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venerdì 19 Aprile 2024
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    Fiepet Confesercenti: “Bene ridiscutere di riaperture ma regole proposte da Regioni inapplicabili”

    "Dopo quattordici mesi di restrizioni le norme proposte metterebbero definitivamente a rischio il settore, che dà lavoro a migliaia di imprese e milioni di dipendenti"

    FIRENZE – “Bene ridiscutere, finalmente, di riaperture, ma non si comprende come, rispetto ai protocolli di sicurezza finora applicati, le nuove regole si traducano di fatto in una nuova stretta”.

    La Fiepet Confesercenti di Firenze commenta così quella che saranno le proposte avanzate al Governo (e al Comitato Tecnico Scientifico) dalle Regioni.

    # Le proposte delle Regioni: ecco come pensano di poter iniziare a riaprire le attività

    “L’ipotesi di una distanza obbligatoria di due metri tra i tavoli – inizia Fiepet Confesercenti -sarebbe una restrizione inapplicabile per decine di migliaia di ristoranti e praticamente per tutti i bar; ed è doveroso ricordare che circa il 60% dei locali non ha uno spazio esterno”.

    “E anche dove fosse fisicamente possibile implementare la misura – si precisa – si ridurrebbe drasticamente la capacità di lavoro dei locali al chiuso, obbligandone migliaia alla chiusura definitiva”.

    A parlare è il presidente Fiepet Confesercenti Firenze, Franco Brogi: “Dopo quattordici mesi di restrizioni le nuove norme metterebbero definitivamente a rischio il settore, che dà lavoro a migliaia di imprese e milioni di dipendenti”.

    “Le imprese sono stremate – rilancia Brogi – serve buon senso ed un serio confronto sulle riaperture con i rappresentanti delle associazioni di categoria, diversamente sarà un’ecatombe per moltissime attività”.

    “E’ inaccettabile che si ipotizzi un peggioramento delle misure previste dai Protocolli applicati fino ad oggi nelle zone gialle; soprattutto alla luce di un miglioramento della situazione pandemica e dell’avanzamento del piano vaccinale”. dice ancora Brogi

    “Chiediamo quindi – conclude – che si proceda verso una conferma o eventuali piccoli correttivi dei protocolli in vigore; anche perché un inasprimento rappresenterebbe l’ulteriore presa in giro nei confronti di una categoria già profondamente colpita dalla crisi sanitaria ed economica. Vogliamo lavorare e possiamo farlo in sicurezza”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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