Le notizia false, dette anche “bufale”, con lo sviluppo dei vari social network stanno prendendo campo sempre di più al punto che oggi è diventato difficile riconoscere una notizia vera da una falsa.
Ma perchè si sono sviluppate così tanto e da dove origina il nome bufala per indicare una cosa falsa?
Si sono sviluppate tantissimo perchè molti le usano per dirigere l’opinione pubblica e strumentalizzarla ed infatti la maggioranza delle bufale sui social network riguardano temi come i migranti, i vaccini, i politici.
E mirano a screditare cose o persone approfittando del fatto che oggi per diffondere una notizia basta premere il tasto condividi ed è già diffusa, in pochi si prendono la briga e il disturbo di metterci un minuto in più e fare due ricerche per vedere se stanno condividendo una notizia falsa o una vera, siamo diventati tutti molto più superficiali e questo aiuta chi sparge notizie false.
Ci sono siti on line antibufale e, se quando vedete una notizia strana, provate a scrivere su Google il titolo della notizia con accanto la parola bufala vi viene subito fuori se è una bufala o meno, basterebbe essere tutti un poco più attenti e in rete circolerebbero molte meno falsità.
A noi sembrano innocue ma non lo sono, spesso formano idee di molte persone portandole, nei casi più gravi e diffusi, anche a pensarla diversamente su diversi argomenti sociali e non e a volte hanno anche portato qualche persone diffamata ingiustamente al suicidio. Ma perchè si dice bufala?
Una risposta certa non esiste ma ci sono due o tre teorie molto probabili. La prima riguarda la tradizione popolare citando la bufalata, un palio dai toni carnevaleschi, una gara di bufali che si teneva nei tempi antichi a Firenze e che era accompagnata da canti burleschi.
Gli scherzi, in questo caso, vengono associati alla presa in giro, alla storia inventata. Un’altra ipotesi cita una vecchia espressione del dialetto romanesco: “Arifilà ‘na bufola”, ossia “truffare qualcuno vendendogli a prezzo elevato un bene di poco valore”.
Questo modo di dire romanesco si è poi diffuso in tutta Italia e si collega al fatto che, nella Roma antica, la bufala era ritenuta un animale di scarso valore. Le carni più pregiate erano, infatti, quelle di maiale e di vacca.
I macellai, al fine di guadagnare qualcosa in più, imbrogliavano i clienti e vendevano carne di bufala, un animale molto più diffuso, al posto di quella di mucca.
Quando gli avventori si rendevano conto della truffa si lamentavano esclamando “E’ una bufala!!!”.
Un’altra teoria afferma che la locuzione bufala si deve a uno dei più vecchi modi di dire italiani, “menare per il naso come una bufala”. I bufali venivano, in effetti, tirati a forza afferrandoli per l’anello attaccato al naso; allo stesso modo, con una notizia falsa, si può portare a spasso il credulone, trascinandolo proprio come il grosso bovino.
Con il termine bufalo si usa, infatti, indicare un individuo carico di grettezza, ottusità e ignoranza. È convinzione popolare che si possono prendere per il naso solo gli stolti, gli ingenui, gli sciocchi e i creduloni.
Per estensione, solo questo tipo di persone possono credere ciecamente alle storie contraffatte. Se però vi piace dire e spargere bufale allora vi invito al “campionato italiano della bugia” dove dire bugie e bufale è considerato un pregio e non fa male a nessuno, anzi, è una cosa molto divertente e artistica.
L’associazione accademia della bugia organizza questo concorso da 41 anni alle Piastre (PT) e le tre bugie più grosse vincono rispettivamente il bugiardino d’oro, d’argento e di bronzo (nella foto vedete Filippo Canali vincitore di uno di questi premi per la sezione letteraria).
Venerdì 7 luglio alle 21 a Sesto Fiorentino l’associazione “Pinocchio a casa sua” in collaborazione con l’accademia della bugia organizza in piazza IV Novembre la selezione per questa sfida di bugie e il vincitore accederà direttamente alla finale che si terrà il 6 agosto alle Piastre.
Per partecipare alla serata a Sesto e raccontare la vostra bugia sul palco potrete presentarvi direttamente in piazza la sera stessa oppure, meglio, prenotarvi mandando una mail con nome e cognome all’indirizzo pinocchioacasasua@gmail.com. Io ci sarò…voi venite a raccontare la vostra bugia?
© RIPRODUZIONE RISERVATA