Ormai da una vita il mercoledì mattina a Bagno a Ripoli c’è il mercato.
Molti banchi si trovano lì da più di venti anni, alcuni sono stati intervistati per capire se hanno continuato a vendere i loro prodotti e in che modo lo hanno fatto durante la crisi.
Elena Lombardini vende vestiti, ha una bancarella regolare al mercato, lei durante la crisi ha dovuto fare più attenzione all’acquisto dei prodotti, ma non ha abbassato i prezzi: “E non è diminuita la clientela” ci dice.
Oscar e Manuela, venditori di scarpe, accessori e articoli da bambino, hanno dovuto abbassare i prezzi ma non la qualità “che bene o male è rimasta sempre la stessa”.
Oltre alla bancarella a Bagno a Ripoli hanno una bancarella anche al mercato di Galluzzo, di Greve in Chianti e in altre parti della Toscana. A Bagno a Ripoli, dicono, “c’è una clientela più adulta rispetto agli altri posti e i ragazzi vengono solo per le patatine fritte”.
Armando ha una bancarella da più di trenta anni, lui al contrario non ha abbassato i prezzi ma li ha alzati facendo moltissima attenzione alla qualità dei prodotti: “Se vendi roba poco buona la gente non torna! – afferma – certo i clienti sono diminuiti, ma più che per la crisi a causa dei centri commerciali”.
Dazio ha una bancarella da circa cinquanta anni, secondo lui c’è chi è colpito dalla crisi e chi no: “La crisi ha ridimensionato tante cose, ha fatto riflettere su cosa buttavi via prima”.
Dazio non ha abbassato nè i prezzi nè la qualità, perchè la sua clientela “si aspetta un certo tipo di prodotto”.
Leda Maranghi frequenta il mercato dal 1982. Secondo lei il mercato non è cambiato molto nel corso degli anni e anche con i prezzi è rimasto standard.
Laura e Paola comprano meno rispetto a prima della crisi e quello che comprano lo prendono di buona qualità.
In generale i venditori hanno abbassato i prezzi e la quantità con l’arrivo della crisi, ma hanno cercato di non influire sulla qualità dei loro prodotti. Dal punto di vista dei clienti il mercato non è cambiato ma la quantità di prodotti da loro comprati è diminuita: comprano infatti solo prodotti strettamente necessari.
Articolo di: Rebecca Deuchler, Altera Lamaj, Pietro Panchetti e Filippo Riccucci
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