CASTELLINA IN CHIANTI – “Lo sport è vita”, afferma Sara Fattorini, castellinese doc, che ha deciso di raccontarci il suo vero amore, quello per la ginnastica artistica.
Sara, trentacinque anni, ha iniziato a praticare ginnastica artistica all’età di sei anni, nella palestra “La Mens Sana” di Siena.
“Era un modo per uscire dalla timidezza. Da piccola mi vergognavo tantissimo. E poi stavo sempre a testa all’ingiù. I miei genitori decisero di iscrivermi a questa disciplina. Almeno se dovevo vivere con i piedi per aria, lo avrei fatto in modo sicuro” ci racconta Sara sorridendo.
Le sue doti, nonostante la tenera età, vennero immediatamente notate. Dopo pochi giorni dal suo esordio, venne inserita nella sezione agonistica.
“Mi allenavo tre ore al giorno – racconta Sara – cinque volte a settimana. Per me non era un sacrificio uscire da scuola ed andare in palestra. Avevo trovato la mia dimensione e lì riuscivo a vincere la mia timidezza. Era come essere a casa. E poi era puro divertimento”.
“Nel 1993 partecipai al campionato nazionale – continua la nostra atleta – L’anno successivo mi trasferii a Tirrenia, al centro Tecnico Federale. Avevo solo undici anni. Era dura per una bambina vivere da sola. Le sessioni di allenamento erano ben due, durante l’arco della giornata. Ad un certo punto, però non ce l’ho più fatta. Guardando la porta della palestra, sarei voluta scappare. Un bel giorno chiamai mia madre e mi feci venire a prendere”.
CON UNA PICCOLA ALLIEVA – Un abbraccio che dice tutto
Da quel momento Sara ha abbandonato per un po’ la ginnastica artistica approcciandosi a nuove discipline, come l’atletica leggera e la danza.
All’età di sedici anni ha iniziato ad allenare la squadra giovanile di ginnastica artistica della Mens Sana, e da quel momento non ha più smesso. Oggi è, non solamente istruttrice del settore agonistico otto-quattordici anni, ma anche del settore promozionale undici-diciotto anni.
“Sono cresciuta in una famiglia impregnata di sport. Per Natale, con il mio babbo guardiamo il campionato di freccette. Ci fa filo qualsiasi disciplina” ci racconta ridendo.
“La mia professione – continua la nostra Sara – doveva essere innegabilmente legata allo sport. Sono diventata istruttrice di fitness, personal trainer, preparatrice atletica ad alto livello ed ho seguito corsi inerenti al dimagrimento e ipertrofia”.
“Un bambino – spiega – oggi, non conosce lo sport. A scuola non insegnano l’importanza dell’attività fisica. Che invece è basilare, non solo per il benessere del corpo, ma anche della mente. Un ragazzo che pratica una disciplina impara il rispetto per le regole, per le persone. Sviluppa competenze sociali e da grande sarà più propenso a condurre una vita più sana”.
“Alle mie allieve – dice convinta – insegno a divertirsi e ad amare la palestra, in primis”.
A NEW YORK – L'arrivo insieme al padre
Il suo ricordo più bello legato allo sport, però non riguarda la ginnastica artistica, bensì la maratona di New York.
“Ho perso una scommessa con mio padre – ci racconta in conclusione, anche un po' commossa – Lui si è inscritto in palestra ed io sono partita con lui per questa avventura nella Grande Mela. Quarantadue chilometri di corsa. Abbiamo raggiunto insieme il traguardo e guardandoci negli occhi abbiamo esclamato… quando la rifacciamo?”.
di Jessica Nardi
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