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martedì 30 Aprile 2024
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    Tra amore e legge: la custodia degli animali domestici in caso di divorzio

    La legge in Italia non sempre si evolve di pari passo con il mutare delle dinamiche sociali e ciò desta diversi interrogativi sul piano legale...

    Nella famiglia moderna gli animali domestici assumono un ruolo sempre più centrale, trasformandosi in veri e propri compagni affettivi insostituibili all’interno dell’unità familiare.

    Tuttavia la legge in Italia non sempre si evolve di pari passo con il mutare delle dinamiche sociali e ciò desta diversi interrogativi sul piano legale.

    In particolar modo quando si presentano situazioni di rottura come separazioni o divorzi, dove il destino di cani, gatti e altri animali domestici diventa argomento di dibattito anche in tribunale.

    Il parere dell’esperto in Diritto di Famiglia Giacomo Guerrini

    Per approfondire la questione, ci siamo rivolti all’avvocato Giacomo Guerrini, esperto in Diritto di Famiglia presso il foro di Firenze, che ci ha offerto un quadro chiarificatore: “L’articolo 514 comma 6 bis, del Codice di procedura civile, identifica gli animali da compagnia come beni assolutamente impignorabili. Dall’altra parte, il Trattato di Lisbona del 2007, con l’articolo 13 li eleva a esseri senzienti” spiega l’avvocato Guerrini.

    Si potrebbe quindi dire che, secondo il diritto italiano, gli animali domestici vivono una sorta di doppia vita senza una precisa definizione legale: da un lato trattati come beni mobili e quindi “al pari di oggetti di proprietà”, dall’altro riconosciuti come esseri senzienti e quindi “soggetti meritevoli di tutela”.

    Separazione e animali domestici: navigare tra le incertezze legali

    Posizioni legali così polarizzate diventano un problema quando si tratta di decidere la custodia degli animali in caso di separazione o divorzio dei proprietari, traducendosi nel concreto in una lacuna giuridica che spesso trasforma la questione in una battaglia legale, dove il benessere dell’animale può passare in secondo piano.

    Infatti, sebbene vi sia spazio per accordi mutuali della coppia, in assenza di questi, la legislazione italiana non prevede una procedura specifica per l’attribuzione della custodia, a differenza di quanto accade per i figli.

    Chiediamo all’esperto di spiegarci meglio: “Se i componenti della coppia trovano un accordo, l’affido dell’animale può essere disciplinato legittimamente“, afferma Guerrini, “Altrimenti, al contrario dei figli, la legge italiana non prevede che possa essere il giudice a pronunciarsi in caso di mancato accordo della coppia: l’animale con microchip registrato può essere considerato di proprietà dell’intestatario”.

    Per vendita e morte accidentale ci sono complicanze legali

    Non mancano poi altre casistiche, come la compravendita o la morte accidentale dell’animale, che risultano ancora più complesse da gestire e sollevano questioni sia di risarcimento materiale che morale.

    Nel primo caso”, dichiara l’esperto Guerrini, “La normativa di riferimento è quella della compravendita di beni, comprese le norme che tutelano il consumatore”. In circostanze di morte accidentale invece, dato il valore affettivo che questi compagni pelosi possono rappresentare per le famiglie: “Sussiste la condanna a risarcire sia il valore patrimoniale che il danno non patrimoniale per il legame affettivo perso” afferma. Quindi, proprio come se si trattasse di una persona.

    Tuttavia, Guerrini sottolinea un cambiamento di prospettiva nella giurisprudenza italiana, che inizia a riconoscere l’animale domestico non più solo come un bene da ripartire, ma come un membro della famiglia a pieno titolo, meritevole di considerazioni affettive simili a quelle riservate ai figli.

    Nuove frontiere legislative verso una maggiore inclusione

    Sentenze recenti hanno iniziato a tracciare un percorso in questa direzione, stabilendo criteri per l’affidamento che vanno oltre la semplice proprietà e includono la condivisione delle responsabilità e delle spese.

    Ci racconta brevemente l’avvocato di un esempio trattato con un approccio innovativo in questo senso: “Si tratta di un caso avvenuto in Sicilia, presso il Tribunale di Sciacca nel 2019: a fronte di una separazione tra coniugi, il gatto è stato assegnato al marito, mentre il cane a marito e moglie a settimane alterne, indipendentemente dall’intestatario del microchip” inoltre, specifica che è stata anche stabilita una divisione al 50% delle spese veterinarie e straordinarie.

    Essere responsabili post-separazione per evitare reati

    In ogni caso, in questo scenario di incertezza normativa e di evoluzione giurisprudenziale, l’avvocato divorzista rimarca l’importanza di cercare soluzioni consensuali, sia per il bene dell’animale, sia per prevenire contenziosi che possono sfociare in un reato, “Come è accaduto nel 2020” rammenta Guerrini, “Quando la Corte di Cassazione ha confermato per entrambi i coniugi separati, la condanna per abbandono di animale”, a seguito di un mancato accordo sulla custodia.

    La consulenza di un legale diventa così cruciale per affrontare con consapevolezza i vari aspetti del diritto di famiglia, con l’obiettivo di tutelare al meglio i diritti e il benessere degli animali domestici in caso di divorzio o separazione, riconoscendone il valore affettivo e sociale all’interno delle nostre vite.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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