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venerdì 29 Marzo 2024
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    Fattorini: il mobile che diventa ecologico a Barberino Val d’Elsa

     

     

     

    Hanno festeggiato i 50 anni di attività lo scorso anno e non hanno nessuna intenzione di fermarsi. Basta andare a trovarli, a metà della salita del Cipressino, che da Poggibonsi inizia a salire verso Barberino Val d’Elsa, per capirlo ed averne la riprova.

     

    Il Mobilificio Fattorini vive infatti di innovazione, professionalità , passione. Parole che spesso sono teoria ma che qui hanno trovato una decisa applicazione pratica: fin dal 1962, quando Piero Fattorini iniziò l’avventura in via della Costituzione, nel centro storico di Poggibonsi. Sull’onda del boom economico iniziò realizzando mobili in truciolare e laminato.

     

    “Poi – ci racconta Sabrina Fattorini, una delle due figlie che oggi guidano l’azienda – nel 1971 ci siamo trasferiti al Cipressino: visto che c’era da ricomprare le macchine l’idea fu quella di orientarsi sul prodotto di qualità, sul legno massello. Sembrava una scelta da pazzi optare, in quei periodi, per un mobile così di lusso: in realtà è stata vincente. E, negli anni, sostenuta e accentuata”.

     

    Oggi Sabrina guida l’azienda assieme alla sorella Francesca (nella foto le vedete insieme al sindaco di Firenze Matteo Renzi durante l’inaugurazione di una ludoteca con arredi Fattorini): una decina di persone lavorano qui, poi c’è tutta una serie di collaborazioni sparse fra la Toscana, l’Italia e il mondo.

     

    Perchè da quei mobili in truciolare in via della Costituzione siamo arrivati alla prima falegnameria ecologica (con tutte le certificazioni del caso) italiana: una storia di attenzione all’ambiente, alle tendenze del mercato, che è riuscita a guardare al futuro quando altri si accontentavano, probabilmente, di vivere il presente.

     

    “Oltre al mobile di massello – ricorda Sabrina – siamo stati i primi a fare il mobile su misura. Una cosa innovativa per gli anni Settanta e i primi anni Ottanta. Nel frattempo io sono cresciuta, nella vita ho fatto tutt’altro (studiavo Architettura) ed ho cercato di sviluppare anche in ambito accademico un percorso relativo ai materiali naturali. Con grande fatica avevo anche trovato un professore entusiasta, Klaus Koenig, ai tempi ordinario di Storia del Design a Firenze: purtroppo morì improvvisamente e io fui costretta a percorrere altre strade. Poi, un giorno, sono tornata a casa e ho detto al mio babbo: ma noi non si potrebbero fare i mobili ecologici? Perchè no, rispose, bisogna sapere cosa vuol dire ma facciamoli. In quel momento decisi di lavorare in azienda”.

     

    “Non c’è stata una frattura fra un prima e un dopo – spiega Sabrina – ma un’evoluzione: bene o male il mobile di massello ha già le sue caratteristiche di ecologicità. E’ stato un percorso (e lo è tuttora) lungo e affascinante, da seguire in ogni suo dettaglio: potrei scrivere un romanzo sul passaggio dalla vernice chimica (a base di formaldeide) a quella ecologica a base di olio d’agrumi. Adesso è chiaro che facciamo una grande ricerca sulla filiera del legno, ma non solo: l’azienda che ci fa le vernici ha iniziato più o meno quando noi (sono di Torino) e siamo cresciuti insieme. E’ sperimentazione totale: all’inizio io e il mio babbo siamo stati da tutti gli antiquari (o simil antiquari) perchè ci muoveva l’idea che prima le cose fossero fatte in maniera più ecologica. Ma ci siamo resi subito conto che c’era stato un passaggio, con la rivoluzione industriale, che aveva reso subito protagonista il prodotto chimico”.

     

    C’era da viaggiare molto all’inizio, in particolare nel nord dell’Europa dove la sensibilità verso queste tematiche era molto superiore: “Andai alla Fiera di Colonia – ricorda sorridendo Sabrina – senza sapere una parola di tedesco. Lì mi resi conto che c’erano delle vere realtà produttive di ambito ecologico: i nostri primi fornitori li trovai in questo modo”.

     

    Ci spiega che il loro è un mercato esaltante e difficile: “Operiamo in nicchie di grande complessità con utenze molto formate. Chi cerca questo prodotto è un utente molto consapevole, che spesso ha operato delle scelte di vita. Non possiamo raccontar balle: qui non solo non è corretto, ma non è proprio possibile. C’è sempre da passare un esame. Tutte le volte”.

     

    Sono tre i macro settori in cui oggi Fattorini oggi divide la sua attività: “arredo”, cioè tutto ciò che riguarda l’arredamento per abitazione, realizzato su disegno e su misura, secondo le esigenze del cliente; “contract”, ovvero l’arredamento per comunità, negozi, cantine, centri benessere, show room, arredo urbano, studi professionali, tutto completamente su disegno e su misura; “scuole” cioè l’arredo per le prima infanzia (0/6 anni).

     

    “Siamo stati – spiega Sabrina – la prima falegnameria di produzione, di arredo nido con una linea Certificata Mobile Ecologico dal marchio ANAB/ICEA. Abbiamo partecipato alla stesura delle regole, senza voler certo creare una sorta di “lobby del naturale” ma un quadro d’insieme in cui chi si voleva inserire avesse le possibilità e ci fossero dei parametri oggettivi. Ho sempre combattuto, ad esempio, fin dall’inizio nel dire che non trovavo valenza ecologica nell’utilizzo del truciolare da riciclo, perchè conosco bene la filiera: so che non viene buttato via solo lo scarto vergine di legno, ma sportelli con ferramenta, pezzi verniciati. A meno che non ci sia una selezione a monte (che però avrebbe costi esorbitanti) non ci si può fidare”.

     

    “Aziendalmente – continua – ci siamo diretti verso un riciclo che esiste davvero, che possa essere virtuoso anche nei casi in cui non usiamo legno massello; ovvero utilizzando dei materiali multistrato che abbiano davvero a che fare con un recupero ecologico. Andando a studiare sul posto il modo con cui vengono realizzati, passo dopo passo. La nostra formazione ci ha portato a lavorare in forma critica, facendoci delle domande: ultimamente ad esempio abbiamo fatto una accurata cernita di fornitori, scegliendo quelli che garantiscono materiale che è quello promesso”.

     

    Si cerca di lavorare a corto raggio di distanza: il cotone ad esempio non lo si prende più in Birmania o Thailandia (dove era impossibile avere garanzie sulla sua provenienza e lavorazione), “ma – evidenzia Sabrina – lo acquistiamo a Ravenna, viene filato a Prato e cucito a Poggibonsi. Come legni utilizziamo solo essenze europee (Rovere, Castagno, Faggio, Betulla). A volte un Mogano centrafricano, poichè arriva da un percorso etico che ci è piaciuto subito: ovvero da foreste tolte a gestioni multinazionali e date a popolazioni locali. Per tutti i materiali (legno, tessuti, vernici, componentistica) che utilizziamo dobbiamo sapere da dove viene e chi lo fa”.

     

    E’ infatti un po’ riduttivo parlare “solo” di falegnameria: qui si progetta, si lavora su design creativi, si incastrano materiali diversi (ad esempio l’acciaio), ci si spinge fino alla bio-edilizia: “Adesso – ci dice a questo proposito Sabrina –  stiamo partecipando a una gara per rivestire un liceo a Trento con un frangisole in legno movibile, computerizzato”.

     

    Il 40% dell’attività è incentrato sul percorso “Scuola- Bio” (Fattorini ha realizzato oltre 50 scuole complete solo a Roma), “primo prodotto codificato come mobile ecologico esistente in Italia – ricorda Sabrina – del quale facciamo un catalogo e il su misura. Qui copriamo un vasto raggio fascia età 0-6 anni (scuole materne, asili nido, spazi bimbi). Ma abbiamo lavorato anche con Feltrinelli per gli spazi nelle librerie; stiamo facendo le aree giochi in Decathlon; abbiamo fatto un asilo per Coop Italia donato poi al Comune di Roma; lavorato per la presidenza del consiglio dei ministri (asilo, spazi museali, cortili esterni)”.

     

    “Questi ultimi due anni – conclude Sabrina – sono stati un po’ complessi. Il nostro obbiettivo era di far andare Scuola Bio con le proprie gambe e trasformare la parte falegnameria in un’operazione più variabile, che potesse elaborare progetti chiavi in mano. Siamo andati verso una complessità d’azienda sia per curiosità nostra, sia perchè pensavamo che il mercato sarebbe andato in quella direzione. Per confrontarsi con le diverse tematiche che ci stimolano, che ogni giorno i clienti o gli architetti che entrano in contatto con noi ci sottopongono”.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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