Non avevo scritto niente ieri sulla Festa della Liberazione. Non per essermene dimenticato ovviamente, ma perchĂ© penso che l’adesione a certi ideali la si dimostri giorno per giorno, nei fatti oltre che nelle parole. E non amo molto la “retorica del giorno”, i flash-mob. E’ una mia sensibilitĂ personale.
Giusto nei due giorni precedenti, ad esempio, oltre a dare debitamente conto di tutte le iniziative organizzate in tutti i “nostri” comuni, quest’anno purtroppo “virtualizzate” dall’emergenza Covid-19, sul Gazzettino del Chianti avevamo raccontato, fra le tantissime che abbiamo trattato in questi anni, tre belle storie di libertĂ , ideali, ricordo e memoria.
Quella dell’addio di Mercatale a Giulio Falciani, uomo libero fino quasi a quei 96 anni che avrebbe compiuto fra poco; quella del nipote del soldato neozelandese Ted Fuell, venuto a San Casciano per ripercorrere le esperienze di guerra del nonno, saltato su una mina lungo la salita di Sant’Anna, fra Montefiridolfi e Mercatale, nel luglio del ’44.
E avevamo pubblicato la lettera di Ezio Pestelli, 94 anni di luciditĂ , che ci aveva ricordato come “ascoltando tutte le cose brutte di questa strana guerra con il virus, mi tornano in mente le cose brutte della seconda guerra mondiale, del fascismo, del passaggio del fronte e la paura di essere preso prigioniero”.
Non sono neanche, lo ribadisco, un appassionato di flash-mob. Non vado matto per gli #andrĂ tuttobene, per gli arcobaleni alle finestre, per quei giorni in cui alle 18 la gente cantava dai balconi. E’ una mia sensibilitĂ , ma rispetto quelle di coloro che invece apprezzano.
Anche perché non si tratta certo di limitazioni alla mia libertà di pensiero, alla mia sicurezza personale, alla mia vita di libero cittadino. Insomma, non le vivo male. Vivo e lascio vivere.
Poi però, nel pomeriggio-sera di ieri, sabato 25 aprile, da San Casciano, da quella Borgo Sarchiani che per decenni è stata peraltro il luogo del popolo, della classe operaia, della tipografia Stianti e del fischio della sirena che annunciava l’ingresso e l’uscita dal lavoro, mi arrivano foto e video dei carabinieri chiamati alle 15 del pomeriggio perchĂ© qualcuno, aderendo all’appello di Anpi nazionale, aveva fatto risuonare “Bella Ciao” da una finestra.
Pubblichiamo solo un’immagine che a distanza documenta quanto scrivo. Nel video si evince anche la difficoltĂ dei militari dell’Arma chiamati per svolgere un servizio del genere. Del resto sono rappresentanti dello Stato, e quando il cittadino chiama, quale che sia la chiamata, lo Stato deve rispondere. Anche (e soprattutto) il 25 aprile.
Anzi, vado oltre, esprimo pure solidarietĂ ai due rappresentanti dell’Arma, che al pari di tutte le nostre forze dell’ordine, sono impegnati da settimane in un massacrante lavoro di presenza sul territorio e controllo in piena pandemia.
E che ieri, sabato 25 aprile, sono stati costretti a intervenire perchĂ© qualcuno, alle 15 del pomeriggio (non a mezzanotte per intendersi), nel giorno della Festa della Liberazione, che non si poteva neanche celebrare come sempre nella festa delle nostre piazze e delle nostre strade, aveva… osato far risuonare “Bella Ciao” dalla finestra di una casa.
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