BARGINO (SAN CASCIANO) – Le visite sono aperte ormai da settimane, l’interesse si mostra sempre crescente. E’ ovviamente presto per fare un primo bilancio, ma le nuove Cantine Antinori del Bargino, nel comune di San Casciano, sono ormai una realtà affascinante e attraente.
Lo potete vedere scorrendo la fotogallery, lo potrete toccare con mano andando a vederle di persona (www.antinorichianticlassico.it). Scoprendo un luogo in cui l’eccellenza enologica si è unita a quella architettonica e aziendale, fondendosi in qualcosa di unico e inimitabile.
Un qualcosa fortemente voluto dal marchese Piero Antinori, dalle figlie Alessia, Albiera e Allegra, coinvolte in toto e su vari livelli; dal firettore generale Renzo Cotarella, che ha accudito questo progetto, dal eprcorso mai banale e talvolta accidentato, momento per momento.
Il mondo racchiuso dentro a queste profonde incisioni sulla collina dell’Apparita è davvero unico: a mezzora dal centro di Firenze, da Palazzo Antinori a un nuovo spazio dentro la terra. Quella terra che rappresenta la base, le fondamenta della famiglia: da sempre.
La Marchesi Antinori ha trasferito qui la maggior parte degli uffici dell’azienda, dal nobile palazzo in “pietra forte” di piazza Antinori, acquistato nel 1506 da Niccolò Antinori per “4000 fiorini larghi di grossi”, per dar vita a un capitolo rivoluzionario della storia della famiglia.
“Nel cuore del Chianti Classico – fanno sapere dall’azienda – terra di origine della famiglia Antinori, approda il futuro di vinattieri con una sola passione da 26 generazioni, fare grandi vini. Questo “nuovo palazzo” nato nella terra, ricoperto di viti, è la sintesi di un “saper fare” italiano di qualità. Che ha nella famiglia e nella storia la sua forza”.
“La linea familiare nella conduzione e nel continuo miglioramento delle nostre vigne e delle nostre cantine non è una scelta sentimentale, il ripetersi forzato di una tradizione, ma il modo più idoneo, forse l’unico con il quale si possa fare al meglio, nel tempo, il proprio lavoro” ha scritto poco tempo fa Piero Antinori nel suo libro ‘Il Profumo del Chianti’.
Per capire bisogna, qui più che altrove, venirci: per cogliere l’emozione del tramonto che fa arrossire la terra e inonda di luce vermiglia le vigne che stanno crescendo sulla collina. La porta di accesso alla nuova cantina, quasi invisibile dall’esterno, è ai piedi di questo manto verde, a poche centinaia di metri dall’antica via Cassia, sulla direttrice strategica tra Firenze e Siena.
Tutto è nascosto, interrato. Si scopre piano piano questo straordinario atelier dedicato al vino, superando curve e approdando su una terrazza che si affaccia sulla campagna. Là sono chiare le incisioni, quelle due linee simili “a una bocca” che danno il benvenuto a questa fucina del terzo millennio dove il vino è cuore e parte integrante di un percorso che attraversa la cantina di fermentazione, la barricaia, la bottaia, il museo, una libreria, una bottega di sapori, il ristorante, l’auditorium.
Il progetto architettonico nasce nel 2005, ideato dall’architetto fiorentino Marco Casamonti, uno dei soci fondatori dello Studio Archea Associati, che ha voluto un edificio intimamente legato alla natura dalla grande valenza artistica e paesaggistica; per questo ha scelto materiali naturali e toscani, la terracotta di Impruneta, la pietra, il ferro Corten.
L’ingegnere Paolo Giustiniani dello Studio Hydea, anch’esso fiorentino, si è occupato della direzione lavori e dell’engineering di questo audace e straordinario progetto. La realizzazione della cantina è stata curata da INSO Spa in qualità di General Contractor.
“E’ un luogo pieno di armonia – dicono ancora da Marchesi Antinori – luce, equilibrio. Dove si respira la voglia di fare grandi vini. E di farli conoscere. Perchè solo qui si potranno vedere, studiare, toccare i luoghi dove nasce e si affina il vino, ma anche la vinsanteria. Un luogo aperto al mondo e alle novità. Perchè i cultori del vino e i più giovani possano affacciarsi sulle terrazze trasparenti costruite all’interno delle cantine, terrazze dove si potranno degustare i vini e le altre eccellenze toscane”.
Tutto è all’insegna della circolarità e della trasparenza: le linee sinuose delle cantine, i ponti sospesi, a pochi metri dai tini dove fermenta il mosto. Si assiste alla fase di creazione del vino come in uno spettacolo teatrale, osservando cantinieri e tecnici intenti a diraspare grappoli, a trasferire il mosto nei tini di acciaio inossidabile e da questi, a fermentazione ultimata, alle botti e alle barrique e da queste alle bottiglie. Un salotto intimo, silenzioso. Dove apprezzare tutte le fasi di lavorazione, dalla vigna al momento della degustazione. Le nuove cantine diventano il luogo dove scoprire il ‘piacere di respirare il vino’. E di capire i suoi tempi: la pigiatura, la fermentazione, la maturazione, l’invecchiamento.
Questo edificio arioso è il luogo di produzione di vini come Villa Antinori, Marchese Antinori Chianti Classico Riserva, Vinsanto del Chianti Classico, Pèppoli Chianti Classico e dell’olio exta-vergine Pèppoli e Laudemio.
La struttura è stata ideata per consentire la vinificazione per gravità, in totale assenza di pompe meccaniche: questo consente un importante risparmio energetico e un utilizzo funzionale dello spazio sottostante i serbatoi, per un lavoro più dinamico ed efficiente, oltre ad un grande rispetto per il prodotto.
“La vinificazione a caduta – dicono dall’azienda – è infatti un metodo che permette una lavorazione delle uve meno traumatica, per un risultato che si ritrova nel bicchiere: il vino è più equilibrato, elegante e con tannini più morbidi. Tutto parte dal piano più alto, quello dell’arrivo delle uve, dove mani esperte procedono alla selezione degli acini: solo i migliori sono scelti per dar vita ai grandi vini della cantina. La pigiatura avviene con un sistema dolce di rottura degli acini. La selezione è triplice: vigneto, grappolo, acino”.
“Massima – proseguono – è stata l’attenzione all’ambiente: bassissimo l’impatto ambientale e bassissimo il consumo energetico. Le temperature necessarie per affinare il vino in barrique sono frutto della terra e non di impianti di refrigerazione. Come al tempo dei Medici. Quando la neve veniva raccolta in luoghi esposti a nord, freschi e umidi, in sotterranei e nelle cosiddette Neviere, per mantenere freschi cibi e bevande anche d’estate. Marchesi Antinori nel Chianti Classico è stata progettata ispirandosi anche a questo principio: mantenere la temperatura ideale per la produzione e la conservazione del vino in modo assolutamente naturale”.
All’interno della Cantina, il museo (inaugurato poche settimane fa, clicca qui per leggere l’articolo), che presenta una parte della collezione storica di Palazzo Antinori a Firenze unita a interventi site-specific di artisti internazionali del panorama contemporaneo, per disegnare la nuova cartografia del territorio, con l’idea di continuare la collezione della famiglia, carica di storia e di tradizione artistica, verso il contemporaneo. Il museo è rappresentato dal Chianti, e i luoghi del Chianti sono gli elementi del museo concepito dagli artisti, un museo en plein air.
Bellissimo l’auditorium, interamente rivestito in legno di rovere, luogo ideale per incontri, workshop, convention, in cui si confrontano e “fermentano” le idee. Ci sono poi una libreria, una Bottega Dei Sapori e un ristorante, in cui degustare vino e cibi toscani. Marchesi Antinori nel Chianti Classico è anche la sede aziendale e degli uffici, mentre la sede legale e di rappresentanza rimarrà a Firenze, a Palazzo Antinori.
“La nuova Cantina Marchesi Antinori nel Chianti Classico è un segno nel territorio, un segno del tempo di oggi che affonda le sue radici nella storia, seguendo i valori del rispetto del territorio, dell’amore per il vino, del rispetto per le persone che lavorano uniti alla possibilità di far conoscere alla gente il nostro lavoro. E’ il segno indelebile dell’amore della nostra famiglia per il vino”: dopo cinque secoli Piero, Albiera, Allegra e Alessia Antinori scrivono, nel cuore del Chianti Classico, un nuovo capitolo della famiglia.
Matteo Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CHIANTI CLASSICO
Quando si apre una bottiglia di Chianti Classico ci si immerge in una storia che parte da lontano. Nei 70.000 ettari del territorio di produzione del Gallo Nero, uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Firenze e Siena delimitano il territorio di produzione.
Otto comuni: Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo B.ga, Poggibonsi, San Casciano.
Un terroir unico per la produzione di vino e olio di qualità; centinaia di etichette garantite dalla DOCG: è vero Chianti Classico solo se sulla fascetta presente sul collo di ogni bottiglia si trova lo storico marchio del Gallo Nero.
Il Consorzio Vino Chianti Classico conta, ad oggi, oltre 600 produttori associati. In questo spazio racconteremo presente e futuro del vino e dell’olio in questo territorio; storie, strategie, rapporto con il mondo. Info: www.chianticlassico.com.