FIRENZE – I carabinieri del NAS (Nucleo Anti Sofisticazione) di Firenze, nell’ambito dell’indagine denominata “Bacco”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo toscano, hanno disarticolato un gruppo criminale attivo in tutto il territorio nazionale, che si concentrava sulla produzione e immissione nel circuito commerciale di vino adulterato e contraffatto.
Nella mattinata di mercoledì 21 dicembre, i carabinieri del NAS, collaborati da militari dei Comandi Provinciali di Firenze e Salerno, hanno arrestato – su disposizione del GIP del Tribunale di Firenze – tre persone che rivestivano posizioni di primo piano all’interno dell’associazione criminale, ed eseguito diverse perquisizioni.
Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore della DDA di Firenze dottor Giulio Monferini, hanno permesso di individuare 10 soggetti i quali, agendo all’interno di una articolata organizzazione criminale, ove ognuno ricopriva un ruolo ben specifico, hanno prodotto e commercializzato, in Italia e all’estero, vino adulterato con aggiunta di alcol, per aumentarne la gradazione rispetto al prodotto naturale, e contraffatto.
Facendolo apparire quale vino di alta qualità, mediante apposizione sulle bottiglie di false etichette di vini pregiati, ovvero di fascette recanti il sigillo di Stato contraffatte ed attribuenti la DOC e DOCG (denominazione di origine controllata e garantita). Anche denominazioni come Chianti Classico e Brunello di Montalcino: il tutto idoneo ad indurre in errore il consumatore e l'operatore commerciale di vendita al dettaglio.
All’interno dell’organizzazione, ricoprivano un ruolo di primo piano i tre arrestati: il titolare di un’azienda agricola del comune di Empoli, dove avveniva l’imbottigliamento ed il confezionamento del vino adulterato e contraffatto, e due soggetti campani, i quali procuravano tutto il materiale necessario alla contraffazione (etichette, fascette, capsule, imballaggi).
Una volta confezionato, il vino veniva temporaneamente stoccato in depositi di ditte riconducibili agli indagati, nel Lazio e in Emilia Romagna, per poi essere venduto sia in Italia che all’estero (una partita di vino composta da diciottomila bottiglie è stata spedita in Costa Rica, località di dimora di uno degli indagati).
Gli arresti odierni, e le numerose perquisizioni eseguite lo scorso mese di febbraio in Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Campania, hanno permesso di interrompere l’illegale commercializzazione del vino; sequestrate l’azienda agricola toscana, dove erano presenti 9.000 litri di vino rosso pronto per essere imbottigliato, un centinaio di bottiglie già confezionate, centinaia di etichette e fascette di vino di vari marchi e migliaia di capsule, il tutto falsificato, e 30 litri di alcol utilizzato per l’adulterazione.