Successivamente alla conferenza sulla Terza Età tenuta presso la biblioteca comunale di San Casciano è stata pensata ed ideata la stesura di alcuni articoli per approfondire alcuni punti collegati a quanto emerso durante la conferenza.
Questo articolo scritto dalla psicologa Laura Berti è il primo di tre articoli che usciranno nei prossimi giorni.
La definizione che i libri danno di invecchiamento è: una fase del ciclo di vita comune a tutti gli organismi viventi, in cui si assiste a modifiche qualitative e quantitative delle funzioni biologiche.
In sintesi, una cosa normale.
Il cervello è il primo organo che inizia ad invecchiare. Infatti, già dopo i 25 anni di età, si assiste ad una perdita giornaliera di neuroni e ad una riduzione di connessioni tra questi, che porta ad un minor scambio di informazioni tra le cellule, oltre ad una riduzione del loro funzionamento.
I cambiamenti cerebrali però, non per forza portano ad una perdita di funzioni cognitive (come attenzione, memoria, ragionamento, pensiero).
Le perdite strutturali vengono compensate con meccanismi di plasticità e ridondanza strutturale. In parole povere, il cervello ripara le cellule danneggiate attraverso la rigenerazione e utilizza altre parti al posto di quelle che non funzionano più come dovrebbero.
Questo significa che anche la persona anziana può mantenere una buona efficienza funzionale.
Certo: alcune funzioni, per esempio registrare e richiamare nuove informazioni (compiti svolti dalla memoria a breve termine, meglio detta memoria di lavoro) sono meno automatiche negli anziani, mentre però sono mantenuti i ricordi passati e le conoscenze apprese durante la vita (che fanno capo alla cosiddetta memoria a lungo termine).
Esistono comunque delle strategie che permettono di mantenere e migliorare le performance di memoria. Ma, prima di ricorrere a queste, ci sono cose moto più semplici da fare e che non migliorano solo la nostra memoria, ma interagiscono positivamente con tutti gli aspetti della nostra vita.
Infatti l’anziano attivo, colui o colei che partecipa alla vita sociale, che ha degli interessi che lo impegnano, e che non si isola, ha minori probabilità di sviluppare patologie legate alla neurodegenerazione cognitiva.
Tra i fattori protettivi che portano ad un invecchiamento di successo si ritrovano molte attività che influenzano positivamente la nostra vita. Fare volontariato, mantenere il cervello attivo contribuisce a migliorare la qualità della vita.
Anche svolgere attività fisica ha dei vantaggi: ne trae beneficio il cuore ed il sistema circolatorio, la respirazione, i muscoli, si migliora l’equilibrio e la coordinazione, si previene la depressione e si riduce l’ansia e il senso di solitudine.
E non c’è da dimenticare il bagaglio di esperienze e saggezze di una persona che ha vissuto pienamente la propria vita: in più, la terza età è ricca di potenzialità creative, e la storia ci viene in aiuto.
Basta pensare a quanti illustri personaggi hanno dato testimonianza delle loro capacità oltre i 70 anni: i poeti D’Annunzio, Saba, Ungaretti; i pittori Balla, Fattori, Picasso; sono esempi ben calzanti delle potenzialità di una persona considerata dalla società come “vecchia”.
Nessuno invecchia semplicemente perchè gli anni passano.
Gli anni possono far venire le rughe alla pelle,
ma la rinuncia agli entusiasmi riempie di rughe l’anima.
Samuel Ullman
E, parafrasando Samuel Ullman, impegnarsi ogni giorno in ciò che ci piace di più, dalla sistemazione di un orto al ricamo di un cuscino, passando per il difficile ma gratificante mestiere di nonni, ben incarna ciò che si intende parlando di terza età.
Che non deve essere vista come un problema, ma come una potenzialità da sfruttare ed ammirare.
Laura Berti, Psicologa
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