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venerdì 29 Marzo 2024
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    Salviamo le api… dall’uomo: proteggiamole e diamo loro una “casa”

    L’importanza delle api è sempre più manifesta ed evidente e la tematica sta suscitando, per fortuna, maggior interesse, sia da parte delle istituzioni, che degli agricoltori, ma anche dei singoli cittadini.

     

    Fin dalla Preistoria l’uomo usufruisce del lavoro delle api, grazie alle quali utilizza i prodotti dell’alveare e, soprattutto, è possibile la riproduzione delle piante grazie all’impollinazione.

     

    Non in tanti si rendono conto che gran parte della nostra alimentazione si basa sulla fondamentale attività di questi animali che, per quanto spesso inducano timore o diffidenza, sono in realtà nostri grandi alleati.

     

    Le api sono spesso ricordate, oltrechè per la loro socialità, anche per l’operosità con cui svolgono il loro lavoro, ci basti pensare che per produrre ½ kg di miele decine di migliaia di api percorrono nel complesso 85.000 km, visitando oltre 2milioni di fiori.

     

    Grazie a questi insetti possiamo nutrirci col miele, degustare l’idromele (bevanda alcolica che deriva dalla fermentazione del miele), ma anche utilizzare la benefica propoli o la cera d’api per creare saponi e creme per il corpo del tutto naturali.

     

     

    Inoltre, le api sono un ottimo mezzo per avvicinare i bambini all’agricoltura, poichè insegnano loro ad agire con cautela e concentrazione, ottenendo i frutti del campo e del loro lavoro; sono altresì utilizzate dai servizi sociali per coinvolgere cittadini con disturbi, disabilità o dipendenze, dal momento che aiutano le persone a estraniarsi dai loro problemi, focalizzandosi sulla colonia e sulla sua attenta e pacata gestione.

     

    Le api sono uno strumento prezioso dalle mille sfaccettature, ma, purtroppo, la loro salute ultimamente è molto minacciata.

     

    Tra i più importanti fattori responsabili del loro declino dobbiamo elencare in primis l’utilizzo smisurato di pesticidi, erbicidi e insetticidi, che intossicano l’ambiente; l’assenza di biodiversità presente nei nostri campi, spesso specificatamente coltivati con una o poche specie; la mancanza di specie floreali produttrici di nettare e polline; il cambiamento climatico; la presenza di patologie e parassiti nocivi alle colonie, come l’acaro Varroa destructor, specie asiatica importata accidentalmente negli anni ‘80, che, essendo un parassita esterno, si nutre delle pupe e degli adulti indebolendoli e facendoli perire per l’insorgenza di altri virus o malattie.

     

    Il tracollo improvviso di una colonia e la drastica diminuzione delle popolazioni di api è stata definita “Sindrome dello Spopolamento degli Alveari” ed è un fenomeno globale purtroppo molto preoccupante. Infatti, ogni anno nel mondo si perdono milioni di colonie, causando un negativo effetto a cascata in tanti altri ambiti.

     

    La superfamiglia degli Apoidei non si limita alle specie che gli apicoltori allevano nelle arnie e da cui raccolgono il miele, infatti ci sono molte altre specie che sono dette “api solitarie”.

     

    Questo nome deriva dal fatto che non sono sociali e che quindi non vivono in colonie, cosa che può erroneamente renderle meno affascinanti, e sono certamente meno note anche per il fatto che non producono miele. Nonostante ciò, la loro importanza come impollinatrici è altrettanto rilevante!

     

    Anche queste specie risentono dei problemi ambientali di quelle allevate e sono a rischio di estinzione.

     

    È di assoluta importanza riconoscere il valore delle api come erogatrici di servizi ecosistemici e progettare habitat sani e vantaggiosi per loro. Ognuno di noi può contribuire alla salvaguardia di queste specie!

     

    (Ringrazio la dottoressa Annalisa Andreani, entomologa di Firenze, che mi ha suggerito tutte le indicazioni tecniche contenute nell'articolo)

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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