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sabato 24 Maggio 2025
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    Il nostro “viaggio” nel cimitero (soppresso) a Spedaletto, nel giorno della commemorazione dei defunti

    Fino a pochi anni fa c’era ancora qualche familiare che portava un fiore, adesso hanno preso il sopravvento le piante e l'oblio...

    SPEDALETTO (SAN CASCIANO) – Oggi, 1 novembre, solennità di tutti i Santi e commemorazione dei defunti.

    Nei cimiteri sono stati in tanti a recarsi per depositare sulle tombe dei loro cari dei fiori, accendere un lumino, fermarsi in preghiera.

    Molti sono i cimiteri delle piccole frazioni che sono stati soppressi, specialmente quelli nelle campagne dove la gente ha lasciato le abitazioni per il paese e la città.

    Sfogliando il libro dal titolo “Il paesaggio riconosciuto. Luoghi, architetture e opere d’arte nella provincia di Firenze” (Vangelisti) Luigi Zangheri scrive: “Il cimitero di Spedaletto (San Casciano V.P.) è un tipico esempio di piccolo e suggestivo cimitero di campagna”.

    Ma in che stato si trova oggi? Davvero in pessime condizioni. Parte del muro lungo la strada sterrata è crollato, una recinzione delimita l’ingresso.

    L’ultima sepoltura sembra sia degli anni ’60: da allora nessuna persona è stata seppellita e il cimitero soppresso.

    Fino a pochi anni fa c’era ancora qualche familiare che portava un fiore: adesso hanno preso il sopravvento le piante nascondendo in parte le vecchie lapidi.

    Mentre altre, appese lungo il muro, si sono staccate lasciando la loro forma: come finestre murate con i sassi.

    La cappella ha delle lesioni che non lasciano ben presagire, sembra che il crollo possa essere imminente.

    La bella croce di ferro lavorato è piegata su un lato, mentre s’intravede uno squarcio al culmine del tetto dove è possibile vedere spazi di cielo.

    All’interno della cappella vi riposano due sacerdoti, don Angelo Sarti passato a miglior vita il 19 novembre 1924, “Parroco esemplare della Chiesa di S. Cristina a Montefiridolfi fino al 5 novembre 1899”.

    E il sacerdote Cesare Scarlini “Pastore zelante di questa chiesa per 30 anni” (chiesa di Casavecchia) che la sera del 23 dicembre 1898 “cessò di vivere all’amore dei parrocchiani e dei fratelli”.

    Accanto all’antica cappella ce n’è una più moderna appartenente alla famiglia G. Molnar: due vasi con dentro dell’alloro secco si trovano ai lati di una Crocifissione, probabilmente in gesso, sotto la quale l’altare è crollato su se stesso.

    Si dice che nessuno sia stato in grado di rintracciare la famiglia Molnar, e forse per questo il cimitero di Casavecchia è ancora lì, con i suoi morti.

    Fino a quando un cumulo di macerie si abbatterà per sempre, cancellando una delle tante memorie del nostro territorio. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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