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giovedì 28 Marzo 2024
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    “I ragazzi del ’25”: un coro che in realtà è una seconda famiglia

    Questa settimana vorrei parlarvi di una bella realtà che esiste a Scandicci oramai dal 2001 ed è il coro “I ragazzi del ‘25”, un coro di anziani diretti magistralmente e con amore dalla loro direttrice Annalisa Bambi.

     

    Ho intervistato Annalisa per capire meglio come è nato questo bel progetto e le motivazioni che l’hanno spinta a creare questo coro.

     

    Annalisa quando e come è nato il coro “I ragazzi del ’25?”

     

    “E’ nato nel 2001, dovete sapere che il mio babbo organizzava per gli anziani dell’MCL Aurora di Scandicci ogni anno uno o due pranzi gratuiti e io andavo a cantare. Un anno mi venne l’idea di far provare a cantare direttamente gli anziani che partecipavano alla cena e fu un gran successo. Dopo qualche anno poi mio padre restò vedovo e spesso era solo e anche triste nonostante conoscesse tantissime persone perchè era stato maestro elementare e aveva insegnato a quasi tutti i bambini di Scandicci facendo ripetizioni a casa sua”.

     

    Permettetemi adesso un piccolo inciso fuori tema a ricordo del Maestro Giulio Bambi, una persona a cui ho voluto molto bene perchè anche io ero uno dei bambini che andava a studiare a casa sua il pomeriggio.

     

    Sono stato a fare ripetizioni, compiti e lezioni a casa sua per tutta la durata delle elementari. Era un uomo buono e generoso che apriva la casa a tantissimi bambini e aveva creato un doposcuola davvero bello dove si studiava in armonia e lo ricordo davvero con tanto affetto.

     

    Penso che questo coro in parte si origini anche nell’insegnamento del babbo di Annalisa che ha imparato fin da subito a relazionarsi con tanti bambini a casa sua nei pomeriggi di studio.

     

    Dicevamo…tuo padre era rimasto solo…

     

    “Si, quando mio padre è restato solo ho dovuto fare i conti con la solitudine degli anziani e ho desiderato così creare un posto di aggregazione dove loro, per la maggioranza rimasti a vivere da soli, potessero creare legami, sentirsi ancora utili e parte della comunità e farlo divertendosi e facendo divertire gli altri e un coro di anziani che cantava canzoni allegre, faceva concerti gratuiti in case di riposo e serate danzanti mi è sembrata subito una bella idea. Anche se tutti mi dicevano che non avrebbe funzionato io sono andata avanti e ho voluto provare a realizzare questa cosa”.

     

    Come hai fatto a coinvolgere i primi appartenenti al coro?

     

    “Ho chiamato alcuni anziani che conoscevo già per aver fatto volontariato insieme. Piano piano iniziarono a partecipare, le prime prove le facevamo in casa, loro si divertivano molto, poi si è sparsa la voce e siamo diventati un coro di ben 30 elementi, ci serviva un luogo più grande per fare le prove e il circolo Aurora di Scandicci ci ha offerto gratuitamente dei locali per far le prove una volta a settimana da ottobre ad aprile. La partecipazione è libera e gratuita, facciamo appunto una prova alla settimana e circa un concerto al mese, tutto in totale gratuità per chiunque, non siamo nemmeno un’associazione ma semplicemente un gruppo di persone che si divertono a cantare insieme per socializzare e stare meglio, non solo di umore ma anche di salute perchè essere attivi e partecipi alla società fa stare meglio anche il corpo oltre allo spirito”.

     

    Annalisa, possiamo quindi dire che il vostro coro è una specie di famiglia grande ed accogliente?

     

    “Si, il coro è piano piano diventato sempre più famiglia per chi era solo, andiamo insieme anche a mangiare una pizza o al cinema”.

     

    C’è un desiderio che ancora non sei riuscita a realizzare col tuo coro?

     

    “Si, in realtà un desiderio che ancora non si è realizzato è quello di riuscire anche a formare una coppia tra due appartenenti al coro, ma non dispero di riuscirci prima o poi”.

     

    So che insieme alla tua famiglia (marito, un bambino e una bambina) li portate anche in ferie una volta all’anno, come è nata questa idea?

     

    “Tre anni fa con mio marito ci dicemmo: perchè non li portiamo in ferie una volta? Potrebbe essere bello, loro sono soli e probabilmente da soli non vanno in ferie. Per caso poi (ma niente avviene per caso) abbiamo conosciuto un albergatore di San Marcello Pistoiese che tiene il suo albergo aperto tutto l’anno e che ospita a prezzi convenienti alcuni anziani soli della zona come residenti fissi, una specie di piccola casa di riposo privata in un albergo normalissimo. Li aiutano, cucinano per loro, li accompagnano a fare visite mediche… . Chiedemmo allora al proprietario se ci faceva un buon prezzo e organizzammo la prima vacanza di quattro o cinque giorni, stiamo tutti insieme, si canta, si mangia, si gioca a tombola e si sta insieme, in tutto ogni anno portiamo circa 15 persone appartenenti al coro”.

     

    Ovviamente alcuni appartenenti al coro ogni tanto vi lasciano, come vivono il distacco gli altri appartenenti?

     

    “Con tristezza ma ovviamente sanno che può succedere. A un funerale di uno di loro misero la maglia del coro in chiesa sulla bara, si salutano con affetto come ogni famiglia fa insomma, ma la cosa straordinaria è che non restano mai soli nemmeno in queste occasioni tristi. Inoltre la musica riaccende i centri nervosi, ci è capitato che qualche vecchino che non parlava più che abbiamo trovato in casa di riposo durante un nostro concerto ha provato ad aprire la bocca e a seguire la musica, questa cosa fa bene sia a chi canta che a chi ascolta”.

     

    Ci saranno state di sicuro anche occasioni allegre e festaiole, ce ne racconti una?

     

    “Una volta con tutti i ragazzi del coro abbiamo fatto una festa a sorpresa per i 90 anni a uno di loro, che manca poco quando siamo saltati fuori gli prendeva un infarto. In quanti possono dire di aver avuto una festa a sorpresa per i suoi 90 anni da tutti i loro coetanei? Questa è la motivazione per cui ho creato e tengo a questo progetto, per la meraviglia della vita che si esemplifica nella semplicità dei gesti di ogni giorno che però da anziani e vedovi non sono per niente scontati. Un’altra volta mentre stavamo cantando in un teatro serio uno dei ragazzi del coro mi chiede sottovoce: >"che hai una corda?” e io non capivo, poi quando capii gli chiesi: ”Ma a che ti serve una corda” e , mentre mi rispondeva “Mi calano i calzoni”, gli calarono davvero e rimase in mutande sul palco e giù tutti a ridere. Queste son le cose che rendono vita la vita anche a 90 anni…chi non vorrebbe restare in mutande sul palco a 90 anni facendo ridere una platea di persone? Ho cercato di dare significato alla morte dei miei genitori, fare qualcosa per chi c’era ancora e aiutare le famiglie, il sabato adesso hanno un impegno e una volta al mese facciamo un concerto”.

     

    Annalisa cos’è cambiato nella tua vita grazie al coro?

     

    “Nella mia vita è cambiato tutto perchè io avevo già fatto volontariato però questo è un progetto mio che mi ha fatto capire cosa fare nella vita e infatti inizierò a breve un corso per animatore di comunità e il sogno grande è aprire una casa famiglia per pochi anziani dove finire la vita in compagnia stando insieme”.

     

    Cosa vorresti dire a chi dice che per realizzare queste cose occorre una vita con tanto tempo libero a disposizione e non tutti ne hanno la possibilità?

     

    “A loro dico solo che io ho un lavoro, un marito, due figlie e la vita frenetica di chiunque altro oggi, solo che io ho fatto una scelta, ovviamente faccio delle rinunce ma non sono vere rinunce perchè mi torna talmente tanto indietro che non ci penso”.

     

    Cosa vuoi dire a conclusione di questa chiacchierata?

     

    “Voglio semplicemente dire che io sono grata alla vita per avermi fatto questo regalo e non mi sembra di aver fatto nulla per meritarmelo”.

     

    Il coro “I ragazzi del ’25 vi aspetta domenica 26 novembre prossimo alla manifestazione “Ospedale aperto” organizzata dalla mia associazione di clown dottori al piano terra dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri dalle 15 alle 18.30, venite numerosi ad applaudirli.

     

    Concludo con la frase dello psicologo e filosofo statunitense William James (1842/1910) che dice: “L’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa che duri più della vita stessa”.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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