BARBERINO TAVARNELLE – C’è vita sotto la Pieve? Il Comune di Barberino Tavarnelle affida le risposte alla scienza dell’antichità, a quella disciplina che studia e ricostruisce le civiltà del passato e le loro relazioni con l’ambiente e il territorio circostante.
Da alcuni giorni sono ripartite le indagini archeologiche giunte alla quarta campagna di scavi nell’area adiacente alla Pieve di San Pietro in Bossolo, a Tavarnelle, nell’ambito del progetto culturale finanziato dal Comune di Barberino Tavarnelle, ottenuto in concessione dal Ministero per i Beni Culturali e realizzato, su incarico dell’amministrazione comunale, dalla Cooperativa Laboratori Archeologici San Gallo.
Gli scavi, nel corso dell’attuale campagna, sono proseguiti in profondità nelle zone centrali dell’area, dove le archeologhe continuano a mettere in luce le strutture ancora in corso di identificazione.
Tra gli elementi di novità emersi fino a questo momento si evidenzia il ritrovamento di una sepoltura posta nell’area sud dove è stata ampliata l’area di scavo.
Si tratta di una sepoltura, probabilmente maschile, senza corredo, che si aggiunge a quella scoperta lo scorso anno nella stessa area, a pochi metri di distanza.
“I dati fin qui raccolti – dichiara l’archeologa Chiara Marcotulli – sembrano confermare un orizzonte cronologico fra epoca tardo antica e Medioevo, dato il ritrovamento di reperti che sono ancora in corso di studio ma che, al momento, sono databili fra la fine del IV e l’XI secolo dopo Cristo”.
“Il sito archeologico presso la Pieve di San Pietro in Bossolo – riprende l’archeologa – è, quindi, caratterizzato da più fasi di vita, la cui consistenza è da verificare, che si sono articolate in un ampio lasso di tempo”.
“Si tratta – dice ancora – di un periodo di transizione complesso e relativamente poco noto dalle fonti scritte, sul quale proprio le indagini archeologiche saranno in grado di fornire informazioni preziose, utili per il progresso della conoscenza sulla storia e le trasformazioni delle nostre campagne”.
Il team di archeologi, diretto da Chiara Marcotulli, è composto da Francesca Cheli, Lapo Somigli, Laura Torsellini e Benedetta Pacini, e dalle archeoantropologhe Silvia Gori ed Elisa Mori.
Fa parte del gruppo di lavoro, inoltre, una studentessa della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Firenze, Chiara Santini, che sta svolgendo una tesi sui reperti ceramici di San Pietro in Bossolo.
Da quest’anno ha preso avvio anche il progetto di Archeologia Pubblica, con il coordinamento delle archeologhe Marianna De Falco e Chiara Molducci, con l’obiettivo di raccontare le indagini e coinvolgere la comunità locale.
“Siamo molto contenti del percorso di ricerca condotto dal 2020 – dichiara il sindaco David Baroncelli – lo scavo ha permesso fino a questo momento di rilevare parti di strutture murarie significative, identificate come fondazioni di un edificio, un considerevole quantitativo di frammenti di ceramica di epoca romana, tardo antica e medievale e due sepolture che potrebbero essere fra le tracce di vita più antiche del sito”.
L’indagine dunque prosegue, approfondisce e si amplia per un ciclo di scavi che terminerà il 29 settembre con l’intento di stabilire l’identità e la consistenza delle strutture e i depositi archeologici.
“Continuiamo ad attuare un piano di interventi esteso e intensivo – conclude il primo cittadino – affinché si possa giungere ad una rilettura complessiva del sito di San Pietro in Bossolo”.
Sono state effettuate anche alcune visite agli scavi, partecipate da gruppi numerosi di cittadine e cittadini e associazioni, per illustrare alla cittadinanza il progetto in corso di realizzazione con la collaborazione della Parrocchia e degli Amici del Museo di Tavarnelle.
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