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lunedì 28 Aprile 2025
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    Nel Giorno della Memoria il ricordo di Letizia, 77enne: perse madre, padre e fratello

    SAN CASCIANO – Ormai non ci speravamo, ma siamo riusciti a ritrovare quella che oggi è una signora di 77 anni, che nel 1943 ne aveva 6 anni. E che ha vissuto sulla propria pelle l'incubo dell'Olocausto, con la sua famiglia portata ad Auschwitz senza farne più ritorno.

     

    Viveva a San Casciano insieme a tutta la sua famiglia, arrivata in paese da Firenze per trovare una maggiore tranquillità essendo di origini ebraiche.

     

    Ci parlarono di loro Maurizio Mattioli e Alfredo Lumachi, due grandi sancascianesi venuti a mancare poco tempo fa. E così dopo alcune ricerche andate a vuoto, il caso ha voluto che proprio in occasione del Giorno della Memoria abbiamo rintracciato Letizia Modigliani.

     

    Letizia, che ricordi ha di quel giorno del 1943 quando tutta la sua famiglia venne arrestata?

    "Eravamo venuti a San Casciano in quanto era il luogo di villeggiatura da parte di mio nonno materno, Salomone Castelli, proprietario di una fabbrica di cioccolato. Possedeva una casa in una via del centro, poco distante dalla nostra situata in via Roma, di fronte alla chiesa del Suffragio. Vi abitavamo in affitto io, mio fratellino Vittorio, mio padre Giacomo, mia madre Elena, la nonna Olimpia di 94 anni. Che tutte le mattine mi portava con lei a comprare La Nazione".

     

    Ricorda cosa scrivevano i giornali?

    "Un giorno ricordo che sebbene non sapessi leggere perfettamente il giornale riportava la seguente notizia “Hitler deporta gli ebrei nei campi di concentramento”, notizia che poi apprendemmo anche dalla radio. Tanto che un bel giorno arrivarono in casa delle persone che ci prelevarono portandoci a Firenze: mio padre fu portato nel carcere delle Murate, mia madre ed io fummo portati in una pensione in via Cavour, mentre mio fratello fu portato in un collegio, si chiamava “Collegio Cavour”, tra piazza Beccaria a piazza Donatello".

     

    Ci fu una spiata da parte di qualcuno?

    "No, non credo, furono applicate le leggi raziali. A un certo punto vennero a prelevarci due persone in borghese, e dalla pensione ci caricarono su una camionetta dopo aver preso anche mio fratello".

     

    Quale fu la destinazione?

    "Passammo la notte a Villa Triste, in via Bolognese, dove c’era la sede della polizia politica tedesca. Ci chiusero in un seminterrato ma non subimmo nessuna violenza, tanto che la mattina chiedemmo se era possibile mangiare qualcosa, così ci portarono dei grissini. Da lì fummo portati al carcere di Santa Verdiana. Ci restammo alcuni giorni, ricordo che mia madre nel frattempo cucì all’interno dell’orlo del cappotto di colore giallo i soldi che aveva con sé;  fino a quando arrivò il giorno che si aprirono le porte di Santa Verdiana, era arrivato il momento della deportazione".

     

    Un momento terribile…

    "Io cominciai a urlare, mentre la mamma cercava di tranquillizzarmi dicendomi che saremmo andati dal babbo. Che dal carcere delle Murate era stato trasferito al campo di Fossoli (Modena). "Guarda che andiamo dal babbo!" mi diceva. Ma dopo quello che avevo sentito e letto su La Nazione non volli andare con loro. La mamma e il fratellino partirono mentre io rimasi con le suore di Santa Verdiana. Naturalmente non potendo restare lì, avvisarono le suore di Monticelli che vennero a prendermi: fu da loro che passai il periodo della guerra".

     

    Finita la guerra?

    "Venne a prendermi mia zia, lei si era salvata poiché si era rifugiata in casa di un signore di Firenze. Ricordo che si era tinta i capelli biondi (sorride) per mascherare le sue origini ebraiche".

     

    Suo padre, sua madre e il fratellino sono stati ritrovati?

    "Dopo alcuni anni dalla fine della guerra facemmo la denuncia di morte presunta. Dalle ricerche effettuate da una signora, della quale non ricordo il nome ma che abitava a Bologna,  mi fu detto che mio padre e mia madre erano morti nel campo di Fossoli, mentre mio fratellino era deceduto ad Auschwitz".

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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