GREVE IN CHIANTI – "Chiediamo un intervento deciso delle autorità di governo affinché la Spagna ci dia delle risposte certe, perché in questa triste vicenda non perdiamo solo noi genitori delle ragazze morte a Tarragona, perde una intera nazione che vede calpestati i diritti dei suoi cittadini".
A parlare, da Greve in Chianti, è Fabrizio Borghi. Lui, babbo di Lucrezia, quella splendida ragazza che insieme ad altri tredici giovani (sei erano studentesse come lei, italiane), il 20 marzo dello scorso è morta nell'incidente stradale sul pullman stava tornando a Barcellona da Valencia.
Erano in Erasmus, soggiorno studio. Ma lungo quella maledetta strada accadde quello che ogni genitore, nel profondo del cuore, teme spesso per i suoi figli. Ma che scaccia sempre indietro, per permettergli di sognare e volare.
Qualcosa per cui, addirittura, per la seconda volta, martedì 19 settembre, un tribunale spagnolo ha detto che non ci sono colpevoli.
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"Il provvedimento emesso dal tribunale di Amposta – stavolta a parlare è Stefano Bartoli, legale della famiglia Borghi – nella persona del Giudice Eduardo José Navarro è del tutto illogico e in evidente contraddizione con le risultanze dell'istruttoria. Ma soprattutto è inaccettabile nella sua conclusione che, escludendo la responsabilità del conducente, unico indagato, rende di fatto questa tragedia priva di un colpevole: si tratta di un epilogo inaspettato che contribuisce ad aumentare il senso di disperazione che pervade le famiglie".
Non è voglia di trovare a tutti i costi un colpevole, bensì un sacrosanto desiderio di giustizia: "E' tutto l'iter del procedimento che lascia tante perplessità – prosegue l'avvocato Bartoli – il colpevole ritardo nell'audizione dell'autista che, trinceratosi dietro complicazioni di salute, ha avuto il tempo di rielaborare quanto dichiarato ai primi soccorritori, ovvero di essersi addormentato. E di allegare nuove giustificazioni".
E ancora, prosegue Bartoli, "l'assegnazione in prima istanza del fascicolo ad un giudice di prima nomina, il successivo diniego di ammissione di una serie di istanze istruttorie formulate dalla difesa delle famiglie, una seconda archiviazione giunta cinque mesi dopo l'interrogatorio dell'autista senza ulteriore attività istruttoria".
"Questo iniquo provvedimento – annuncia il legale – non fermerà né la voglia di verità che anima le famiglie né l'operato dei legali che con loro stanno combattendo questa battaglia; siamo già a lavoro con i corrispondenti spagnoli per depositare l'impugnazione presso l’Audiencia Provincial di Tarragona (assimilabile alla nostra corte d'appello) nella certezza che l'assoluta infondatezza del provvedimento costituisca già di per sé la fondatezza dell'impugnazione".
"Ma non solo – a concludere è il padre di Lucrezia – Auspichiamo un intervento deciso delle Università Italiane affinché pongano un veto ai rapporti con gli atenei spagnoli che hanno mostrato evidenti limiti di vigilanza sulle attività strettamente connesse a quelle di studio: il progetto Erasmus è una bellissima esperienza di vita e di studio, ma la Spagna in questo momento, vista questa esperienza, non garantisce adeguate condizioni di sicurezza e di legittimità".
di Matteo Pucci
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