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lunedì 28 Aprile 2025
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    Ragazzo attaccato da cinghiale: le riflessioni (e le risposte) del faunista

    Avvenimento raro e particolare, quello accaduto nel sancascianese. Un giovane ragazzo è stato aggredito da un cinghiale mentre saliva in macchina. La situazione fortunatamente non ha portato a gravi conseguenze.

     

    Non è assolutamente il caso di parlare di cinghiali “mannari” o “assassini”, ma tale circostanza richiede un’attenta riflessione dettata da conoscenze tecniche e non dallo stomaco.

     

    In primis è necessario chiarire una cosa: situazioni del genere fortunatamente sono rare, molto rare.

     

     

    È da sottolineare però che il cinghiale è una specie aggressiva e poco timorosa soprattutto in determinati contesti.

     

    Cosa del tutto naturale è l’aggressività di questi animali durante le battute di caccia, il che è anche comprensibile, ed è capitato più volte di sentir parlare di cinghiali che hanno attaccato i cacciatori.

     

    Ovviamente la situazione di una braccata al cinghiale è completamente diversa da quella avvenuta a San Casciano in queste sere.

     

    Questa specie però delinea una forte aggressività anche nei periodi in cui le femmine sono gravide e ancor di più quando quest’ultime hanno partorito.

     

    La difesa della prole è una delle migliori strategie antipredatoria del cinghiale che è in grado di affrontare animali di notevole mole. La sua cute lo rende un animale resistente alle ferite e al dolore; la sua forza e resistenza lo rendono difficile da abbattere; i suoi denti (coti e difese) diventano un’arma letale a seconda della ferita che generano.

     

    È sempre un’ottima idea evitare un qualsiasi confronto ravvicinato con questi animali indipendentemente dal loro sesso e dalla mole.

     

    Le femmine, pur non mostrando denti sviluppati come nei maschi, possono comunque risultare molto pericolose e agguerrite.

     

    Stesso discorso vale per le dimensioni, la pericolosità di un cinghiale non è direttamente proporzionale alla sua grandezza.

     

    La miglior cosa da fare, se mai dovessimo incontrare a distanza ravvicinata un cinghiale, è quella di allontanarsi, possibilmente in modo cauto. In casi estremi, come quello avvenuto, in cui un cinghiale decida di attaccarci, l’unico consiglio è quello di trovare un riparo poco più alto dell’animale (i cinghiali non sono buoni arrampicatori).

     

    Entrando nello specifico caso: in questa situazione sembra inspiegabile come il suide, invece che allontanarsi, abbia caricato il giovane.

     

    Le considerazioni da fare non sono molte: l’animale si è sentito per qualche motivo in pericolo e ha deciso di difendersi.

     

    Altra possibilità è che il cinghiale, probabilmente una femmina, aveva nelle vicinanze i piccoli e sentendosi minacciata ha deciso di attaccare lo sfortunato ragazzo. La decisone di attaccare è ovviamente dettata dal puro istinto di sopravvivenza e aggressività insita nella natura di questa specie e non certo perchè il cinghiale sia di per sè cattivo.

     

    Come agire adesso?

     

    Per quanto oggi certe decisioni siano impopolari, dato il dilagante animalismo, la cosa necessaria e giusta da fare è un intervento di professionisti e cacciatori per avviare una strategia di controllo nell’area al fine di diminuire le densità della specie cinghiale.

     

    Altra azione necessaria è quella di non favorire l’avvicinamento degli animali selvatici ai centri urbani.

     

    Dobbiamo evitare assolutamente di nutrire la fauna selvatica e soprattutto di lasciare incustoditi i rifiuti domestici.

     

    Abituare i cinghiali, o altre specie, a trovare cibo in prossimità delle abitazioni significa renderli più confidenti e meno paurosi dell’uomo e aumentare la probabilità di incontri ravvicinati e quindi di attacchi, qualora gli animali si sentissero in pericolo.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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