Cosa farebbe Gesù se scendesse oggi sulla nostra Terra? Di chi si prenderebbe cura? Quali risposte potrebbe dare ai tanti mali che ci affliggono? E soprattutto quali domande ci rivolgerebbe?
Ascanio Celestini, tra i più importanti autori e attori del teatro di “impegno civile”, prova a raccontarcelo nel suo ultimo monologo, “Laika”, in programma giovedì 14 gennaio al Teatro Alfieri di Castelnuovo Berardenga.
A Celestini il physique du role certo non manca. Barba lunga, capelli arruffati e, come lui stesso sottolinea, la giusta altezza: “Non molti ricordano che nel Vangelo si afferma che Cristo è basso, o per lo meno non all'altezza degli sguardi di molti. E io corrispondo in pieno”.
Sarà un Gesù certamente “apocrifo”, non vedente, assai distante dall’immagine ufficiale che la Chiesa ha costruito e divulgato nel corso dei secoli.
Molto più sociale che spirituale, più umano che divino, attento agli ultimi, a chi oggi vive ai margini della società.
Non a caso, affacciato da una palazzina su un supermercato, il Gesù di Celestini prende a cuore il destino di un senzatetto africano, simbolo di un’umanità dimenticata, e per lui sarà pronto a immolarsi. Fa amicizia con una prostituta, con un’anziana in stato confusionale.
Un Cristo che cerca di saperne di più dei poveri cristi del nostro quotidiano, di “un’umanità che non cambia il mondo ma se lo vive e basta”.
Sul palco, accanto a Celestini, il fisarmonicista Gianluca Casadei ad interpretare l’apostolo Pietro, una sorte di Caronte che attraverso la voce di Alba Rohrwacher cerca di spiegargli chi e cosa siamo diventati in questi duemila anni.
Il Gesù di Celestini ci fa riflettere, giovedì 14 gennaio al teatro di Castelnuovo, e lo fa con uno sguardo ironico e dissacratorio, come sua abitudine.
Uno sguardo diverso dal consueto sulle sofferenze e sulle difficoltà delle tante cavie umane (come la cagnolina Laika a cui è intitolato lo spettacolo) che affollano il nostro tempo.
Lui, cieco, ci svela la nostra cecità di fronte a un mondo che abbiamo davanti agli occhi e di cui, troppo spesso, neanche ci accorgiamo.
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