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giovedì 18 Aprile 2024
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    Maestosi Galli Neri “a guardia” del territorio del Chianti Classico per i 300 anni della denominazione

    Il Chianti diventa museo a cielo aperto in onore del trecentesimo anniversario dal bando emanato da Cosimo III de’ Medici che per primo individuò i confini del territorio di produzione del Chianti Classico, il 24 settembre 1716.

    Dalle prossime settimane piazze, rotonde e crocevia dei nove comuni del territorio chiantigiano ospiteranno altrettante maestose sculture raffiguranti il celebre profilo del Gallo Nero, che da centinaia di anni campeggia su timbri, stemmi ed etichette.

    Un omaggio che il Consorzio Vino Chianti Classico offre al suo territorio, destinato, da ora in poi, a caratterizzarlo ancora di più: le installazioni saranno, infatti, permanenti e donate ai comuni.

    Le opere, il cui prototipo viene presentato alla Stazione Leopolda in occasione della Chianti Classico Collection, il 15 e 16 febbraio 2016, sono state realizzate dagli artisti Luca e Stefano Ruggeri, che dai primi anni ’70 svolgono in Toscana la loro professione nell’ambito della sceno-tecnica teatrale e della scultura, restaurando e sostituendo con copie in resina opere d’arte in tutta la regione.

    Diventato simbolo non solo di un prestigioso vino, ma di un intero territorio e di uno stile di vita, il Gallo Nero si appresta quest’anno ad accogliere turisti e wine lovers a caccia di vendemmie da ricordare e leggende da riscoprire. La sua storia affonda le radici nel Medioevo, come testimoniato dalla formella “Allegoria del Chianti”, custodita a Palazzo Vecchio, sul soffitto del Salone dei Cinquecento affrescato da Giorgio Vasari.

    Il Gallo Nero campeggiò anche sugli scudi dell’antica Lega Militare del Chianti in epoca di aspre battaglie tra le città di Firenze e Siena, diventando il protagonista di una curiosa leggenda.

    Si narra, infatti, che in epoca medievale per porre fine alle interminabili guerre, le due città decisero di affidare la definizione dei propri confini a una singolare prova tra due cavalieri: sarebbero partiti all’alba al primo canto del gallo e avrebbero stabilito il confine nel punto in cui si fossero incontrati.

    A questo scopo i senesi allevarono con cure attente e generose un bel gallo bianco, mentre i fiorentini scelsero un gallo nero che tennero a digiuno in modo che, il fatidico giorno, cominciasse a cantare ancor prima del sorgere del sole.

    Fu così che il cavaliere fiorentino partì prima di quello senese e arrivò fino a Fonterutoli, a una dozzina di chilometri da Siena, assicurando così il controllo di quasi tutto il Chianti alla Repubblica Fiorentina.

    Nei secoli successivi Il Gallo Nero seguitò a essere associato a questo territorio, motivo per il quale i produttori di Chianti Classico non ebbero alcun dubbio quando, nel 1924 , dovettero scegliere un simbolo che rappresentasse il loro vino.

    Dalla prossima primavera l’immagine del Gallo Nero si integrerà armonicamente con il profilo delle colline chiantigiane grazie alle nove installazioni che presidieranno il nostro territorio.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    IL CHIANTI CLASSICO

    Quando si apre una bottiglia di Chianti Classico ci si immerge in una storia che parte da lontano. Nei 70.000 ettari del territorio di produzione del Gallo Nero, uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Firenze e Siena delimitano il territorio di produzione.

    Otto comuni: Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo B.ga, Poggibonsi, San Casciano.

    Un terroir unico per la produzione di vino e olio di qualità; centinaia di etichette garantite dalla DOCG: è vero Chianti Classico solo se sulla fascetta presente sul collo di ogni bottiglia si trova lo storico marchio del Gallo Nero.

    Il Consorzio Vino Chianti Classico conta, ad oggi, oltre 600 produttori associati. In questo spazio racconteremo presente e futuro del vino e dell’olio in questo territorio; storie, strategie, rapporto con il mondo.  Info: www.chianticlassico.com.

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