Il livello più basso e doloroso si è toccato in quella che ormai è chiamata da tutti la "terra dei fuochi", quella parte di Campania che è stata avvelenata per decenni con i rifiuti tossici di tutta Italia (e non solo).
Sotterrati, bruciati, dagli stessi che in quel territorio vivono e nel quale vivono le loro famiglie, i loro figli. Che si ammalano a ritmi vertiginosamente superiori rispetto al resto del Paese.
Da noi l'emergenza sanitaria non è all'ordine del giorno, ma il disfarsi arbitrariamente del rifiuto sta diventando una vera e propria epidemia: disfarsi di quello che non serve più in casa, di quello per il quale un'azienda ritiene troppo oneroso compiere i percorsi sanciti da quella "cosa" chiamata legge.
Nei nostri boschi, ai bordi delle nostre strade, si trova di tutto. Il Gazzettino del Chianti documenta ormai quotidianamente uno scempio senza fine.
Da un lato le amministrazioni locali e i gestori del ciclo di raccolta e smaltimento che, spesso contestati, cercano in tutti i modi di trovare soluzioni per garantire facilità di conferimento (pensiamo agli ecocentri o ai ritiri gratuiti a domicilio).
Dall'altro un'orda di maleducati che non pensano nè all'ambiente, nè al pericolo per le persone, nè tanto meno a chi si accollerà i costi (tutti noi…) quando c'è da rimuovere quelle tonnellate ricolme di ogni cosa.
Eternit, divani, intere cucine, bombole del gas, materiali inerti da edilizia… la lista sarebbe infinita.
Allora (ri)lanciamo quella che spesso è una richiesta sommessa che arriva da più parti. Dobbiamo diventare tutti, e sottolineo tutti, delle… spie.
Sì, spie. Vedere, fotografare se possibile, segnalare in tempo reale ai comandi della polizia municipale (salvatevi i numeri sul cellulare…) dei nostri comuni.
Fin da piccoli ci insegnano che non si fa la spia, che è brutto farsi gli affari degli altri. Ma non in questo caso: rendiamo almeno la vita difficile a chi scarica il suo passato sul nostro presente e sul nostro futuro.
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