SAN CASCIANO – La salma del 21enne Filippo Corsini è arrivata a San Casciano alle 14.30 di mercoledì 9 novembre, entrando dal viale di cipressi che porta alla Cappella di famiglia adiacente alla chiesa dei Cappuccini, intitolata a Sant’Andrea Corsini.
L’ultimo viaggio per Filippo, in un freddo pomeriggio di novembre, dopo il tragico incidente avvenuto a Londra il 31 ottobre scorso.
Ad attenderlo dopo la Santa Messa celebrata a fine mattinata a Firenze nella chiesa di Santa Maria del Carmine c’erano, oltre ai familiari, i parenti, le persone che abitano nelle case della Fattoria de Le Corti, persone semplici, operai, che hanno visto Filippo dalla nascita scorrazzare per le loro case, nei campi, in ogni occasione di festa.
Poi i sancascianesi che frequentano la chiesa dei Cappuccini che la domenica si ritrovano lì alla Messa. E i cavalli, quei cavalli tenuti alle briglie da chi con lui ha condiviso la passione dell’ippica. Alcuni spesso montati da Filippo stesso in occasione di gare o semplicemente per passeggiate in campagna, tra i filari e gli olivi.
Tanta dignità da parte dei suoi genitori che hanno stretto tante mani, dispensando anche teneri sorrisi a chi li abbracciava con le lacrime. Il feretro è stato avvolto da una coltre con lo stemma dei Corsini. Sopra, una rosa.
La Santa Messa è stata concelebrata dai Cappuccini, alcuni di loro non sono più nel piccolo convento di San Casciano, ma sono voluti tornare qui per salutarlo. Tr i religisoni anche don Massimiliano Gori, proposto della Collegiata di San Cassiano e il sacerdote di San Pancrazio don Stefano Casamassima. La funzione è stata accompagnata dal Coro dei Cappuccini.
La salma a fine cerimonia è stata poi portata a spalle nella cripta, alla presenza dei propri cari.
Filippo Corsini aveva ideato un breve scritto a descrizione del vino che lui steso aveva creato, "Fico", che concentra tutto l’amore per la sua famiglia. Lo riportiamo nella sua semplicità: “Sono cresciuto circondato da una grande famiglia, una famiglia dove ciascuno si prende cura dell’altro e dove nessuno si sente solo o lasciato indietro” .
di Antonio Taddei
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