IMPRUNETA – "Il primo dovere di una pubblica Amministrazione dovrebbe essere quello di garantire sempre trasparenza e informazione su ogni tipo di vicenda, anche quelle meno edificanti. Ad Impruneta invece non è purtroppo così, e sebbene in questione ci sia il più importante parco pubblico del Comune, il parco di Sant’Antonio, si prova a oscurare tutto e a gettare la polvere sotto il tappeto".
E' la premessa con la quale Gabriele Franchi, del gruppo di opposizione Cittadini Per spiega che "nessun imprunetino è infatti al corrente che lo scorso 14 marzo la Corte d’Appello di Firenze ha confermato la condanna del Comune di Impruneta per la mancata manutenzione del parco di Sant’Antonio".
"Dico confermato – riprende Franchi – perché una prima sentenza del Tar, anche questa passata sotto silenzio, ci aveva già condannati il 14 novembre 2017. Tale sentenza aveva condannato il Comune ad eliminare tutte le situazioni di pericolo sul terreno donato dalla marchesa Anna Carrega nel 1981, a procedere con la manutenzione sia ordinaria che straordinaria del parco e pagare le spese processuali".
"L’amministrazione aveva fatto ricorso in Appello – ricostruisce Franchi – ma la nuova sentenza ha ribadito in toto i punti di condanna espressi dal Tar. In particolare, la Corte ha rigettato la richiesta del Comune sul difetto di legittimazione dell’intentante la causa, Lodovico Scarampi, erede della marchesa Carrega: nella sentenza si legge infatti che Scarampi è interessato alla pronuncia non solo quale proprietario confinante (alcuni alberi pericolanti rischiavano di cadere sulla proprietà di Scarampi) ma anche e soprattutto “nella qualità di erede di colei che ebbe a suo tempo a donare al Comune detto parco, essendo la donazione gravata da specifici oneri”".
"La marchesa Carrega – riprende Franchi – effettuò la donazione affinché il terreno fosse destinato a verde pubblico, ma di fatto il Comune non ha mai provveduto a renderlo di pubblica fruibilità né a mantenerlo, e anzi ha omesso di curare la manutenzione degli alberi ad alto fusto, degradati e pericolosi, posti lungo il confine tra le due proprietà: così Scarampi, dopo anni e anni di segnalazioni, ha scelto di fare legittimamente causa, e come ampiamente prevedibile ha vinto. Nel 2014 il Comune rifiutò addirittura una proposta di transazione mossa da Scarampi proprio al fine di evitare una sentenza sfavorevole all’ente".
"La Corte d’Appello – dice ancora il consigliere comunale di opposizione – ha scritto anche che dalla documentazione prodotta dal Comune risulta insufficiente il “Programma di intervento 2018-2020”, cioè che in seguito alla prima sentenza del 2017 non si è agito nella maniera opportuna nel parco. Il risultato di queste folli scelte politiche e del non aver mai adempiuto ai doveri amministrativi è l’essere costretti a pagare migliaia di euro di spese processuali e inoltre 100 euro giornalieri per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione della sentenza, da maggio divenuta esecutiva".
"Chi ha messo piede in quel parco e ben lo conosce – conclude Franchi con l'ennesima frecciata a quella che era, nella passata legislatura, l'opposizione – sono quei consiglieri del Coraggio di Cambiare che qualche anno fa organizzavano con me passeggiate nel parco, difendevano le posizioni di Scarampi e criticavano con forza lo stato di abbandono e degrado dell’area. Adesso da parte loro tutto tace, evidentemente hanno cambiato idea sulla questione. Ciò che invece non è cambiato è lo stato del parco di Sant’Antonio, per il quale siamo arrivati ad essere condannati da un tribunale per non averlo mai tenuto come di dovere".
di Redazione
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