E' nella cornice incantata di Fonterutoli che la grande sensibilità artistica di Cesare Olmastroni (nella foto sopra di Gianfranco Bernardo) ha trovato il suo terreno fertile.
In quel borgo sviluppatosi dalle edificazioni di un antico castello, già menzionato come Fons Rutilius (fonte limpida) in documenti risalenti al X secolo e famoso per essere stato sede, agli inizi del Duecento, di storici accordi nelle dispute di confine tra Siena e Firenze; oggi, la frazione del territorio comunale di Castellina in Chianti che, più di ogni altra, rivendica la vicinanza a Siena, a cominciare dagli accenti e dalle espressioni linguistiche.
In un quadro di tale portata storica ed estetica, che ancora oggi è possibile percepire nella piazza e nelle strade di Fonterutoli e nelle ampie panoramiche offerte sulla Valdelsa, è maturato e sbocciato l'estro di quel bambino che, negli anni del Dopoguerra, passeggiava tra stradine di campagna verso San Leonino, altra località radicata nei secoli, trovando ispirazione nei colori e nelle forme del paesaggio chiantigiano e dei suoi elementi più caratteristici.
Incoraggiato a seguire l'istinto della passione artistica da uno zio scultore, Cesare ha costruito il suo primo laboratorio-studio portatile in una cassetta di legno dimenticata dai soldati americani fra i residui bellici, riempiendola di fagottini di carta gialla con terre colorate.
Fu proprio durante una delle sue scampagnate che ebbe l’occasione di conoscere Vittorio Zani, "pittore vero, dal quale ho imparato molti segreti – come lui stesso ricorda – il quale dipingeva ogni giorno alla medesima ora pur di essere certo di trovare la stessa luce".
E' stato poi il richiamo del grande patrimonio artistico senese ad aver segnato il percorso formativo e professionale di Cesare: da apprendista presso la Basilica di San Domenico a decoratore di ruolo per l'amministrazione comunale in interventi di restauro al patrimonio di Palazzo Pubblico, del Museo Civico e dei teatri dei Rozzi e dei Rinnovati.
Una crescita riconosciuta con il conferimento della medaglia d'oro del Premio Mangia nel 1996 e culminata, a più riprese e in varie forme, nell'incarico più esaltante per ogni artista che sia legato a Siena: la pittura del Drappellone del Palio, come avvenuto anche lo scorso 16 agosto 2013 in coppia con Cecilia Rigacci.
In tutto questo tempo, la soddisfazione per due esposizioni personali, di cui una presentata dal professor Aldo Cairola negli spazi della Fortezza Medicea, a Siena, e l’altra nella Rocca di Castellina in Chianti; i contributi nella cura di numerosi allestimenti di mostre nei Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico e al Santa Maria della Scala, oltre che nelle esposizioni internazionali del “Tesoro del Santa Maria”; e ancora, i ricordi lasciati con la pittura di un fondale del Teatro di Bastia, in Corsica, e di una Madonna Assunta di tre metri sulla facciata di una chiesa in Tanzania.
Molto suggestivo pensare che Cesare, nell'ambito di un intervento di risanamento generale degli affreschi di Palazzo Pubblico, ha avuto anche il privilegio di riprodurre la Maestà di Simone Martini in una copia fedele che permettesse di restituire, per la fruizione dei visitatori, le piccole parti corrose dal tempo.
Da conterranei di questo grande artista chiantigiano, per le sue maestranze e i meriti conquistati sul campo, non possiamo che auspicare che presto, tra i percorsi guidati tra le sale dei musei e le stanze di Palazzo Pubblico, sarà citato anche il nome di Cesare Olmastroni da Fonterutoli.
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