TAVARNELLE (BARBERINO TAVARNELLE) – Insieme al Lions Club Barberino Montelibertas andiamo alla scoperta del territorio di Barberino Tavarnelle visto con gli occhi dei piĂą giovani. Per capirne ancora meglio sfumature, risorse, potenzialitĂ . Declinate da generazioni under 40.
E iniziamo con Filippo Cubattoli: tavarnellino “doc”, trentacinquenne, lavora per una software house.
Filippo ci viene subito in mente per il fantastico video pubblicato su Facebook lo scorso marzo: un montaggio di alcuni filmati girati quando lui era appena nato, che ci fanno rivivere la Tavarnelle di allora.
Uno splendido ricordo in onore del babbo Massimo, termotecnico a Tavarnelle, ben voluto da tutti, venuto prematuramente a mancare nel 2017. Proprio Massimo aveva fatto quelle riprese, ignaro che sarebbero diventate un “pezzo di storia”.
Filippo ci racconta piazza Matteotti: luogo simbolo del paese, sede del palazzo comunale (oggi in “coabitazione” con quello di Barberino), ritrovo di grandi e bambini.
“Quando ero piccolo in piazza c’erano le cabine telefoniche – inizia Filippo – Andavamo sempre a vedere se era rimasto qualche spicciolo: non davano il resto. Se trovavamo 200 lire, facevamo uno scherzo, chiamando un numero urbano… perchĂ© con i cellulari e le interurbane non c’era nemmeno da provare!”.
“Come ora – prosegue – la piazza era suddivisa su due piani, separati da alcuni scalini. Nella parte superiore c’erano le panchine, la vasca con i pesci rossi (che non sempre c’erano, non si sa perchĂ©) e i pini, che dissestavano il pavimento (ma i pinoli non si trovavano mai!)”.
“Nella parte inferiore – ricorda – c’era il parcheggio per le auto, che rimaneva vuoto solo il giovedì mattina, in occasione del mercato, quando la piazza prendeva (e prende tuttora) vita”.
“Durante le medie – ci dice – in estate aiutavo ad allestire i concerti in piazza. Il posto era piccolo, ma lo scenario con le luci puntate sui pini era molto suggestivo”.
“Anche alle superiori – aggiunge – per me la piazza è stata un luogo significativo. Prima era lì la fermata della Sita, che ci portava a scuola. Una volta saliti, c’era da fare tutto il giro del paese, ma così guadagnavamo l’ambito posto a sedere”.
“Adesso ovviamente capito in piazza per motivi diversi – ci racconta – La maggior parte delle volte ci passo per andare alle Poste per restituire un pacco o spedire qualcosa. Potrei chiamare il corriere a casa, ma così ne approfitto per fare due passi”.
“La piazza di ora è diversa da quella di quando ero piccolo – conclude Filippo – Anni fa è stata rifatta. Come tanti, mi ci è voluto del tempo per abituarmi al suo nuovo aspetto. Forse è meno iconica rispetto a prima, ma dĂ un senso di spazio maggiore ed è meno caotica, interamente pedonale”.
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