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giovedì 12 Dicembre 2024
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    “Vi racconto come sono uscito dal demone del gioco d’azzardo”

    Questa settimana nella mia rubrica ho deciso di trattare il tema del gioco d’azzardo patologico ossia il non riuscire a smettere di giocare d’azzardo, questo è un disturbo del comportamento che rientra nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli impulsi.

     

    Per trattare questo tema ho deciso di intervistare una persona che ne ha sofferto per anni e che probabilmente conoscerete, si chiama Daniele Raco, fa il cabarettista e lo ricorderete in programmi come Zelig.

     

    Io e Daniele ci siamo conosciuti circa 25 anni fa quando partecipammo al concorso nazionale del cabaret a Torino, devo dire che stando lontano, io a Firenze e lui a Genova, le nostre strade si sono incrociate poche volte, due o tre in tutto, ma lui è sempre stato una persona disponibile e lo è stato anche stavolta quando gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia di dipendenza dalle macchinette slot machine.

     

    Quando hai iniziato a giocare e perchè lo hai fatto?

     

    "Ho cominciato durante un tour estivo di Zelig 9 anni fa circa per ingannare la noia nei pomeriggi, non mi sembrava nulla di sconveniente e l’ho fatto tranquillamente alla luce del sole e dopo due mesi ero già dipendente. Quella della dipendenza dal gioco è una malattia emozionale progressiva che prende dentro e piano piano si aumenta sia il tempo in cui si gioca che le somme che si giocano, alla fine il tempo impiegato a pensare al gioco diventa tantissimo durante una giornata".

     

    Quanto giocavi ogni giorno?

     

    "C’è chi gioca 1 euro alla volta ma possono essere anche centinaia di euro poichè con le nuove macchinette, le VLT, puoi mettere anche banconote da 100 e 200 euro alla volta".

     

    Cosa sono le VLT?

     

    "Le VLT sono slot collegate in rete con la possibilità di vincere un maxi premio di 500.000 euro ma la probabilità di vincerlo è la stessa di quella di andare nello spazio…".

     

    Cosa ha danneggiato il gioco nella tua vita?

     

    "Ho litigato con le persone che avevo intorno in quel periodo, ho litigato e sciupato il mio rapporto con le persone con le quali facevo Zelig arrivando a giocarmi anche le possibilità di lavoro, ho intaccato i rapporti familiari e gli amici. Il gioco è una malattia che si basa sull’autodistruzione per cui al demone del gioco sacrifichi tutto, ti interessa solo giocare e non è nemmeno importante vincere alla fine perchè anche se vinci sai già che rigiocherai tutto ciò che hai vinto perchè non puoi più farne a meno".

     

    Quando i tuoi familiari hanno scoperto questa tua malattia cosa hanno fatto?

     

    "Io non sono stato scoperto, alla fine l’ho detta io la verità perchè ero saturo di bugie e di menzogne ed in quell’occasione la mia compagna è stata straordinaria perchè, non seguendo il consiglio di tutti, non mi ha cacciato da casa ma è stata ad osservare il mio percorso di recupero. Mi ha controllato senza essere pressante e mi ha ridato fiducia, ha sopportato i cambi di umore durante tutto il periodo della disintossicazione perchè questa è una vera e propria tossicodipendenza. Ci sono giorni in cui sei nervoso, proprio come quando si smette di fumare o di drogarsi".

     

    Quale percorso hai fatto per uscirne?

     

    "Ho contattato uno dei tanti gruppi di mutuo auto-aiuto dove tanti giocatori si aiutano fra di loro. Facciamo diversi incontri settimanali e parliamo delle nostre difficoltà aiutandoci l’un l’altro".

     

    Puoi darci dei riferimenti se qualche lettore pensasse di averne bisogno come fa a contattarli?

     

    "Ce ne sono tanti in rete, ci sono i giocatori anonimi (www.giocatorianonimi.org), ma si possono contattare anche le ASL di riferimento tramite il SERT che fanno percorsi apposta per curare queste patologie, on line si trovano anche manuali da leggere tipo questo. Alla fine l’importante è chiedere aiuto".

     

    A chi consiglieresti di chiedere aiuto tu che ci sei passato?

     

    "La cosa che posso dire è di provare a uscire fuori dal proprio corpo e guardarsi giocare come fossi una terza persona e lì capisci se hai un problema col gioco o no, guarda quanto tempo pensi e dedichi al gioco e quanto invece alla vita vera, quello è l’unico modo per decidere di fare qualcosa, cerca in rete, chiama il dottore, il parroco, i familiari, gli amici e chiedi loro aiuto perchè chiedere aiuto non è mai disonorevole".

     

    Da quanto tempo hai smesso?

     

    "Io non dico che ho smesso, io dico che non gioco da un anno 11 mesi e 7 giorni, sono un giocatore non attivo e, proprio come le sigarette, devo stare attento a non giocare di nuovo o potrei cascarci nuovamente".

     

    Perchè hai smesso?

     

    "Perchè avevo solo due strade davanti o mi suicidavo per spegnere i rumori e le luci che avevo in testa oppure tornavo a casa e rimettevo a posto la mia vita e così ho scelto di smettere perchè ero arrivato davvero in fondo alla sofferenza. Gli amici che conoscevano la mia difficoltà non mi hanno abbandonato. Poi ho chiesto scusa e riallacciato i rapporti con Zelig ed il mio lavoro. Ho avuto la fortuna di trovare persone straordinarie come Giancarlo Bozzo, Gino e Michele, Roberto Bosatra, cosa non proprio scontata nell’ambiente dello spettacolo".

     

    Dietro tutta questa sofferenza cosa hai trovato di positivo?

     

    "Intanto diciamo che io non sono più lo stesso Daniele di prima, sono cresciuto, migliorato e più felice. Poi ne parlo nei miei spettacoli a giro invitando la gente che pensa di avere un problema a chiedere aiuto. Grazie a questa esperienza ho anche scritto un libro autoprodotto che si intitola “La gallina” e che parla proprio del demone del gioco, da questo libro poi è stato estratto anche uno spettacolo che debutterà il prossimo 18 marzo al teatro Garage a Genova".

     

    Perchè la gallina?

     

    "La gallina è il nome che i giocatori hanno dato a una slot machine molto conosciuta che si chiama play fowl perchè le icone di questa slot sono tutte immagini della fattoria, gli animali, le uova d’oro, il pagliaio… e i giocatori la chiamano appunto la gallina, ma nel mio libro c’è anche il doppio senso che i giocatori sono galline da spennare".

     

    Ci racconti in breve la storia del libro e dove possiamo acquistarlo?

     

    "Il libro narra la storia di cinque giocatori che si aiutano fra di loro a vincere il demone del gioco e il demone nel mio libro parla, ha pensieri propri, racconta la sua storia, insomma il demone è a tutti gli effetti uno dei protagonisti del libro. Per acquistarlo, essendo autoprodotto, dovete andare sul mio sito (www.danieleraco.com) e lo potete ordinare da lì, tra l’altro nella sezione video trovate anche uno sketch su questo che si intitola cabarettisti anonimi".

     

    C’è una domanda che di solito ti fanno sempre quando parli di questo e che io non ti ho fatto?

     

    "Sì, non mi hai chiesto quanto ho perso".

     

    Quanto hai perso?

     

    "Sette anni".

     

    Va bene, ho capito, grazie.

     

    Concludo questo articolo con una frase di Wilson Mizner, uno sceneggiatore americano che disse: "Gioco d'azzardo: il modo più sicuro di ottenere niente da qualcosa".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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