spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
lunedì 9 Giugno 2025
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Il sepolcro della Speranza, nella chiesa della Misericordia di San Casciano, sarà visibile fino a martedì 22 aprile

    Una tradizione tutta sancascianese, interrotta dalla seconda guerra mondiale ma ripresa dagli anni '50 grazie a Paolo Bacci. Che continua ancora oggi

    SAN CASCIANO – Il sepolcro con le vecce della Misericordia di San Casciano, nella chiesa di Santa Maria sul Prato, è un’antica tradizione che si rinnova: quest’anno nel segno della speranza giubilare.

    Sarà visibile presso la chiesa in piazzetta Simone Martini fino al 22 aprile.

    Il sepolcro adornato con le vecce, una pianta leguminosa che cresce spontaneamente (“vicia sativa” è il nome latino) è un’antica tradizione sancascianese.

    Per adornare l’altare della Reposizione è coltivata al buio allo scopo di farla diventare di colore bianco.

    Una antica tradizione portata avanti dalle sorelle e dai fratelli dell’Arciconfraternita della Misericordia sancascianese, come racconta lo scrittore e storico Roberto Cacciatori.

    “Nella liturgia pre-conciliare – sottolinea il professor Cacciatori – l’altare in cui veniva posto il Santissimo la sera del Giovedì Santo veniva chiamato il Sepolcro e in ogni chiesa veniva adornato nel modo più bello possibile”.

    “Nei secoli scorsi – prosegue – non c’era però l’abbondanza di fiori che oggi con le serre abbiamo a disposizione; e l’ingegno delle persone aveva trovato un modo originale per avere qualcosa di bello per adornare il sepolcro”.

    “Facendo germogliare i semi di grano e soprattutto di vecce al buio delle cantine – spiega – avevano a disposizione vasi di ciuffi bianchi assai decorativi a cui aggiungevano fiori di carta colorata e palmette di rametti di olivo con foglie intrecciate”.

    Nella chiesa della Misericordia questa usanza c’è stata fino alla seconda guerra mondiale.

    “Con le distruzioni della guerra – ricorda lo storico – la chiesa non fu più agibile, ma quando negli anni 50 fu riaperta al culto, il giovane Paolo Bacci riprese la tradizione del Sepolcro che sviluppò di anno in anno, in modo sempre più bello”.

    “Essendo in seguito anche il responsabile della Compagnia del Suffragio – ricorda ancora Cacciatori – iniziò anche nella Chiesa di Santa Maria del Gesù la tradizione del Sepolcro. Paolo Bacci, Provveditore della Chiesa e della Compagnia Mortuaria per lunghi anni, ha lasciato scritto anche le regole, ben precise per poter avere il Giovedì Santo i vasi di vecce e di grano ben rigogliosi e pronti per adornare l’altare della reposizione”.

    “Stabilisce il giorno preciso in cui seminare i vasi – puntualizza – quando è coerente bagnare le piantine, i gradi che devono essere rispettati nelle cantine. Niente è lasciato al caso. Ora che Paolo è anziano i suoi confratelli continuano con amore immutato questa bella tradizione”.

    Quest’anno il sepolcro allestito da Renzo e Andrea Bruni, insieme alle consorelle e ai confratelli della Misericordia, è dedicato all’Ultima cena e al cammino di speranza indicato dal Giubileo.

    Il sepolcro è visitabile tutti i giorni, dalle 9 alle 18.30, fino alla mattina di martedì 22 aprile, quando verrà disallestito.

    Per tutti la possibilità di acquistare, per beneficenza, le piante che lo adornano, tra cui bellissime azalee.

    Per informazioni e prenotazione è possibile contattare il numero di cellulare 3383599065, anche via WhatsApp.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...