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martedì 30 Settembre 2025
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    L’ultimo saluto a Lucrezia e un lutto che sentiamo sulla pelle in modo profondo

    Quelli che sono trascorsi da domenica 20 marzo a oggi, venerdì 25 marzo, sono stati giorni drammatici a Greve in Chianti.

     

    Prima di tutto per la famiglia Borghi, che ha vissuto il più terribile dei lutti (la perdita di una figlia), peraltro in un incidente stradale (quello del pullman con a bordo 57 studenti Erasmus con 13 ragazze che hanno perso la vita) del quale ha parlato tutto il mondo. Con il conseguente, e inevitabile, corollario di attenzione mediatica.

     

    E poi per tutta la comunità grevigiana, che ha perso in maniera così assurda e brutale una delle sue "figlie". Una ragazza di paese, allegra, solare, "grata" l'hanno definita durante il funerale che nella mattina di venerdì si è svolto nella chiesa di Santa Croce.

     

    Faccio questo mestiere ormai da quindici anni, ho avuto a che fare (purtroppo) con tanti, tantissimi lutti. Ho dovuto raccontare della scomparsa di tante persone nel nostro Chianti: con la differenza, rispetto a tanti altri colleghi, che nella maggior parte dei casi conosco le persone di cui scrivo. Di cui scrivono i giornalisti del Gazzettino.

     

    O, se non conosco direttamente loro, conosco i familiari, gli amici, i conoscenti più vicini. Insomma, non c'è e non ci può mai essere distacco. Sia per la mia natura, il mio modo di essere; sia per questa vicinanza "geografica" che mi porta da anni a contatto con tantissime persone in questo territorio.

     

    Ovviamente il mio lavoro è raccontare quello che accade in una comunità, lutti compresi. Abbiamo svolto questo ruolo, penso (e spero) con discrezione, anche in questo caso. Anche per la morte di Lucrezia.

     

    Abbiamo scritto, ci siamo informati fino in fondo e al massimo delle possibilità per dare notizie il più possibile precise e confermate, senza però andare mai a disturbare chi era coinvolto in questa tragedia così profonda, così straniante. Non abbiamo mai, mai, cercato un contatto con i familiari.

     

    Abbiamo anche deciso, giovedì 24 marzo, di non andare alla camera ardente allestita a Greti. Lasciando (almeno per quello che ci riguarda) "incontaminato" quello spazio, lasciandolo al dolore dei familiari, al babbo, la mamma e al fidanzato che dopo i giorni in Spagna la riportavano a casa. Ai parenti e agli amici rimasti qua, con il cuore gonfio di dolore, che si sono precipitati a renderle omaggio.

     

    Lucrezia io non la conoscevo. Ho però sentito fin da subito, fin dal primo momento (domenica 20 marzo mi hanno detto quello che purtroppo stava iniziando ad accadere verso le 17, ero a Greve per un caffè, abbiamo iniziato a scriverne in tarda serata, solo quando è stato letteralmente impossibile non farlo), quello che poi il funerale di oggi mi ha confermato.

     

    Portandomi alla decisione di viverlo assolutamente in disparte, senza scattare (o far scattare da nostri fotografi) foto "invadenti". Solo una, da lontano, all'arrivo del carro funebre. Stop. Il minimo sindacale nel mio mestiere. Forse ho anche sbagliato, non lo so. Mi sembra però giusto scriverlo per spiegare il motivo di questa nostra "mancanza".

     

    Ma quello che ho sentito, la delicatezza con la quale si è svolto un funerale così terribile, così ingiusto, mi ha convinto di aver scelto la strada giusta. Sentire tratteggiare i contorni del carattere di questa giovane donna di 22 anni è stato come se venisse data una voce alla foto che vedete qua sopra, alla foto con cui Lucrezia è stata "descritta" in questi giorni.

     

    Occhi brillanti che tradiscono un'anima vera. Che hanno vissuto questa ingiustizia, un lutto profondo, un vero sfregio alla nostra comunità, un qualcosa di indicibile.

     

    Fare un giornale come Il Gazzettino, vivendo a contatto diretto con le persone che poi diventano a loro volta parte del giornale, secondo me vuol dire anche questo. Provare a capire quando è il caso di vivere quello che accade, prima di tutto, da cittadini. Come quelle centinaia e centinaia che sono arrivati per salutarla. In un silenzio profondo, che ho percepito raramente ai funerali a cui ho partecipato.

     

    Fai buon viaggio Lucrezia. Scrivere di te in questi giorni ha spezzato il cuore anche a noi. Ciao.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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