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martedì 10 Settembre 2024
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    La Sambuca, ieri e oggi: nelle foto e nelle parole di cha l’ha vissuta per decenni

    Dal distributore al ponte, dalle botteghe alle fabbriche. Ripercorriamo la storia del paese con le immagini e le parole di due "colonne": Arnolfo Bagni e Renzo Galassini

    SAMBUCA (BARBERINO TAVARNELLE) – Il borgo della Sambuca ha garantito un certo benessere alle generazioni che nel tempo si sono susseguite. Siamo andati a approfondire un po’ il suo percorso, la sua storia, le sue anime.

    Elemento centrale per il paese è stato, da sempre, il Ponte di Ramagliano. Una via di comunicazione e di passaggio fondamentale fin dal passato.

    Se scattassimo una foto alla Sambuca di oggi, inquadrando le sue piĂą complesse e molteplici
    sfaccettature, non avremmo (ovviamente) lo stesso ritratto di “lei” ottanta, novant’anni fa.

    A cambiare sono state le tradizioni, la mentalità, nonché il lavoro e le diverse prospettive.

    A parlarcene è il sambuchino Arnolfo Bagni, quasi novantotto anni, che fin dalle sue
    prime parole trasmette amore e gratitudine nei confronti di un luogo che ha visto crescere, trasformarsi e infine rinnovarsi.

    Memoria di ferro e animo gentile, Arnolfo Bagni ci racconta l’evoluzione del suo paese.

    “Novant’anni fa la Sambuca era un villaggio agricolo e boschivo – ci spiega – PiĂą tardi, con la nascita della zona industriale, si è avviato e orientato all’industria”.

    A conferma della sua volontà di crescita, Bagni ci spiega come a quel tempo la Sambuca guardasse già alla città di Firenze. Non a caso, proprio suo nonno, fino all’età di 75 anni ha lavorato a Firenze come scaricatore.

    “Alla Sambuca c’erano molte piĂą botteghe di oggi – ricorda Bagni – Circa una ventina, oltre al circolo di volontari, punto cruciale della comunitĂ  (oggi vi si trova il bar “Il Chiostro”, n.d.r.)”.

    Tra queste le botteghe c’era quella dello stesso Bagni, che di mestiere faceva il calzolaio.

    Una passione ereditata dalla sua famiglia, in particolare da suo nonno e da suo padre Livio.

    Una vita, quella da calzolaio, iniziata ben presto, all’età di dodici anni. Ultimate le scuole
    elementari a Sambuca, Bagni entrò nella bottega del padre, dove un operaio (Gino, per gli
    amici “Felice”) gli insegnò a lavorare. 

    Una dedizione al paese, quella di Arnolfo, di cui ha potuto godere anche la Sambuca degli
    ultimi anni. Il suo lavoro è entrato infatti anche nelle case dei più giovani. Una personalità che ha fatto da collante della Sambuca: di ieri e di oggi.

    A completare il puzzle dei ricordi, inevitabile arriva il racconto di Renzo Galassini.

    Nativo di Montefiridolfi, a soli sei anni si è trasferito a Sambuca, dove ha piantato le radici della sua famiglia.

    “Il cambiamento si è avuto con le fabbriche – sottolinea Galassini – e con le persone venute da fuori che hanno inciso e contribuito al benessere del paese”.

    Galassini è noto per essere il “fotografo della Sambuca”. La sua passione per le fotografie e per le riprese nasce nel lontano 1971. E’ proprio tramite questo mezzo espressivo che ci racconta pezzi di storia del suo amato paese.

    “Impossibile dimenticare il vecchio distributore – commenta Galassini – Si trovava proprio all’angolo della piazza e fu rifatto piĂą volte”.

    “Così come le numerose processioni religiose – ricorda a malincuore – come la festa di Sant’Anna, che era ben piĂą sentita”.

    Sebbene il tempo sia trascorso e la Sambuca sia cambiata sotto molti aspetti, ciò che
    permane, a prescindere da qualsiasi coordinata spazio-temporale, è l’umanità e la fratellanza che accomuna i suoi abitanti.

    Le testimonianze di Galassini e di Bagni ci ricordano una cosa davvero essenziale: la
    Sambuca è stata, è e sarà per sempre luogo di amore e vanto per chi decide di abitarla. Come, del resto, la maggior parte dei nostri paesi.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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