, Regolo, si conobbero durante la guerra, entrambi commilitoni in Sardegna.

    Durante una battaglia Gino salvò Regolo, portandolo in ospedale, ma poi persero le tracce l’uno dell’altro.

    Fino al 1950 quando Regolo, per ringraziare la Madonna nera di Lendinara per essere sopravvissuti alla guerra, insieme a due suoi amici percorsero a piedi il tratto fino a Roma in 18 giorni.

    Gino lesse su una rivista dell’epoca l’impresa, e riconobbe il suo amico Regolo. Da lì ripresero i contatti.

    Con la moglie, Lidia. Con lei una storia d’amore degna di un film

    Nel 1951 Regolo e la moglie decisero di scendere dal Veneto in viaggio di nozze a Roma, ma a Roma non ci arrivarono mai. Rimasero due mesi a San Pancrazio, ospiti dalla famiglia Masti.

    Il legame si riconsolidò, tanto che nel settembre del 1952 Gino la moglie Giuseppina, insieme a Massimo, andarono a trovare l’amico Regolo nel Veneto.

    La moglie di Regolo, Regina, era incinta. E mentre erano lì in visita Giuseppina l’aiutò a partorire Lidia.

    Negli anni poi il legame con le famiglie rimase talmente forte che, alla fine Massimo, che aveva visto letteralmente nascere Lidia, se n’è innamorato e l’ha sposata.

    Quando è diventato padre, è sempre stato presente per i figli Matteo e Chiara, sempre pronto a seguirli e accompagnarli nelle tappe importanti della loro vita, seguendoli negli sport e sostenendo i loro sogni.

    Diventato nonno poi, il centro di tutte le attenzioni, l’affetto e la cura sono diventate le tre nipoti. Non passava giorno che non le cercasse, o si vantasse di loro con tutto il paese con lo sguardo pieno di amore e di orgoglio. Che solo un nonno può avere.

    Una famiglia numerosa, allargata, piena di “chiasso” e di affetto sincero la loro, che si è vista costretta a combattere per anni al fianco di Massimo una battaglia faticosa e difficile, senza mai mollare, fino alla fine.

    Un sostegno che però non è mancato neanche da parte della comunità, ed è stato evidente lunedì 24 aprile, quando la chiesa di Lucignano non è riuscita a contenere tutti gli amici, parenti, ex colleghi e compaesani venuti a salutare per l’ultima volta “Ciantella”.

    “Sia io che Chiara, nonché la mamma – ci dice il figlio Matteo – volevamo ringraziare tutti, sia quelli intervenuti, sia quelli che telefonicamente o virtualmente ci hanno chiamato e contattato”.

    “Siamo rimasti molto sorpresi dalla presenza di tutta la comunità – aggiunge – la loro vicinanza ci ha trasmesso un forte senso di pace”.

    “Essere lì tutti insieme – conclude – avrebbe fatto molto piacere al babbo. E, sicuramente, ne sarebbe stato orgoglioso e felice”.

    In Vespa con… rigorosa sciarpa viola al collo

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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