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sabato 20 Aprile 2024
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    Paolo Sottani, il sindaco che in casa ha un’Arca di Noè: “E pensare che non volevo animali”

    A Sindaci Fuori dal Comune incontriamo il primo cittadino di Greve in Chianti: il suo carattere, il rapporto con la moglie, i crucci e le soddisfazioni

    GREVE IN CHIANTI – Paolo Sottani, il sindaco equilibrato e mediatore ma solo… in “lingua italiana”. Come molti di noi pecca un po’ nelle lingue straniere e mette in programma nuovi studi universitari.

    Un sindaco a tratti preoccupato e deluso per le nuove generazioni. Certamente poco social ma che crede in un futuro fatto di cose e progetti tutti nuovi. “Animali? Non me ne parli! Ho ceduto alle richieste di mia moglie e ora casa mia sembra una fattoria!”.

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    Quali sono i tratti principali del suo carattere?

    “Sembro una persona molto tranquilla, o almeno tutti pensano che io lo sia. Cerco di affrontare i problemi con positività guardando ad una soluzione. Non mi faccio prendere dall’ansia. Non è stato sempre così ma l’esperienza fa maturare. E, sicuramente, rispetto a qualche anno fa, sono in grado di prendere le cose con pacatezza e serenità”.

    E i suoi principali difetti?

    “Dovremmo chiedere a mia moglie (ride). Diciamo che mi prendo a cuore un po’ troppo tutte le cose e non mi accontento mai. Sicuramente, nel bene e nel male, sono stakanovista e ammetto anche che sono molto permaloso. Devo anche dire che mia moglie mi dice sempre che nel mio lavoro trasmetto l’idea che io sia una persona tranquilla, ma invece in casa le appaio spesso nervoso. Quasi come se avessi una doppia personalità. Io non mi ci vedo, ma riporto quello che dice lei. D’altronde però è umano che a volte ci si debba sfogare delle preoccupazioni”.

    Il dono di natura che vorrebbe avere?

    “La predisposizione e la conoscenza delle lingue straniere. Ma sono proprio negato. Ho preso con me stesso un impegno per il tempo futuro: quando non sarò più sindaco e avrò più tempo per me, voglio in tutti i modi imparare le lingue. In casa mia moglie e i figli parlano l’inglese…non dico di volerlo imparare perfetto ma ci voglio provare. Mi basterebbe capire e riuscire a farmi capire”.

    Un rimpianto e un desiderio per il futuro?

    “Vorrei tanto concludere l’università. Purtroppo ho avuto una storia di vita un po’ complicata. Da ragazzo ho smesso di studiare un po’ trascinato dal fatto che i miei amici di gioventù non andavano a scuola… smisi in terza ragioneria. Poi però mi resi conto di aver fatto uno sbaglio grosso. A 19 anni mi rimisi a studiare alle serali e arrivò il diploma con ottimi voti. Da lì mi iscrissi all’università. Sono riuscito a fare un solo anno purtroppo. Poi nacque la prima figlia, si accumularono impegni e ho mollato. Mi sarebbe piaciuto e vorrei molto laurearmi in economia e commercio”.

    Come le è venuto in mente di fare il sindaco?

    “E’ stato proprio un caso e non me lo sarei mai immaginato. Per tanti anni sono stato dipendente del Comune e ho fatto esperienze in tanti diversi uffici. Questo mi aiutato. Da lì mi sono fatto conoscere e ho ricevuto apprezzamenti. Tanta attività di volontariato nel mondo dei ragazzi disabili. Ho imparato molto negli anni. Poi tanti cittadini mi chiesero, nonostante seguissi solo marginalmente la politica, di partecipare alle primarie… da lì vicesindaco e poi, dopo varie lunghe vicende anche difficili e sofferte, sono diventato sindaco. Sono ora al secondo mandato. Ma ripeto che mai mi sarei immaginato di fare questo mestiere”.

    Cosa significa per lei fare il sindaco?

    “Fare questo mestiere è un grande impegno, totalizzante, su una strada piena di sacrifici e pensieri. L’obiettivo è fare qualcosa di utile per il prossimo, per i cittadini. Significa aiutare la tua comunità e risolvere i problemi, guardando al futuro. C’è anche da mettere in conto che le soddisfazioni sono poche e le delusioni e dispiacere tanti”.

    Perché i giovani non si avvicinano alla politica?

    “Me lo chiedo continuamente: come facciamo a coinvolgere i giovani? Molti giovani sono altruisti e generosi e fanno volontariato, ma nessuno pensa a un percorso diverso in politica, forse consapevoli del grande spirito di sacrificio che comporta. Il mio rammarico è che non si riesce a far capire alle nuove generazioni quanto sia importante partecipare attivamente nella politica della propria comunità. Dovremmo, noi più anziani, far capire che chi lavora per la comunità lo fa per gli altri, per la generazione presente e per quella che verrà. Svolgere un servizio per la tua comunità è un grande arricchimento”.

    Lei è poco social, perché?

    “Questo (prende il cellulare in mano), è un’utilità ma non è un’utilità. Credo che sia un’arma a doppio taglio. Quasi una dipendenza che allontana le persone, facendole vivere in un mondo parallelo. So di essere il sindaco meno social di tutto il Chianti. So che mi devo adeguare, ma uso questa tecnologia solo per dare informazioni. Commento il meno possibile. Non sono nemmeno adatto a rispondere immediatamente ai messaggi. Non nascondo che sono preoccupato per questo nuovo modo di vivere in una sorta di mondo parallelo”.

    L’ha mai delusa il suo partito?

    “Eh sì, più di una volta. Anche adesso è un momento complicato. Sono un riformista e ci credo ancora fortemente. Sono convinto che sia necessario guardare sempre avanti e al futuro che sta arrivando, per far crescere la nostra comunità, ma credo decisamente che non si possa avanzare sempre e solo con dei no. Dunque sto a guardare che direzione prenderà il mio partito e le alleanze che verranno fuori. Vedremo e chissà…”.

    Ci sono poche donne in politica. Secondo lei perché?

    “Sono sincero. E’ molto difficile per le donne fare politica. Non è la stessa cosa tra un uomo e una donna. I ruoli nelle famiglie sono ancora impostati in modo tale che si ritrovano troppe cose da fare al di fuori dell’attività istituzionale, e non è per niente semplice avere spazi ed energia per camminare su questa strada. Mi rendo perfettamente conto quanto le donne abbiamo meno possibilità di avere tempo ed energie da spendere fuori dalla famiglia. Onestamente ho taccato con mano le loro difficoltà e ho fatto fatica a completare le mie liste al femminile. E’ davvero un peccato e un problema, perché trovo che molte donne siano estremamente più preparate e appassionate di tanti uomini”.

    Lei ha animali domestici?

    “(ride) Animali domestici? Una storia lunga. Ho resistito per 20 anni alle richieste di mia moglie che adora gli animali. Poi non ce l’ho fatta più e ho ceduto. Mi ritrovo con 4 gatti e 2 cani. Tutti trovatelli, bisognosi e con “infanzie” difficili. Il che rende lì rende tutti più o meno strani di carattere. Non vanno d’accordo tra loro e in questo momento casa mia è stata divisa a metà per impedire litigi e tafferugli. Guardi, mi sembra di vivere in una fattoria! Ma devo dire che nonostante tutta questa particolare gestione, mi piacciono parecchio”.

    Qual è il suo cibo preferito?

    “(nonostante fuori siano 35 gradi l’espressione cambia e diventa gioiosa). Ah… gli ossibuchi. Quelli che mi fa, se pur raramente, mia mamma. Sono rari anche al ristorante ma quando lì trovo non so resistere”.

    Lei è sposato?

    “Sono sposato da 33 anni. Avevamo 18 anni quando ci siamo innamorati. Siamo una coppia consolidata e forte. Abbiamo fatto negli anni scelte importanti e profonde insieme. Devo ringraziare mia moglie per tante cose e per il fatto che non si è mai lamentata del fatto che purtroppo, con questo mestiere, l’ho trascurata. So che è così, lo penso io, ma lei non me lo ha mai detto. Il suo appoggio e quello di miei figli mi ha sempre dato tanto forza”.

    Qual è il sindaco del Chianti più simpatico per lei?

    “Sto bene con tutti ma quello con cui rido di più è certamente Alessio Calamandrei di Impruneta”.

    C’è invece un sindaco con cui si punzecchia di più?

    “Per fortuna no! Devo dire che per carattere vado d’accordo con tutti e anche quando abbiamo opinioni diverse cerco sempre un punto d’incontro. In questo 10 anni non ho mai avuto un contrasto. C’è molta coesione tra noi”.

    Se potesse dedicarsi solo ad un progetto a cosa si dedicherebbe?

    “Certamente alla riqualificazione della zona Cintoia. I miei primi 9 anni lì ho vissuti proprio a Cintoia e vedere tutto questo degrado mi fa male. E’ un’area ambientale unica e importante. Preservare i luoghi non significa abbandonarli a se stessi ma proteggerli anche restituendo un decoro perduto e una nuova funzionalità. Questo è il mio modo di vedere il progresso”.

    Droghe leggere, si o no?

    “Avevo il nonno e il babbo che fumavano tanto. Ho questo ricordo di bambino in cui mio nonno fumava di notte perché non dormiva. Mio babbo fumava anche con l’ossigeno. Non ho mai toccato né sigarette né spinelli. Ma certamente, ai fini terapeutici, il tema sarebbe molto da approfondire. Assolutamente”.

    Fare il sindaco: più gioie o più dolori?

    “I problemi sono sempre tanti. E con tutta la buona volontà, non è sempre possibile rispondere a tutti e a tutti come vorrebbero. Comprendo che per ognuno il proprio problema o la propria richiesta sia sempre l’unica e al centro di tutto, ma purtroppo le richieste a volte sono fuori misura o complicate o prevedono dei no. Ho la consapevolezza che non tutti si possono accontentare. Faccio però sempre del mio meglio, con tutta l’amministrazione. Sapendo che è umano non fare tutto sempre bene. Quindi alla domanda rispondo che sono più dolori che piaceri. Però quelle soddisfazioni che arrivano ogni tanto ti ripagano di tutto il resto”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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