SAN POLO (GREVE IN CHIANTI) – Quattro anni fa l’incredibile bomba d’acqua che si abbattè su San Polo in Chianti.
Riversando in pochi minuti una quantità tale di millimetri di pioggia che la frazione venne letteralmente travolta da una sorta di ondata di piena arrivata dal niente.
Oggi, quattro anni dopo, c’è chi la ricorda così.
Sono passati quattro anni da quel 8 maggio 2018 quando il Borro della Pieve, prima di affluire nel torrente Ema, fuoriuscì dal proprio alveo nei pressi del ponte “delle ceramiche” nel centro della frazione di San Polo in Chianti.
Una vera “bomba” di acqua con grandine, in pochi minuti verso le ore 16, si abbattè sul paese.
Periodicamente (1966 – 1973 – 1991 – 1993) si sono verificate alluvioni ma, mentre per queste le esondazioni sono avvenute dal torrente Ema, questa volta fu coinvolto un altro torrente.
I danni subiti dalle attività commerciali e alle civili abitazioni furono ingenti.
Per salvare il salvabile accorsero in tanti: volontari, protezione civile, il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco anche con gommoni, mezzi del Comune, La Racchetta.

Le cause, analizzate in una assemblea organizzata il 21 maggio al circolo S.M.S. l’Unione di San Polo, furono imputabili a vari fattori.
Il clima che sta cambiando, i poderi non più curati con la “baulatura” dei campi, i torrenti non più dragati, il ponte delle ceramiche con le sue spallette modificate circa vent’anni fa da ringhiere in muretti in cemento armato .
Per cercare di mitigare eventuali piene future, in quella assemblea piena di volti affranti e preoccupati, furono fatte diverse promesse: dragatura dei borri con intervento anche del Consorzio di Bonifica.
Allargamento della luce sotto il ponte “incriminato” per favorire il passaggio dell’acqua.
Un dispositivo di allarme con sirena a fianco del medesimo ponte. E una “cassa di espansione” per accogliere circa 12.000 metri cubi di acqua da costruire nei pressi del campo sportivo.
Allargare i tubi delle fogne di raccolta acque con le relative griglie nel centro del paese.
Oggi di quello che è avvenuto non se ne parla. E nemmeno di quelli che furono i progetti esposti.
Ma sono evidenti i volti delle persone all’oscurarsi del cielo e quando le previsioni meteo non prevedono niente di buono. Anche se ben accolte da piante, campi e sorgenti…”.
Carlo Viviani Della Robbia
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