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giovedì 8 Maggio 2025
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    Nora Kravis: cashmere e… presidio del territorio

    Chianti e Cashmere sono due termini che possono suonare elitari per il valore dei loro significanti: un territorio famoso e dall'alto richiamo turistico in tutto il mondo e una fibra tessile pregiata dalla quale si generano prodotti morbidi, caldi e vellutati.

     

    Ma quella della newyorchese Nora Kravis e della sua Chianti Cashmere Goat Farm, pur se di successo, sembra comunque una storia fatta di fango e fatiche, maniche rimboccate, lotta alla burocrazia e continue sollecitazioni a rimettersi in gioco.

     

    Una vicenda molto lontana dallo stereotipo naif dello straniero che viene ad abitare nel Chiantishire in rifugio dal caos delle grandi città o in ritiro a fine carriera lavorativa.

     

    Erano gli inizi degli anni '70 quando Nora, allora addestratrice di cavalli, passando casualmente dal podere “La Penisola” ubicato nella vallata della Volpaia, a pochi km dal centro storico di Radda, ha scelto quello che sarebbe diventato il suo regno.

     

    Un luogo incantato che, fin dalla toponomastica, lascia sottointendere di essere collegato solo per un po' con il resto del mondo.

     

    Laureatasi in Veterinaria all'Università di Pisa e fatta pratica con polli, pecore e cani dei vicini, partendo da due capre autoctone nel 1988, Nora ha poi costituito il primo gregge di capre cashmere in Europa.

     

    Anche per l'unicità di tale esperienza, la sua impronta sul territorio chiantigiano si è fatta sempre più visibile, così come la sua immagine a livello internazionale, e la sua attività si è connotata dei valori della sostenibilità produttiva, del sostegno alla pastorizia e agli allevamenti estensivi.

     

    Oggi, il suo allevamento di oltre 200 capre distribuite su circa 7 ettari e vegliate da 11 cani da guardia, oltre ad essere il piu grande in Europa, è l’unico centro di riproduzione e selezione genetica della capra cashmere italiana.

     

    Ma è circa 9 anni fa che la sua attività conosce un punto di svolta, con il primo attacco di lupi alle sue greggi, cui ne seguiranno altri quattro negli ultimi cinque anni.

     

    Da quel momento la questione della coesistenza con il lupo diventerà uno dei temi sui quali svilupperà formazione e conoscenze anche grazie alla consulenza e alla collaborazione di Duccio Berzi, noto lupologo fiesolano che da 22 anni effettua un monitoraggio su un branco di lupi nella vicina località di Badia di Montemuro, sempre nel comune di Radda.

     

    Si renderanno opportune la guardianìa dei pastori abruzzesi, di cui il primo donato dal WWF, e la realizzazione di adeguate reti di protezione in modo da individuare le forme possibili di convivenza tra la sua attività, le sue amate capre e la presenza del lupo, “nemico” considerato comunque degno di rispetto in quanto elemento originario dell'ecosistema locale.

     

    La sensibilità maturata e messa in pratica, su tale fronte, con la scelta di metodi non letali nei confronti del predatore, le è valsa il sostegno di Almo Nature nella fornitura gratuita di cibo per i suoi cani, e il primo riconoscimento a livello europeo del Wildlife Friendly Enterprise Network, la comunità globale dedicata al sostegno delle produzioni che contribuiscono alla vitalità economica delle aree agricole nel segno della coesistenza con gli animali selvatici a rischio.

     

    Nora collabora anche con gruppi pubblici e privati che si occupano di allevamento e di lavoro artigianale allo scopo di creare lavoro agricolo e artigianato qualificato in zone e paesi sottosviluppati, agendo come consulente per progetti che utilizzano le capre da cashmere per la riqualificazione delle zone abbandonate e marginali.

     

    Un ambito in cui Nora opera in Chianti tramite contratti di pascolo con alcune aziende agricole locali, distribuendo squadre di capre a ripulire e recuperare terreni incolti.

     

    Con recinti elettrici mobili e un paio di cani dentro ciascuno di essi, le capre cashmere di Nora pascolano nei campi delle aziende Montevertine, Monterinaldi, Vignavecchia e Badia a Coltibuono.

     

    Le capre, a differenza delle pecore, come ci suggerisce Nora, hanno la caratteristica di privilegiare le piante spinose e infestanti come il rovo o il prugnolo e quindi compiono radicali operazioni di ripulitura che migliorano la qualità della vegetazione e il grado di fertilità del suolo.

     

    Nei terreni dove brucano le capre è ben visibile un maggior ripopolamento di fiori spontanei, tra i quali il trifoglio, con effetti su tutta la catena alimentare costituita da api, insetti e uccelli. L'esatto contrario di quanto avviene con il trinciatutto, che taglia ma non sradica le infestanti e che è molto più invasivo e dannoso anche per le specie animali.

     

    Una delle cose più affascinanti di tutta questa storia è che la newyorchese Nora, attraverso l'amore per le sue capre e per la sua attività, si è integrata così tanto con il territorio rurale chiantigiano da diventarne, a sua volta, un'attenta guardiana per la tutela della biodiversità animale e la tenuta e la qualità dei suoli.

     

    L'auspicio è che la sua sensibilità e le sue competenze riescano a intercettare il giusto supporto delle istituzioni e della comunità locale; ma chissà se, nel suo caso, si possa augurarle in bocca al lupo…

     

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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