Nell'articolo che trovate in cronaca di San Casciano, sull'ennesimo atto di vandalismo che ha visto loro malgrado protagoniste le opere collocate dall'artista del Bargino Annalisa Cestelli sul camminamento pedonale lungo la Pesa, trovate anche tutte le foto dell'ennesimo atto incomprensibile nei confronti di "Allegoria della Pesa". Che ritraggono la stauta scalzata, gettata in un fosso, rotta.
La foto che vedete qua sopra però non è stata scelta a caso: ritrare Annalisa che, dopo un primo scoramento ("Appena me l'hanno detto ho pianto"), si mette subito all'opera per rimettere insieme quella figura esile di donna.
Da mesi tre opere di Annalisa (realizzate e installate gratuitamente peraltro) sono letteralmente bersagliate da continui atti vandalici. In particolare "Allegoria della Pesa", ripetutamente ferita.
Ma parte proprio da qui, da Annalisa che ricostruisce, che è un po' anche una piccola metafora della vita, una riflessione che non vuol essere nè retorica nè banale. Non voglio certo fare il "moralizzatore" (ce ne sono già tanti): sono solo una persona che si pone delle domande.
Mi sembra giusto, doveroso, evidenziare il più possibile certe situazioni: non ci sono telecamere che tengano, c'è solo un percorso di educazione che ha bisogno di continui rilanci.
Fa ad esempio piacere che il sindaco di San Casciano Massimiliano Pescini, in consiglio comunale, abbia espresso solidarietà ad Annalisa. Servono anche atti pubblici, formali, ufficiali.
Io, vi dico la verità, non nascondo che mi arrabbio tanto, tantissimo, di fronte a questo. E uso un termine sfumato per educazione. Ed è altrettanto vero che si rischia davvero di cadere nel banale quando si commentano certi atti: "E' un mondo di delinquenti, di maleducati, manca la famiglia, manca la scuola…".
Per non parlare di chi… "Chi non ha mai fatto una bischerata…". Boh, sarò un ingenuo, ma a me di "sbarbare" una statua e gettarla in un fosso non so com'è… ma non mi è mai balenato in mente. Sarò io che sono strano.
Sinceramente non mi interessa, perchè voglio andare oltre: voglio guardare la bellezza di Annalisa che rimette insieme i cocci. Che alla luce di un pomeriggio di giugno si arma di pazienza e amore, guarda la sua (che poi è ormai la nostra) statua. E sutura le ferite dell'ignoranza.
Quando ha finito la guarda, le fa una carezza, e poi la lascia lì, nel luogo per il quale è nata. In mezzo alla natura, in mezzo alle persone che passano correndo, passeggiando, in bicicletta. In mezzo a noi. Che, lo dico senza timore di essere smentito, siamo molto diversi da voi.
Voi che passate e distruggete. Voi che passate e che scalzate. Voi che passate e sfregiate. Voi che trovando di fronte persone come Annalisa, vi auguro, diventerete un po' più… come noi.
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