TAVARNELLE – I fatti sconvolsero San Donato in Poggio: eravamo nel settembre del 2009 quando due uomini cercarono, molto maldestramente, di sequestrare una donna, Dunia Ongaro, per poi chiedere al marito un riscatto di 150mila euro.
Non vi riuscirono (anche per l'arrivo casuale di una persona), e la donna però subì anche (oltre a un trauma indelebile) anche alcune percosse.
I carabinieri della Stazione di Tavarnelle, guidati dal maresciallo Giuseppe Cantarero e coordinati dal pm Leopoldo De Gregorio, condussero le indagini in porto in tempi rapidissimi.
Arrestando due ragazzi del luogo: E.C. e N.D., allora entrambi sotto i trent'anni (il primo ne aveva 29, il secondo 23).
Ragazzi di paese, conosciuti a Tavarnelle e Barberino Val d'Elsa come conosciute erano le loro famiglie. Che avevano pianificato tutto durante alcuni lavori eseguiti proprio a casa della donna.
Passato il clamore vennero i processi: e se il primo, E.C., ha scontato la pena fra il carcere iniziale e poi gli arresti domiciliari, per il secondo la strategia difensiva è stata ben diversa.
N.D. fu infatti scarcerato poco dopo l'arresto, e in questi anni ha passato i vari gradi di giudizio in stato di libertà: fino alla condanna definitiva, in Corte di Cassazione, dei giorni scorsi, alla pena di quattro anni.
Avendo scontato solo una piccola parte della pena comminata, adesso per lui, a quasi cinque anni dai fatti, si riapriranno le porte del carcere.
Sono stati gli stessi carabinieri che lo arrestarono allora a rintracciarlo, oggi 29enne, per portarlo a Sollicciano. Dove dovrà scontare ancora tre anni e sei mesi.
di Matteo Pucci
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