E all'improvvismo la normalità del male irrompe nelle nostre vite quotidiane: due colpi di fucile in una casa come tante, in uno dei nostri paesi (come tanti), in una mattina come tante.
E le luci della cronaca che si accendono, i flash che impazzano, i racconti che si intrecciano. Una foto, quella dell'omicida-suicida, Massimo Magazzini, che ci racconta la normalità di tanti di noi.
Un viso pulito, ordinato, capelli pettinati, nessun segno esterno che possa "tranquillizzarci" dandoci fin da subito un perchè. Nessun riscontro su vite al limite, spericolate, o altro.
Perchè abbia deciso di imbracciare un fucile, di sparare e uccidere la madre Lina, 83 anni, e poi suicidarsi è, ad ora, un mistero. Perchè si è arrivati a un gesto totale come quello, perchè nessuno si è accorto, perchè…
Magari le indagini, tuttora in corso, riusciranno a darci delle motivazioni plausibili. Confortanti verrebbe da dire: perchè di fronte a tragedie come queste il rimanere senza risposte crea un'angoscia ancora maggiore.
"Dicono che è un attimo, come accendere un fiammifero" ci ha detto nei giorni scorsi una vicina di casa. E' vero, è un attimo: per il quale tutti noi abbiamo bisogno di risposte.
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