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giovedì 8 Maggio 2025
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    Villa Chigi Saracini: “Il Comune faccia una proposta di acquisizione”

    Lettera aperta al sindaco Fabrizio Nepi: "Un complesso che deve tornare nella disponibilità della popolazione"

    CASTELNUOVO BERARDENGA – Una lunga lettera aperta, rivolta al sindaco di Castelnuovo Berardenga Fabrizio Nepi.

     

    A scriverla è Fosco Vivi, castelnovino innamorato del suo territorio. E di Villa Chigi, al centro dei suoi pensieri. Una lunga riflessione condivisa da molti castelnovini, indirizzata al sindaco appena re-incaricato. E tesa a un obiettivo: ridate Villa Chigi a Castelnuovo.

     

    "Con questo messaggio – scrive Vivi – ci rivolgiamo al sindaco di Castelnuovo e a tutto il consiglio comunale per esortarli ad una presa di posizione sul futuro di Villa Chigi Saracini. La società Sansedoni Spa, proprietaria della Villa ha fatto richiesta di concordato preventivo e da questo momento il suo destino e quello dei lavoratori è nelle mani dei creditori".

     

    "Noi ci auguriamo delle soluzioni positive – precisa – soprattutto per i dipendenti, ma bisogna pensare anche al patrimonio immobiliare e Villa Chigi è in cima ai nostri pensieri. Abituati all’inutilizzo di questo straordinario patrimonio, non pensiamo a quali possibilità potrebbero aprirsi ridando nuova vita alla Villa e al Parco".

     

     

    "La mappa – prosegue – indica chiaramente che la superfice del complesso è nettamente superiore a quella del centro storico castelnovino (circa 3 ettari contro 2) al quale risulta contiguo. Oltre alla superfice, va sottolineata la qualità contenuta nel complesso, oltre 2 ettari di parco con piante di alto fusto e di indubbio valore botanico, vialetti, prati, eppoi le numerose ed importanti sculture di Tito Sarrocchi e Vico Consorti, pensate come galleria ideale della musica. Una condizione microclimatica unica e migliore di quella del paese, sia in estate che d’inverno".

     

    "Poi la Villa – continua Vivi nella sua descrizione – la cappella gentilizia, il tepidarium, il laghetto, la limonaia, il viadotto a tre arcate, tutti elementi di valore e praticamente inutilizzati da decine di anni. Come definire questo stato di cose, uno scempio controllato, un controllo sopportato? Noi crediamo che tutto il complesso possa e debba tornare nella disponibilità della popolazione, come forse avrebbe voluto il Conte Guido Chigi, quando con la convenzione lo consegnò nelle mani pubbliche del Monte dei Paschi di Siena".

     

    "Le vicende della privatizzazione della banca – riprende la riflessione – della Fondazione ed infine il passaggio a Sansedoni Spa, hanno tolto la Villa dalla disponibilità pubblica. Noi pensiamo che il Comune di Castelnuovo Berardenga che già in passato ha mostrato un interesse reale verso l’acquisizione del complesso di Villa Chigi, debba rompere gli indugi e tramite una determina consiliare, formulare una chiara ed ufficiale proposta di interesse all’acquisizione".

     

    "Questo atto – si ribadisce – chiarirebbe a tutti i soggetti interessati, presenti e futuri la volontà pubblica e potrebbe consentire l’apertura di una trattativa nella quale, siamo certi, potremmo portare importanti argomenti. Non sta a noi esplicitare gli argomenti della trattativa, siamo convinti che il patrimonio comunale inutilizzato e una certa disponibilità derivante da un ottimo bilancio, siano basi importanti. Villa Chigi potrebbe diventare il centro della vita pubblica del nostro comune, municipio, ambienti museali e il Parco un grande spazio per iniziative culturali e ludiche, forse un luogo dove realizzare quelle economie utili alla sua manutenzione".

     

     

    "Non pensiamo di proporre una delle tante ipotesi di programmazione amministrativa – si chiarisce – ma l’occasione per una decisione storica che segnerà per decine di anni la vita della Berardenga. Per troppo tempo il capoluogo è stato privato del suo insediamento e del suo spazio più importante, quasi non vi fosse bisogno di un grande intervento, capace da solo di rivitalizzare e cambiare il volto di un paese e di una comunità".

     

    "Anche in questo caso – è la conclusione – non sta a noi individuare tutte le straordinarie potenzialità sulle quali lavorare, ma pare persino superfluo indicare Il Parco e la Villa come il terminale naturale dei flussi turistici organizzati e di quelli spontanei che risultano i più frustrati dalla chiusura del complesso e attorno ad essi produrre quelle attività di servizio che possono garantire l’economicità della scelta".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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