BARBERINO VAL D’ELSA (BARBERINO TAVARNELLE) – Prosegue il nostro “viaggio”, insieme al Lions Club Barberino Montelibertas, alla scoperta di quelli che per gli under 40 di Barberino Tavarnelle sono stati (e sono tuttora) i luoghi del cuore.
Con l’obiettivo di valorizzare ancora di più il nostro (magnifico) territorio, visto con gli occhi di chi, oggi, ne è il vero protagonista.
Dopo Filippo Cubattoli, Matteo Pianigiani e Maurizio Bertini, stavolta è il turno di Matteo Cibecchini: 37 anni, gestisce l’agriturismo di famiglia (Podere Il Pino); nato e cresciuto a Barberino Val d’Elsa, ha vissuto il paese al 100%.
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“Da piccolo ho trascorso tantissimo tempo nel centro storico, mentre mia nonna Dina (la tuttofare di donna Giorgiana Corsini) era a lavoro – inizia Matteo – Il paese era molto vivo, pieno di negozi. Dal mitico “Cesarino” (Cesare Calosi), in piazza Barberini, trovavi di tutto: prendevo sempre 100 lire di “fragoline” (caramelle gommose). E se qualcosa non c’era: “Mercoledì vo a Firenze e te lo prendo”, diceva Cesarino…”.
Così ci lasciamo trasportare da Matteo in un “tour virtuale” di Barberino. Alla volta di dieci luoghi che hanno segnato la sua infanzia e giovinezza.
“Un posto dove stavamo spesso è il “sottochiesa” – ci racconta – Lì facevamo le “Olimpiadi delle biglie”. Giocavamo a pallone, anche se spesso finiva giù da Aristide (il benzinaio) e a volte persino alle fonti (dove prima si lavavano i panni). E “lavoravamo” nell’ortone del prete”.
“Sempre nel borgo – prosegue – ci divertivamo a suonare i campanelli. Facevamo i gavettoni: riempivamo i palloncini alla “fontanella” comunale e ce li tiravamo in “piazzetta”. E giocavamo a nascondino: i posti migliori erano sotto gli archi e al Monumento ai Caduti”.
“Aspettavamo a gloria che arrivasse dicembre per la “Festa della fettunta” – aggiunge – Era un evento spettacolare con giochi, divertimento e tanto cibo buono. Grazie al rally, arrivava gente da tutta Italia”.
“Alla vasca dei pesci stavamo soprattutto in estate – Matteo passa alla seconda tappa – Era quasi un rito farci il bagno mentre aspettavamo il pullmino per andare ai corsi estivi della Piscina Fiammetta a Certaldo”.
“Dato che a quei tempi non esistevano campi di calcetto a Barberino – ci dice – il “piazzale rosso” (la terrazza panoramica vicina alla biblioteca) ci sembrava il Camp Nou. Ma anche lì… spesso il pallone andava di sotto”.
“Finché, qualche anno dopo, l’allora sindaco Armando Conforti (attuale presidente del Barberino Calcio) fece realizzare un “campino” in Bustecca, tra il campeggio e i campi da tennis – ripercorre galvanizzato quel momento – Ricordo ancora la prima partitella: ci sembrava di essere a Wembley”.
“Che emozione quando, in pineta, arrivava il “calcio in culo” o il circo! – esclama – E dopo… tutti a fare merenda al bar dei “Figari” (Fabrizio e Fabio Fontirossi)”.
“Al bar del Casamonti (attuale Bar Sport) – un altro punto di riferimento per i barberinesi – ci trovavamo ogni domenica per guardare la “Viola” tutti insieme”.
“Dietro le medie (dove ora c’è la biblioteca) c’era il cortile della scuola – ricorda – Ci andavamo soprattutto d’inverno o quando pioveva, perché ci potevamo riparare sotto la tettoia. Passavamo le giornate a ridere e scherzare”.
“Ai “monti” (i giardini in fondo a via Becattelli, chiamati così per via dei due grandi mucchi di terra collegati da un ponte tibetano) – ci rivela – c’era una mitica capanna dove ci confidavamo i nostri segreti. E dove portavamo le prime fidanzatine”.
“Un altro posto perfetto per appartarsi – sorride – erano i “giochini” in via Aldo Moro”.
“Indimenticabile la gelateria “Mai dire mai” (nel fondo dell’attuale farmacia), gestita da Brunello, la Loredana e la Beatrice – si chiude così il tour – Oltre al buonissimo gelato, facevano delle schiacciatine ripiene fantastiche. Il locale era famoso anche per la vasta scelta di giochi da tavolo”.
“Che ricordi… – conclude Matteo – Quanto tempo passavamo fuori, all’aperto. Pioggia, sole, freddo non ci fermavano. Per noi l’importante era uscire con gli amici. La gioventù viene una volta sola e noi ce la siamo proprio goduta”.
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