SAN CASCIANO – La mattina dopo lo schianto al suolo del grande gigante, del pino di quasi un secolo che nella serata di venerdì 29 luglio è crollato nel bel mezzo dei giardini di piazza della Repubblica, c’è ancora incredulitĂ a San Casciano.
Tantissimi i sancascianesi che si fermano per vedere cosa rimane dopo il terribile rumore, le urla, la paura.
Lì, nel “loro” Piazzone. PerchĂ© per i sancascianesi il Piazzone è come un prolungamento di casa. E ognuno ne sente suo almeno un pezzettino.
Tantissimi coloro che con quel pino avevano una sorta di legame. Faceva, in un certo senso, parte della vita di ciascuno.
In particolare era il ricordo di tempi di gioventĂą. Dei ritrovi estivi. Delle nottate passate a parlare. “Litigandosi” con altri gruppi di ragazzi le panchine che una volta lo circondavano, riparate da una siepe.
Si può parlare, indicare dove è caduto, fin dove è arrivato, con la consapevolezza che poteva essere una strage. Con il sollievo di averla scampata. Con la preoccupazione per il 51enne ferito, ricoverato all’ospedale Santa Maria Annunziata.
Anche ieri sera infatti i giardini erano pieni di persone, anche a quell’ora tarda (attorno alle 23). Fuori a prendere un po’ di fresco per alleviare la calura di questi giorni.
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Ma in quel punto specifico di gente ce n’è sempre tanta. Tantissima. Per i banchi settimanali, il mercato del lunedì, a mangiare il lampredotto il venerdì, la pizza la domenica; o a comprare il pesce, la frutta e la verdura. Per non parlare dei bambini, presenti quasi a ogni ora del giorno e dopo cena.
Insomma, siamo in una delle zone del capoluogo piĂą vive e vivaci. Da sempre.
“Quando ho sentito lo schianto e subito dopo le urla – ci dice un testimone che vive lì vicino – ho pensato subito ai bambini. Il fiato è mancato, il respiro si è fatto corto, a pensare a quello che poteva essere successo, a chi poteva essere rimasto sotto”.
Mentre l’amministrazione comunale di San Casciano sta facendo tutti gli accertamenti dal punto di vista dei controlli e delle perizie alle quali quell’albero era stato sottoposto, iniziano a farsi pressanti anche le domande.
Di chi vuol capire perchĂ©. Di chi è convinto che andasse abbattuto. Di chi dice: “Me lo aspettavo”. Domande che, sicuramente, non si fermeranno ad oggi.
Del resto c’è bisogno davvero di capire. Sotto quegli alberi scorre la vita. Ieri sera sarebbe potuta arrivare, terribile, la morte.
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