CHIESANUOVA (SAN CASCIANO) – Giugno si avvicina e come è tradizione, da 43 anni, è pronta a tornare la sagra del pinolo di Chiesanuova, una delle più antiche d'Italia per un prodotto made in Italy d'eccezione e ripercorriamo con questo articolo, grazie a Agostino Barlacchi, le sue origini e la sua storia.
"Chiesanuova era una zona di quei pini che producevano tanti pinoli – racconta Barlacchi – Vecchie foto e racconti ci riportano all'antico quando i boscaioli, nei loro pochi momenti liberi rastrellavano le pigne cadute dagli alberi “pinus pinea" chiamato anche pino dei pinoli e che prima ne erano piene. Come lo erano le boscaglie che erano tanto fitte e rigogliose da trovare in questi boschi una vera miniera di sostentamento per gli abitanti intorno a San Casciano".
Continua il racconto: "A Chiesanuova a questo “mestiere” del raccoglitore si è addirittura da oltre quaranta anni, anzi per l'esattezza da quarantatre, dedicata una festa, una sagra dove il pinolo è il super testimone, l'ospite d'onore, il primo cittadino di un'era ormai in estinzione".
"Ma al Circolo Culturale Ricreativo – spiega Barlacchi – ogni anno dalla prima settimana di giugno alla prima quindicina vogliono rendere omaggio a colui che per tanti anni è stato il re incontrastato delle loro foreste di pini con una festa davvero da raccontare. Con sacrifici non indifferenti si accede al prodotto locale ormai in estinzione e poi a quello toscano e rigorosamente, se non basta, a quello italiano".
Informa Barlacchi: "Quest'anno ne sono stati accantonati già sbucciati la bellezza di quasi due quintali rigorosamente tenuti in una stanza blindata, tanto è alto il loro costo. Un made in Italy del Pinolo per una sagra unica in Italia con tanto di finale a fuochi d'artificio che si possano vedere e sentire anche da lontano".
"Ogni anno poi la sagra viene abbinata a molteplici mostre e manifestazioni collaterali di grande prestigio. Come nel 2018 alla fine della prima Guerra Mondiale, nel 2019 alla grande Mostra del Giocattolo d'epoca, tutte iniziative che ci riportano all'antico e alle cose del passato".
L'utilizzo del pinolo: "Poi la vera sagra con piatti dedicati sopratutto al pinolo che è ricco di proteine e che veniva consumato fino dal periodi Paleolitico. Ecco il pesto per la pasta, ecco la pinolata una sorta di tortina-croccante con una lavorazione tutta piena di segreti, poi scaloppine, biscotti, strudel ecc. Il pinolo è pieno di vitamine in particolare la E, B, calcio, magnesio e ferro".
Continua ancora Barlacchi: "Sono però tanto, tanto difficili da lavorare. Infatti la pina va raccolta ancora piena del suo frutto, bollita per farla aprire e rilasciare i suoi semi pinoli e poi aprirli, con pazienza certosina e tanta perizia per far sì che ogni colpo di martello sul guscio non ne rompa il seme ricoperto e confezionato dalla natura dalla sua pellicina marrone come un prezioso prodotto dedicato ai palati".
"Ecco il costo altissimo che ne scaturisce dalla lunga lavorazione, che adesso contribuisce anche una tignola, un tarlo atto a destabilizzare tutto il sistema della pina-pinolo, tanto da aver reso le grandi estensioni boschive intorno a San Casciano aride e improduttive distese di alberi ormai alla fine di un percorso che rimane solo un ricordo", spiega Barlacchi.
E in conclusione: "I pinoli cinesi, asiatici, americani o di altre nazioni non si confanno con il sapore, che un pinolo “doc” di Chiesanuova dona ai suoi piatti. Tutti gli altri sono pinocchiate, pinoccoli, o pinocchi forse derivati dalla forma del seme simile ad un piccolo naso allungato che ci riporta a Pinocchio, la marionetta di Collodi che raccontava tante bugie e fra queste forse il gusto fra pinolo e pinolo…."
di Redazione
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