SAN CASCIANO – Tante le persone che sabato 10 ottobre si sono messe diligentemente in fila davanti al Comune di San Casciano: nella sala del consiglio comunale è stato infatti dato l’ultimo saluto a Vasco Agresti, 89 anni, spentosi serenamente nell’ospedale dove da qualche giorno era stato ricoverato.
# Fu sindaco del comune di San Casciano dal 1970 al 1980: addio a Vasco Agresti
Prima che il feretro fosse accompagnato al cimitero, il sindaco Roberto Ciappi ha ricordato l’ex primo cittadino Agresti, in carica dal 1970 al 1980.
“La sua è stata una vita straordinaria – ha detto Ciappi – l’ha dimostrato negli anni con l’amore verso la sua famiglia e la sua comunità, che ha avuto l’onore e l’onere di guidare come primo cittadino”.
“Per noi è sempre stato un punto di riferimento – ha aggiunto – La comunità lo ricorda per le tante cose straordinarie e importanti che ci ha regalato, intersecando la sua vita con la nostra. Protagonista di scelte coraggiose, audaci e intelligenti: ha saputo dare gioia a tantissime bambine, bambini e ragazzi con i campeggi. E ha saputo rendere grande, facendo delle scelte che tuttora danno grandezza e lustro, il nostro paese”.
“Rendo questo saluto senza indossare la fascia – ha precisato Ciappi – perché abbiamo voluto che la fascia da sindaco sia posta accanto a lui. Lo ricordo sempre con il suo modo allegro di canterellare quando veniva a montare gli stand la festa dell’Unità. Da parte della comunità di San Casciano e dall’amministrazione comunale va un grande abbraccio a tutta la sua famiglia”.
# Anche il circolo Arci di San Casciano ricorda Vasco Agresti: ne fu presidente
Subito dopo ha preso la parola una figlia di Vasco Agresti: “Un anno fa – ha ricordato – con mia grande sorpresa mi chiese di dire due parole il giorno del suo funerale. Non so perché abbia scelto me, perché in realtà sono quella che si commuove di più. E in questo assomiglio al babbo, perché di là dall’aspetto autorevole era una persona che si commuoveva tantissimo”.
“Io e lui piangevamo a vedere i TG – ha proseguito – a vedere Totò, e questo mi sorprendeva nel babbo perché poi, quando usciva, sembrava sempre serio e imperscrutabile. Il suo ruolo pubblico e quello privato si sono veramente intersecati per tutta la vita”.
“Di ricordi da piccola con lui – ha detto ancora – nei momenti di svago non ce ne sono stati tanti, un po’ perché erano altri tempi, un po’ perché i suoi impegni erano sempre tanti. Ricordiamo sempre tra di noi fratelli che non perdevamo mai una Festa dell’Unità, ci portava a tutti e in tutte le parti d’Italia. In particolare ricordo un Festival dell’Unità di Modena: sotto un sole pazzesco eravamo tutti a sedere su dei cartoni ad ascoltare Enrico Berlinguer che faceva un discorso”.
“Io tirai la giacchetta al babbo – il ricordo si fa dolce – come dire: “Si va alle giostre?”. Il babbo ci guardò e disse: “Zitti e applaudite!”. E ognuno di noi si mise a battere le mani. Ricordo il momento della cena, in cui eravamo tutti insieme. Quando arrivava voleva il silenzio assoluto perché c’era il TG: in silenzio bisognava ascoltare le cose importanti”.
“Così è stato per un lungo periodo della sua vita – ha detto ancora – Poi quando è subentrata la malattia è cambiato e ci ha fatto vedere altre sfaccettature di lui, così ho pensato che si fosse ripreso un po’ quella leggerezza di cui non aveva potuto godere quando era ragazzo. Gli ultimi giorni poco prima della sua morte era ancora presente a se stesso e a un certo momento mi ha detto: “Ma chi è il comandante di questo posto?. Gli ho risposto che era il primario dell’ospedale: “Chiamamelo perché voglio capire quali prospettive ci sono!”. In quel momento l’ho rivisto come trenta anni fa, con l’autorevolezza che aveva e con uno sguardo sempre al domani. Così ci ha insegnato e così vorrei ricordarlo”.
Anche una giovane nipote ha voluto ricordare il suo nonno, mentre in una tasca della giacca di Vasco è stato lasciato un altro ricordo, un disegno arrotolato con scritte di affetto.
Tra i banchi della Sala consiliare anche quattro ex sindaci a lui particolarmente vicini: Giancarlo Viccaro (sindaco 1980-1985), Fabrizio Bandinelli (sindaco 1985-1995), Pietro Roselli (sindaco dal 1995-2004), Massimiliano Pescini (sindaco dal 2009 al 2019).
Quest’ultimo ha così ricordato Vasco Agresti: “Vasco è stato un grande sindaco e una grande persona, presente nella comunità fino alla fine. E’ stato il sindaco del piano regolatore generale, il sindaco dell’edilizia scolastica, una persone autorevole che ha cresciuto una generazione di amministratori”.
“Una figura importante per San Casciano – ha rimarcato Pescini – Con Remo Ciapetti sono i sindaci che hanno fatto un pezzo di storia del nostro paese. Entrambi nel mondo del sindacato, quindi rappresentativi per quel mondo dei lavoratori della terra, dei contadini. Vasco quando è diventato sindaco era segretario della Camera del lavoro, un uomo capace di essere rappresentativo per tutto il mondo del lavoro”.
“Io lo devo ringraziare – ha tenuto a dire – perché da lui ho imparato tante cose. Tutto quello che ha fatto, lo ha fatto con grande rigore lasciando sempre un segno: a parte Aldo Giacometti, sindaco dal 1946 al 1955, è il primo sindaco che ci lascia. Ed è giusto rendergli un grande onore”.
Anche la Cna ha voluto rendergli omaggio essendo stato, dopo gli anni ’80, segretario della Cna di Firenze e responsabile dell’organizzazione di cambiamenti importanti ed equidistanti dalla politica.
Un omaggio commosso è arrivato anche dalla casa del popolo di Mercatale: “Anche lui veniva da Mercatale, il nostro paese è stato generoso nel “coltivare” sindaci e divere generazioni di amministratori locali. Un omaggio commosso”.
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