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giovedì 29 Maggio 2025
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    U.M.S.: super software per ospedali… in una strada sterrata

     

     

    Di: Matteo Pucci

     

    “Fare industria senza capannoni e ciminiere, senza scarti e inquinamento, senza autostrade e cemento. L’Alta Industria può fare alta tecnologia e raggiungere Europa, Asia e America anche partendo da una strada sterrata, fra gli ulivi e i vigneti del Chianti. Si può essere competitivi, efficienti ed innovativi anche grazie ad una piscina, al tennis da tavolo e al biliardino; si può essere all’avanguardia della tecnologia anche all’interno di mura secolari, in un borgo antico nel cuore della Toscana”.

     

    Lo scrive Gabriele Unterberger (in foto), fondatore e direttore generale di U.M.S. (United Medical Software), impresa che si occupa dell’informatizzazione delle sale operatorie, dei reparti di terapia intensiva. Azienda con sede in fondo a via di Mucciana, nella campagna sancascianese, in un’antichissima chiesa e annesse coloniche. Uno scenario da sogno in cui trovano spazio opere d’arte (di Puccio Pucci) e un’idea diversa di presente e futuro.

     

    Ce lo spiega Alessandro Manini (responsabile organizzativo-personale), che ci incontra assieme a Unterberger sul grande tavolo in mezzo a quella che una volta era la navata della chiesa. Completano il consiglio d’amministrazione Francesco Deventi (direttore commerciale) e Lorenzo Pretini (direttore tecnico).

     

    Qui alla U.M.S., fra interni ed esterni, lavorano circa trenta persone. Tutto personale altamente specializzato e formato: ingegneri o diplomati in informatica principalmente. “Abbiamo un’area di customer care che fa configurazioni e supporto tecnico – ci spiega Manini – e un’area di sviluppo prodotti. Abbiamo un sistema di qualità interno molto spinto: i prodotti sono anche dispositivi medici, quindi con un livello di controllo qualità molto importante”.

     

    Informatizzazione del percorso chirurgico, sicurezza del paziente. Ma anche ottimizzazione dei tempi e dei costi: “Utilizzando i nostri software – sottolinea Manini – si attua una forte riduzione di quelle che sono le giacenze di magazzino per sala operatoria, si mette in campo una programmazione più accurata dei tempi di utilizzo delle sale, sistemi di raccolta dati dalle strumentazioni in maniera tale da avere delle cartelle cliniche più complete possibili in maniera informatica”.

     

    “All’inizio – racconta ricordando un po’ di storia aziendale – eravamo molto orientati soprattutto alle terapie intensive; negli ultimi anni ci siamo diretti anche verso le sale operatorie per soluzioni di “gamma alta”. Se si facesse un paragone con il mercato automobilistico saremmo una berlina rispetto a un'utilitaria: tutte e due ti trasportano, ma se vuoi un prodotto di eccellenza ti muovi verso una direzione”.

     

    Lunghissimo l’elenco delle strutture sanitarie, in Italia e in Europa, che utilizzano i sistemi U.M.S.: “In questo momento – dice Manini – abbiamo due installazioni molto importanti: la Asl di Bologna che si sta informatizzando per le sale operatorie e la Asl di Treviso. Abbiamo partecipato alle gare di appalto: la prima complessivamente è di circa 2 milioni e 300mila euro e Treviso di circa 700mila euro”.

     

    L’azienda è nata nel 2000-2001 come  l’evoluzione di un’impresa individuale nata precedentemente. Inizialmente la sede era in un agriturismo con vista su San Gimignano. “Nel momento in cui lì non c’era più spazio – ricorda Manini – ci siamo trasferiti in via di Mucciana, poichè San Casciano era il comune di residenza del titolare. Ma anche per agevolare il nostro personale che viene anche dal Valdarno, dal Mugello o da Firenze”.

     

    Chiediamo il motivo di una scelta del genere e della dotazione di “benefit” (piscina, tennis da tavolo, …) che magari negli Stati Uniti o in Paesi del Nord Europa sono una consuetudine, ma da noi… .  "La scelta di luoghi del genere? Di base – rispondono Manini e Unterberger – per noi non c’è necessità di essere in contesti industriali. Gli ospedali non sono clienti da affrontare con sinergie industriali, è una filiera che non ha bisogno di infrastrutture. Il software ha bisogno di una scrivania e di connessioni. Da sempre inoltre l’azienda ha avuto contatti con multinazionali che hanno sempre ben gradito contesti di un certo tipo. Lo stesso per certi medici che ci vengono a trovare: il contesto per noi è anche una forma di marketing e di promozione”.

     

    Qui la selezione, come ci spiega Manini, “è sempre avvenuta principalmente tramite passaparola da un nucleo iniziale. Che poi ha ampliato la sua struttura: negli ultimi tempi sono entrate figure più strutturate e quindi la selezione è arrivata sul mercato, spesso per conoscenza di persone in questo settore. La crisi poi porta ad un efficientamento, per cui si inizia a stare più attenti all’uso delle risorse: fra l’altro sul mercato adesso ce ne sono di più qualificate, e quindi si può scegliere. Più pronte e che funzionino in tempi più brevi. Noi adesso non siamo in una fase di assunzione, siamo in situazione solida ma sempre con un occhio a quel che succede domani. E’ impressionante la quantità di curriculum di persone di grande livello (che magari hanno lavorato in multinazionali), che ci arrivano…”.

     

    Il mercato di riferimento della U.M.S. è principalmente italiano, nel settore della sanità pubblica. “Abbiamo una presenza in alcuni Paesi stranieri – ricorda Manini –  e in particolare in Svizzera, Francia, installazioni datate in Russia, Albania, Malta. Da sempre abbiamo lavorato anche con multinazionali fornendo dispositivi ad hoc o integrazioni, poichè abbiamo un know how che ben si presta a progetti speciali. Siamo comunque un’azienda di prodotto proprio, che ha determinate caratteristiche specifiche. Il business centrale è il nostro prodotto, il nostro software, che poggia su tre gambe: terapia intensiva, sala operatoria e assett management. Un prodotto nato e pensato per essere internazionale (multilingua)”.

     

    Perchè, evidenzia Manini, “per anni abbiamo avuto un fatturato pesantemente legato al lavoro di grandi multinazionali. Ultimamente invece abbiamo rafforzato la parte nostro prodotto, vincendo gare importanti in Italia. L’azienda infatti nasceva con un prodotto molto forte in terapia intensiva e una multinazionale ha iniziato a distribuirlo e chiedere sviluppi. Nel frattempo ci siamo resi conto che il mercato relativo alla terapia intensiva era complicato e non in espansione, cosa che invece ha fatto il mercato delle sale operatorie”.

     

    Da qui la scelta di andare soprattutto sulle proprie gambe, rischio calcolato e ripagato: “Negli ultimi anni sono uscite molte gare e le abbiamo vinte. E le abbiamo vinte contro multinazionali o aziende leader italiane nel software: i nostri competitor fatturano enormemente più di noi, hanno tante risorse in più. Noi però, lavorando in una nicchia, siamo un’eccellenza in quello che facciamo”.

     

    Parlare di ricerca e sviluppo in questo contesto è quasi superfluo: “Nel software – conclude Manini – c’è un continuo processo di miglioramento ed evoluzione, ed è la caratteristica principale di molti prodotti che non siano quelli tipicamente gestionali e amministrativi. Che sia uno sviluppo indotto da richieste specifiche, o che si tratti di richieste per normative nuove, il prodotto non sta mai fermo a lungo”.

     

    Si lavora su quel che di solido si è costruito, con un occhio sempre rivolto in avanti. E, alla U.M.S. ne sono convinti, lo si fa molto bene anche in fondo a una stretta e sterrata strada di campagna in via di Mucciana…

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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