BARBERINO TAVARNELLE – “Un protocollo di intesa nebuloso, del quale non si conoscono presupposti e contenuti. Il decantato valore occupazionale della distilleria Deta è stato incrementato nel 2018 di 10 unità e nel 2019 di 14, come risulta dai bilanci”.
Il Comitato per la Difesa e la Tutela della Valdelsa, che si sta battendo in opposizione alle attività (e al previsto ampliamento) della Distilleria Deta, torna ad attaccare.
“L’aumento dell’attività – accusa – con il raddoppio delle giornate lavorative mette invece a rischio migliaia di posti di lavoro del settore ricettivo, vitivinicolo e dell’indotto di tutta la zona, per le ricadute negative che le iniziative della distilleria provocheranno sul territorio e sui comuni limitrofi”.
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“Il patrimonio turistico della nostra zona vale 1.200 lavoratori – aggiunge il Comitato – oltre 1 milione di pernottamenti l’anno, 5 milioni e mezzo di turisti giornalieri all’anno, per un giro d’affari totale di 220 milioni di euro l’anno”.
Il CTDV, che rappresentata cittadini e imprenditori di un vasto territorio fra Barberino Tavarnelle, Poggibonsi, San Gimignano, Certaldo, lamenta “il pressappochismo delle dichiarazioni rilasciate dagli amministratori all’indomani della riunione tenutasi con la Regione”.
“Le attività ricettive e agrituristiche – denuncia il CTDV – già colpite dalla crisi legata al Covid-19, sono ora fortemente minacciate dal piano espansionistico dell’azienda Deta (di proprietà del Gruppo Mazzari) che prevede la costruzione di una ciminiera di 60 metri: come possiamo sperare che il nostro territorio continui ad attrarre turisti da ogni parte del mondo?”.
“È stato il CTDV – rivendicano – a promuovere il confronto fra gli amministratori della Valdelsa sulla vicenda Deta e a sollecitare il tavolo in Regione. Tavolo a cui al CTDV è stato negato di partecipare (nonostante le rassicurazioni ricevute in tal senso dal sindaco di Barberino Tavarnelle in gennaio) e a cui ha invece presenziato la Distilleria Deta”.
“Come può da un tale comportamento nascere un protocollo di intesa con la cittadinanza? – domandano – Come si può auspicare trasparenza e “integrazione del territorio” quando fino ad oggi i cittadini sono stati esclusi da ogni confronto e le loro segnalazioni sono state classificate come “non critiche”?”.
“Le dichiarazioni dei sindaci all’indomani dell’incontro – dicono ancora – lasciano alquanto perplessi per la vaghezza dei contenuti: un’azienda che sbandiera ovunque la propria connotazione “green” dovrebbe investire in interventi concreti, di ammodernamento tecnologico, rispettando i più moderni criteri della sostenibilità, e non dichiarare generici “nuovi metodi di lavoro”. Ad oggi, più di queste vuote parole, contano i fatti, e quanto è accaduto negli scorsi anni”.
“Emissioni odorose insopportabili in tutta l’area – denunciano ancora – centinaia di tonnellate di vinacce stoccate a cielo aperto, fumi densi che escono dalla ciminiera, e la richiesta di un aumento esponenziale della propria attività”.
“Come si fa a non essere preoccupati? – domandano ancora dal Comitato – Quanto poca è la considerazione dei cittadini, se si pensa di poterli “tener buoni” con dichiarazioni pressappochiste rilasciate solo per prendere tempo e arrivare indisturbati alla costruzione della ciminiera?”.
“A proposito di “green” – concludono – ricordiamo che l’azienda ha subito, nel dicembre 2019, un sequestro dai Militari della Stazione CC Forestale di Tavarnelle di diecimila tonnellate di vinacce per inquinamento aziendale”.
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