SAN CASCIANO – In questi mesi abbiamo iniziato nel comune di Barberino Tavarnelle, nell’ambito di un progetto di “giornalismo e territorio” studiato insieme al Lions Club Barberino Montelibertas, un percorso alla scoperta dei paesi del comune insieme agli “under 40”.
Che ci stanno portando alla scoperta dei luoghi della loro infanzia, adolescenza, in racconti personali che diventano anche racconti collettivi.
Articoli che hanno riscosso un tale successo che abbiamo pensato, pian piano, di allargarli anche ad altri comuni: dove andremo alla scoperta dei loro “segreti” con chi ci è nato dal 1980… in poi.
A San Casciano incontriamo Stefano Fornera, 39 anni. Siamo nel Piazzone, in un pomeriggio all’imbrunire: è qui che ci racconta i suoi luoghi del cuore.
Lui sancascianese doc, classe 1982, vive da sempre in via Morrocchesi (via “del Prato”, in pieno centro storico) e ci manifesta da subito il suo attaccamento al paese.
Tutti i suoi ricordi d’infanzia e gioventù sono legati a un angolo di strada, a una piazzetta. E ancora oggi, alla soglia dei 40 anni, ama passare qui il suo tempo libero in compagnia degli amici di sempre: Matteo Mazzei e Andrea Guasti.
Ha viaggiato molto, Stefano ma quando guarda la collina che si estende davanti ai suoi occhi ci confessa di “non poter pensare ad altro luogo dove trascorrere la mia vita futura”.
“Da quello che mi hanno raccontato – ci spiega Stefano- già il nonno del mio nonno faceva il calzolaio a San Casciano nell’800, e quindi senza dubbio si può dire che le mie radici sono qui”.
“Quando ripenso alla mia infanzia – ci dice – il primo ricordo che mi viene in mente è il ritrovo con gli amici di pallone in piazza Matteotti, ai giardini del Salvestrini, sotto l’attuale passerella del Poggione”.
“Ci passavamo interi pomeriggi – rammenta – e credo che sia il luogo di San Casciano che piĂą di tutti porto nel cuore. PerchĂ© mi ricorda gli anni felici e spensierati di quando ero bambino, il senso di libertĂ che si provava ad uscire da soli. E le prime amicizie che, fortunatamente, per me sono rimaste indelebili nel tempo”.
“Quel luogo – aggiunge – era il nostro ritrovo preferito. Ogni gruppo di ragazzi di San Casciano aveva il suo: c’erano quelli della Coop, del Bardella, del Borromeo. Insomma il ritrovo di quartiere era un po’ la nostra carta d’identità ”.
“Poi – ci dice – per alcuni anni abbiamo organizzato anche un torneo di calcio, sotto le scuole medie, ed ogni quartiere aveva addirittura la sua maglia di riconoscimento. La nostra era una Fruit blu con il numero cucito dalle nostre mamme ed io avevo il 10”.
“Non si vincevano nĂ© coppe nĂ© premi – sorride – Si giocava per il gusto di farlo. Ma credo che quello spirito agonistico che avevamo allora fosse il piĂą divertente ed appagante, perchĂ© comunque in tanti venivano a fare il tifo. E ci si sentiva dei “piccoli eroi” di paese”.
Passano gli anni e nel pieno degli anni ’90 la casa del popolo in via dei Fossi e l’Acli in piazza Cavour diventano i nuovi luoghi di ritrovo per Stefano e gli amici. Dove incontrare le ragazze e passare il pomeriggio a parlare del più e del meno.
Il motorino era però la grande passione degli adolescenti. E le “Fabbriche”, la zona industriale del Bardella, era un luogo frequentatissimo da tutti i “maschi motorizzati” come Stefano.
“Andavamo lì – racconta – a “tirare” il motorino, facendo un giro dopo l’altro per vedere chi andava piĂą veloce. E poi da lì si partiva in perlustrazione per il territorio, fino alla Romola o a Chiesanuova, a mangiare un gelato o una schiacciata”.
D’estate poi la Festa dell’Unita nel Piazzone (poi spostata al Poggione), la Festa dello Sport al campo sportivo o le scampagnate alla Botte erano tappa fissa per gli adolescenti di San Casciano. Che qui trascorrevano le loro estati degli anni più belli.
“Continuo a vivere il paese ancora oggi – ci dice Stefano – soprattutto nella mia veste di musicista-deejay quando durante le feste al Poggione intrattengo il pubblico con revival anni ’80 e ’90, o con la mia partecipazione al Carnevale Medievale”.
“Amo vivermi San Casciano – conclude – che sento profondamente “casa mia”. In mezzo a questa campagna che non finisce mai di stupirmi”.
I RACCONTI DI BARBERINO TAVARNELLE
# Ritorno al paese dopo 8 anni a Malta: San Donato in Poggio raccontato da Davide Ravagli
# “Quando ci vedevamo alla panchina. E i bagni in Pesa…”: Federica ci racconta la Sambuca
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