Fra poco si rinnoverà il consiglio della Pro Loco di San Casciano: siamo al terzo rinnovo in pochi anni, dopo un periodo di pausa che aveva sancito un cambio totale di impostazione.
Prima con la presidenza del giovane antiquario Neri Torcello, poi con quella (attuale) dell'ex assessore (fra l'altro allo sviluppo economico) Renzo Masi, l'input dato dall'amministrazione comunale sancascianese era stato quello di fare una Pro Loco unica per tutto il territorio di San Casciano.
Per dare maggiore organicità, compattezza, una distribuzione delle risorse centralizzata, capacità di sostenere le difficoltà burocratiche che ormai strozzano molte manifestazioni.
Bene sulla carta ma, purtroppo, male, malissimo nella realtà. Nonostante il lodevole impegno di chi si è sbattuto in prima persona rubando tempo e risorse alla propria vita quotidiana.
Non si può certo liquidare in maniera semplicistica dicendo che "c'erano le persone sbagliate". Non sarebbe giusto e, secondo me, non è così.
La riflessione sul ruolo di questo tipo di associazioni, peraltro, non può non tenere conto del fatto che vivano momenti di difficoltà in moltissimi comuni. Tengono botta in maniera migliore nei paesi più piccoli.
Ed è qui, secondo me, che soprattutto per San Casciano va trovata una chiave di lettura: mentre ci sono realtà come quelle di Mercatale, Cerbaia, San Pancrazio, Bargino, Montefiridolfi, La Romola (non me ne vogliano quelle che ho dimenticato) in cui Pro Loco o non Pro Loco c'è un impegno diretto dei cittadini per la vivacità socio-culturale, a San Casciano questo impegno langue.
Io un'idea me la sono fatta: ovvero, il volontariato ludico nel capoluogo non ha sbocchi. Mentre sul volontariato sociale, sanitario, pur con tutte le difficoltà del momento che stiamo vivendo c'è un impegno massiccio e risultati tangibili, per quanto riguarda l'animazione del paese proprio non si riesce a venirne a capo.
Un altro problema è rappresentato, indubbiamente, dalla crisi del commercio, dalla chiusura di negozi e dalla stanchezza di quelli su piazza ormai da decenni. Che di fronte alle difficoltà quotidiane nel tirare su il bandone, comprensibilmente, lasciano da parte la visione collettiva. E i commercianti, si sa, nella vivacità di un paese svolgono un ruolo centrale.
Poi c'è l'identità di San Casciano capoluogo, paese in cui (per inciso) ho vissuto 33 anni e che penso di conoscere abbastanza bene: un'identità che, a mio modesto avviso, oggi si è un po' "imborghesita" in quanto a gusti e impegno diretto.
L'essere sede di un teatro, una piscina, un cinema, feste a profusione (forse pure troppe…), ha alzato l'asticella per molti: e se altrove bastano dieci banchi e uno stand di frittelle per fare festa, a San Casciano le aspettative (soprattutto quelle di chi non ha mai neanche pensato si muovere un gazebo) fanno alzare polveroni di critiche.
La Pro Loco (che deve appunto svolgere attività per il… luogo in cui ha sede) non può prescindere dalle persone: io penso che di questo passo a San Casciano (capoluogo) si andrà verso una esternalizzazione delle feste come "Fiori e Pittori" e "Rose, Pane e Vino" (a cui fra l'altro è stato pure cambiato nome cancellando anni di tradizione, forse era meglio rivederne la formula ma lasciarne l'identità…).
Creando un paese in cui ci saranno dei professionisti che organizzano eventi e dei "clienti" che ne usufruiscono. Perdendo quel senso di comunità che organizzare anche pochi eventi, ma insieme e per il luogo in cui vivi, trascina con sè.
Basta essere creativi e legati al paese. Faccio un esempio per fare capire di cosa parlo: creare un week end dedicato alla "Bomba", il panino tutto sancascianese (tonno, pomodoro pelato, cetriolini, sale e pepe in una "scoletta" morbida dentro e croccante all'esterno) che manda ricordi lontani anche ai tempi in cui suonava la sirena dello Stianti. Coinvolgendo commercianti e ristoratori, con un bello stand in piazza che vende "Bombe" con ricavato in beneficenza (Il Gazzettino del Chianti parteciperebbe ben volentieri…).
Oppure organizzare una due giorni dedicata a un altro prodotto "cult" del nostro territorio, il Panin di Ramerino. Magari a qualcuno sembrerà roba troppo semplice, ma io sono sicuro che dalla semplicità si deve ripartire.
In questo senso anche l'amministrazione comunale dovrà fare una riflessione per capire in quale direzione muoversi: intanto, probabilmente, facendo un passo indietro sulla Pro Loco unica, creando una struttura che governi sì (soprattutto dal punto di vista burocratico) gli eventi sul territorio, ma che abbia referenti in ogni paese (in pratica come è già adesso pur senza… averlo messo nero su bianco).
E, inoltre, interpretando in maniera moderna l'identità del capoluogo: capendo una buona volta se ci sono le possibilità di animarlo insieme ai cittadini oppure se darlo… in "appalto".
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