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venerdì 26 Aprile 2024
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    Il Natale… e il sindaco che vieta il latte caldo a chi dorme per strada

    Questa settimana nella mia rubrica vorrei parlare di diverse cose che hanno a che fare con il Natale, un’ordinanza, la mia lettera a Babbo Natale e una storia di Natale così da poter analizzare la stessa cosa da tre punti di vista diversi che però in realtà portano tutti alla stessa riflessione.

     

    L'ORDINANZA DEL SINDACO DI COMO

     

    Partiamo iniziando dal clamore suscitato dalla decisione del sindaco di Como Mario Landriscina di firmare un’ordinanza che vieta l’accattonaggio per il centro cittadino durante le feste di Natale e che, oltre a prevedere multe per clochard, mendicanti e venditori abusivi, ha portato anche a un episodio che la stessa Caritas di Como ha criticato.

     

    I vigili di Como, infatti, alcuni giorni fa hanno allontanato i volontari che da sette anni portano latte caldo e biscotti per strada ai senzatetto: il "gruppo colazioni" si ferma di solito davanti all'ex chiesa di San Francesco.

     

    Ed è proprio qui che la polizia municipale ha allontanato i volontari, facendo capire che la distribuzione delle colazioni avrebbe portato inevitabilmente a un bivacco, espressamente vietato dall'ordinanza del sindaco che, nei primi giorni di applicazione, ha portato, spiega il Comune, "a 10 multe, 6 sequestri di cartoni e di cappelli con i quali i questuanti chiedevano l'elemosina in maniera molesta e altri 17 sequestri di merce abusiva relativa a giocattoli di varia natura per un totale di 388 pezzi".

     

    Onestamente quest’ordinanza è parecchio discutibile, già queste persone hanno i loro problemi, hanno deciso per motivi loro di dormire in strada e ovviamente d’inverno è una scelta difficile e rischiosa poichè il freddo può e ha anche ucciso dei clochard in alcuni casi.

     

    A me pare che vietare ai volontari la distribuzione di latte caldo a chi è riuscito a sopravvivere per un’altra notte al freddo sia una scelta molto disumana.

     

    Multare chi non ha nemmeno i soldi per mangiare mi pare inutile e sequestrare loro il capello che usano per chiedere l’elemosina non riesco neanche a trovare una parola adatta per definirlo.

     

    Sotto le feste di Natale poi, in un Paese come l’Italia che si dichiara profondamente cattolico e che festeggia proprio durante il Natale la storia di un bambino povero che è costretto a nascere al freddo in una grotta scaldato da un bue e un asinello, la storia raggiunge il surreale.

     

    Si afferma che vedere la povertà disturba le persone durante gli acquisti di Natale e allora si contrastano i poveri, non la povertà come invece si dovrebbe, proprio nella festa a loro dedicata e che dovrebbe invece avere il senso dell’aiuto e della compassione.

     

    Si fa passare il messaggio che Natale sia fare acquisti e spender soldi e non riflettere sul senso profondo delle cose, si spostano i poveri e gli accattoni e si riempiono le città di presepi che inneggiano a un povero cristo, in tutti i sensi, che sta al freddo e che è poverissimo come simbolo di rinascita.

     

    Mi sa che questa umanità ha qualcosa da rivedere, ha molto da riflettere e parecchio da mettere in discussione.

     

    LA LETTERA A BABBO NATALE

     

    Ho deciso allora di scrivere anche io una lettera a Babbo Natale quest’anno e ho pensato a cosa avrei potuto chiedere e l’unica cosa che davvero mi sembra importante è la pace nel mondo, che fantasia direte voi, beh, certo è una cosa scontata e che piacerebbe a tutti ma ci siamo mai davvero fermati a riflettere sulla possibilità che questa cosa accada davvero?

     

    Voglio dire, lo sentiamo come un desiderio astratto o ci sentiamo partecipi del sogno? Ci sentiamo in grado di influire su una cosa apparentemente così tanto grande o ci sentiamo piccoli e inutili davanti a questi desideri immensi?

     

    Allora io ho riflettuto un poco e sono arrivato alla conclusione, del tutto personale ovviamente, che la pace nel mondo non è questa cosa così impossibile da realizzare e andrebbe incentivato il senso di potere delle persone comuni, ossia ciò che ognuno di noi può fare per realizzarla. Se è pace mondiale vuol dire che ognuno di noi è personalmente coinvolto ed è tenuto a metterci del suo e a fare il suo pezzettino altrimenti nulla potrà mai accadere.

     

    E allora qual è il nostro pezzettino per promuovere la pace mondiale? E’, secondo me, occuparsi del proprio spazio vitale, della propria città, del proprio quartiere, dei nostri vicini di casa, dei nostri colleghi di lavoro, soprattutto quelli che ci stanno antipatici e ci rovinano le giornate, preoccuparsi insomma di quelle persone che ci infastidiscono in qualche maniera, è un desiderare di crescere spiritualmente e insegnare agli altri con il nostro esempio di vita, per quanto sempre incompleto e migliorabile possa essere, a fare altrettanto, a impegnarsi in pima persona a creare il mondo che vorresti vedere, i rapporti umani che vorresti avere e l’amore che vorresti ricevere.

     

    E allora ho capito che a Babbo Natale non bisogna chiedere così genericamente la pace nel mondo, ma bisogna far sì che ognuno di noi si senta in grado di, nella possibilità di e nel potere di, insomma che ognuno di noi decida di occuparsi di sè stesso e di mettersi poi in relazione pacifica e armoniosa con tutti gli altri.

     

    E allora a Babbo Natale invece di chiedere di portarci qualcosa dovremmo seriamente chiedergli di portarci via qualcosa.

     

    Caro Babbo Natale quest’anno ti chiedo per piacere di portarmi via l’invidia che ogni tanto mi assale e mi sciupa il sonno la notte.

     

    Ti chiedo di portarmi via la rabbia che ogni tanto arriva quando mi altero e mi fa trattare male le persone accanto a me senza volerlo veramente fare.

     

    Ti chiedo di portarmi via l’indifferenza che fa sì che ogni tanto mi dico che non vale la pena aiutare tutti e che non posso essere responsabile nè risolvere io tutti i mali del mondo.

     

    Ti chiedo di portarmi via il senso di frustrazione che a volte fa sì di farmi sentire inutile, impotente davanti alle ingiustizie e non in grado di lottare e di fare la differenza impegnandomi in prima persona.

     

    Ti chiedo di portarmi via l’indolenza che mi ostacola nelle azioni e mi fa pensare che se sto fermo va bene lo stesso perchè in fondo, una piccola azione in più o in meno, che cosa può cambiare nell’immensità della sofferenza che c’è al mondo?

     

    Ti chiedo di portarmi via l’ipocrisia che fa sì che io a volte riesco ad aiutare qualcuno solo perchè mi piace essere ringraziato e perchè mi fa sentire utile.

     

    Ti chiedo di portarmi via la cattiveria che prende all’improvviso e mi fa fare cose che non vorrei e delle quali poi mi pento.

     

    Ti chiedo di portarmi via il razzismo che mi assale a volte senza che io lo desideri e mi porta magari a discriminare qualcuno in qualche maniera, aiutami a capire che ognuno ha dentro di sè questo sentimento ma che la differenza sta nel volerlo stanare e togliere invece che nell’assecondarlo considerandolo normale.

     

    Ti chiedo di portarmi via l’apatia che mi spinge a riposarmi quelle volte che dovrei invece combattere.

     

    Ti chiedo di portarmi via l’arroganza che a volte mi fa sentire superiore agli altri e che ostacola tanto il processo di automiglioramento.

     

    Ti chiedo di portarmi via infine la sensazione che nella mia vita non faccio mai abbastanza e di aiutarmi a capire che le piccole azioni sono importanti e che tante piccole azioni formano un carattere, un modo di essere e alla fine formano un essere umano compassionevole.

     

    LA STORIA DI NATALE

     

    Siccome però tutte queste cose andrebbero trasformate in azioni vi racconto una piccola storia che mi è capitata proprio sotto Natale due anni fa e che mi ha aiutato a riflettere.

     

    Con mia moglie andai in centro a vedere gli addobbi di natale e i mercatini in Santa Croce. Appena arrivati in piazza vedemmo che c’era un ragazzo che suonava, siccome faceva un gran freddo gli abbiamo offerto un vin brulè per riscaldarlo.

     

    Poi, verso sera sul tardi abbiamo trovato una signora anziana che chiedeva l'elemosina vicino a Ponte vecchio e ho deciso di darle pochi spiccioli, ma quando ha detto grazie e ha sorriso ho sentito un gran dolore, non lo so spiegare, ma era dello stesso tipo di quando si torna dalle missioni all'estero coi clown-dottori della mia associazione, come se la vita di una persona ti entrasse dentro e ti spiegasse tutto a mo' di schiaffo, ho percepito che quella donna non se lo meritava, nessuno ovviamente se lo merita, ma la sensazione era che aveva freddo ed era arresa più del solito.

     

    Le abbiamo portato così due paste dolci e un latte caldo, mi sono avvicinato, messo in ginocchio accanto a lei, e le ho detto che le avevamo preso una cosa per il freddo. Lei ci ha detto grazie ma c'era di più.

     

    Ovviamente non possiamo salvare il mondo da soli ma anche per questo fregarsene di tutto e di tutti non mi pare una buona soluzione.

     

    La vita ogni volta mi dice e mi fa capire che è giusto fare così. Salutiamo la signora, facciamo cento metri e troviamo a terra 10 euro, ossia 3 € per il vin brulè, 1,50 € l’elemosina e 5,50 € per le due paste col latte caldo, io e mia moglie abbiamo fatto da tramite, chissà chi ha offerto queste cose, magari uno che non dà mai niente, magari il sindaco di Como in visita a Firenze per le feste, o forse no, chi lo sa?

     

    Questa è la magia che ti fa sperare che un giorno tutto possa sistemarsi nel modo giusto.

     

    Buon Natale a tutti voi

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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