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domenica 25 Maggio 2025
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    Don Renato, una storia di fede. E la chiesa di Quarate che aspetta le reliquie da Fatima

    Siamo andati a San Bartolomeo, incontrando un sacerdote che ci ha aperto le porte della cappella. E del suo cuore

    QUARATE (BAGNO A RIPOLI) – Che cosa unisce il piccolo borgo di Quarate, con la sua chiesa di San Bartolomeo, e Fatima in Portogallo?

     

    La devozione alla Madonna: don Renato Bellucci arrivò in questa chiesa venti anni fa (in condizioni non proprio splendide). Gli fu affidata dall’allora cardinale, arcivescovo Silvano Piovanelli.

     

    Con i suoi risparmi, piano piano, nel tempo è riuscito a fare dei restauri. Ma non solo, da una stanza attigua alla chiesa, dov'era un piccolo ambulatorio medico, ha ricavato una cappella che dal 13 maggio scorso è intitolata alla Madonna di Fatima.

     

    Tanto che proprio da Fatima si sono stupiti che in questo piccolo lembo di terra ci sia questa devozione. Che, dobbiamo dire, è molto rara nella nostra Toscana.

     

    DON RENATO BELLUCCI – A settembre sarà trasferito

     

    Tanto che presto arriveranno a Quarate alcune reliquie dei tre pastorelli Lucia dos Santos, Jacinta Marto e Francisco Marto ai quali, il 13 maggio 1917, apparve una donna vestita di bianco, con in mano un rosario. Ovvero la Madonna.

     

    Siamo andati da don Renato Bellucci, trovandolo raccolto in preghiera nella cappellina.

     

    Com’è nata l’idea di creare una cappella in onore della Madonna di Fatima?

     

    "E’ un mio desiderio che si è sviluppato nel tempo. Il mio cammino come uomo di fede è stato al contrario: prima ho incontrato Medjugorje, che mi ha fatto sentire la vicinanza di Dio, poi sono stato a Lourdes, conoscendo una realtà bellissima e avendo la fortuna di pregare una notte all’interno della grotta con l’allora vescovo di Volterra impegnato con l’Unitalsi Vasco Bertelli. Infine è arrivata Fatima".

     

    Un percorso di fede…

     

    "E’ stato un percorso temporale all’inverso, che mi ha portato a riflettere su cosa hanno in comune questi luoghi sassosi, di montagna, zone povere e brulle, basate su una misera pastorizia. Tutto questo mi ha riportato al bisogno di tornare all’essenziale, lontano dalla nostra società di consumo. Ho cominciato a riflettere sui messaggi che la Madonna ci ha dato e ho visto come il messaggio di Fatima era un messaggio programmatico, che investe tutto il tempo, fino alla fine dei tempi. Lourdes e Medjugorje sono altre tappe di questo messaggio. La Madonna sta preparando il mondo per il ritorno del suo Figlio, quindi ci chiede di schierarsi con lei".

     

    LA CAPPELLINA – Dedicata alla Madonna di Fatima

     

    Don Renato dopo tutto quello che in questi anni ha fatto a San Bartolomeo, è arrivato il suo trasferimento a Empoli…

     

    "Era già previsto, ma la cappellina della Madonna di Fatima rimarrà sempre aperta, anche se io non ci sarò più. Giorno e notte, perché qui i fedeli arrivano anche di notte a pregare".

     

    Sono molti?

     

    "C’è una grossa presenza, nel primo mese tanto per dare un’idea sono stati accesi 800 lumini; dal 13 maggio a oggi siamo a 1.200, questo ci dà l’idea delle presenze".

     

    Rimanendo con la prudenza con cui si esprime la Chiesa, qui si dice che sono avvenuti anche dei fatti inspiegabili.

     

    "Abbiamo prove certe, con documentazioni mediche, di guarigioni. Ma qui da sempre sono avvenute delle grazie".

     

    Si parla in particolare di un’immagine della Madonna di Montemasso…

     

    "In precedenza esisteva un santuario a Montemasso, località poco distante; quando il santuario fu soppresso la Madonna fu portata nella chiesa di San Bartolomeo. In realtà le due chiese erano collegate tra loro fin dal 1448. Fu il cardinale Elia Dalla Costa a consacrare il territorio alla Madonna di Montemasso, e gli uomini che dovettero partire per la seconda guerra mondiale, diretti al fronte russo, scrissero una lettera per raccomandarsi alla Madonna. E tutti i soldati di Quarate fecero ritorno alle loro case".

     

    Venendo ai giorni nostri?

     

    "Qui vengono spesso donne che non possono avere bambini. E poi rimangono in stato interessante. Una signora che doveva avere il trapianto del fegato, dopo trentatré anni di malattia, è venuta qua e insieme abbiamo pregato. Quando è andata in ospedale per operarsi è stata rimandata a casa, perché il suo fegato era perfetto, non necessitava più del trapianto. Un altro caso, di cui è a conoscenza anche il vescovo, riguarda una signora della Val d'Elsa: è venuta qua a pregare la Madonna di Montemasso per suo figlio, gravemente malato, che poi è guarito senza fare nessuna cura. Su questo caso si sta interessando anche l’Università di Pisa per capire come sia possibile".

     

    Insomma don Renato, c'è da riflettere.

     

    "C’è un altro episodio che voglio citare; in un mese di dicembre particolarmente freddo, una donna portò in chiesa un boccio di una rosa raccolto in giardino, lo mettemmo in un vasetto sopra all’altare. Passarono i giorni e pian piano iniziò a crescere e a sbocciare, diventando una bella rosa. Arrivò  con tutto il suo profumo a resistere fino al mese di maggio, senza perdere nemmeno un petalo. E la rosa invece di girarsi verso la luce si era girata verso la Madonna".

     

    Don Renato, tra poco lascerà Quarate…

     

    "Ho una grande ferita nel cuore a lasciare questo luogo, le persone. Però so che i disegni di Dio sono sempre i migliori, quindi parto nella fiducia in lui".

     

    Adesso l’attesa è per l’arrivo delle reliquie dei tre pastorelli di Fatima, che saranno a San Bartolomeo a Quarate alle 180 di domenica 15 luglio. E saranno accolte, oltre che da don Renato, da tanti fedeli. E sarà sicuramente una bella festa.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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