Con l’inizio della nuova stagione e l’arrivo della primavera molti di noi avvertono il desiderio di intraprendere nuove attività e prendersi più cura di sè. Rispolveriamo la nostra bicicletta, tiriamo fuori le scarpe da corsa oppure acquistiamo alimenti diversi e pensiamo ad una nuova dieta.
Tuttavia, nonostante i buoni propositi, spesso dopo una parentesi più o meno breve, torniamo alle nostre vecchie abitudini.
La motivazione iniziale si scontra presto con gli impegni della giornata, la stanchezza, lo stress, i nostri malumori, la fatica o semplicemente le distrazioni. Già, perchè per molte di queste attività i benefici si notano sul medio periodo, mentre i “costi” sono evidenti fin dall’inizio.
Riuscire a perseguire tali propositi in maniera continuativa è senz’altro una sfida complessa che richiede la capacità di regolare attenzione, emozioni e comportamento, finalizzandoli al raggiungimento dei nostri obiettivi. In una parola, quello che gli psicologi chiamano “self-control”.
E’ esperienza comune, all’inizio di una nuova dieta o di un’attività sportiva, essere pungolati da distrazioni o “tentazioni” varie che cerchiamo di reprimere. La ricerca ci mostra che questo atteggiamento, ovvero di scacciare certe distrazioni e tentazioni, oltre che faticoso, rischia di essere controproducente. [1] Cosa c’è di meglio del non dover pensare alla cioccolata per essere invasi da mille squisite immagini su di essa?
Fortunatamente giunge in soccorso un recentissimo studio [2]. Secondo gli autori, la chiave di risoluzione del problema è riuscire a trasformare l’attività intrapresa in un’abitudine. Non più quindi una decisione da rinnovare ogni qualvolta ci accingiamo a calzare le scarpe da ginnastica e reprimendo le voglie del momento. Infatti, le persone che più riescono a rispettare i loro propositi sono quelle che meno utilizzano tale strategia di repressione e cercano invece di rendere l’azione il più possibile abituale ed istintiva.
I comportamenti intenzionali e quelli routinari fanno parte di processi psicologici diversi: mentre i primi richiedono l’attivazione di una rappresentazione mentale dell’obiettivo da raggiungere e lo sviluppo di una decisione cosciente, i secondi sono risposte automatiche innescate da caratteristiche dell’ambiente anche in assenza di un’intenzione consapevole [3].
In poche parole, come primo passo si tratterebbe di riuscire a pianificare la nostra attività mantenendo il più possibile costanti le condizioni della sua esecuzione. Strutturarla così da lasciare invariati luoghi e tempi in cui ci dedichiamo ad essa.
Sgombrare in anticipo il campo da possibili distrazioni, così da non affrontarle sul momento, cedendo a confronti tra ciò che vorremmo e ciò che ci tenta. Un processo questo che di fatto impedisce il trasformarsi in routine del nostro proposito. Non deleghiamo quindi la scelta di andare a correre o meno alla voglia del momento!
All’inizio rendere routinario il perseguimento del nostro obiettivo richiederà uno sforzo di attenzione, concentrazione e pianificazione, ma presto, in maniera circolare, saranno la stessa attenzione e concentrazione ad essere rafforzate dal carattere abituale dell’azione stessa.
Dunque, che si tratti di iniziare uno sport o una dieta, nessuna prova di forza o addirittura di carattere, piuttosto, una specie di rituale da scoprire e coltivare.
Consapevoli, come scriveva Saint-Exupery, che proprio il rito è ciò “che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”.
[1] Hagger MS, Wood C, Stiff C, Chatzisarantis NLD. Ego depletion and the strength model of self-control: A meta-analysis. Psychological Bulletin. 2010; 136(4):495–525.
[2] Galla, B. M., & Duckworth, A. L. (2015). More than resisting temptation: Beneficial habits mediate the relationship between self-control and positive life outcomes. Journal of Personality and Social Psychology.
[3] Wood W, Neal DT. A new look at habits and the habit-goal interface. Psychological Review. 2007; 114:843–863
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