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sabato 3 Maggio 2025
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    Verso il Carnevale Medievale Sancascianese, ecco la Torre: “Colleghiamo il Medioevo al presente”

    Alla guida della contrada gialloverde, Andrea Castrucci si confessa ("Qui ho trovato un contesto per esprimere me stesso") e racconta idea, progetto, aspettative

    SAN CASCIANO – Terzo capo contrada intervistato, in avvicinamento alla grande sfilata del Carnevale Medievale Sancascianese di domani, domenica 30 marzo.

    Dopo Alessio Batistini per il Leone e Larissa Frosali per il Gallo, tocca alla contrada della Torre, sensibile per sua inclinazione, a trattare ed approfondire in chiave simbolica i grandi temi della contemporaneità.

    Lo facciamo con Andrea Castrucci, condottiero della contrada gialloverde, illustra le caratteristiche del tema scelto che si ispira alla letteratura medievale.

    Qual è il soggetto che avete deciso di mettere in scena?

    “Si tratta di una riflessione che gravita intorno ad una tematica che collega il Medioevo al presente. Ci proponiamo di realizzare una trasposizione scenica della Parabola dei tre anelli, racconto che, già presente nella bella prosa della prima letteratura medievale, per il suo importante significato si è tramandato nel tempo e nello spazio della Storia. Un racconto che si è tramandato nel contesto storico e culturale in varie versioni e di cui noi intendiamo offrire la nostra interpretazione”.

    Ci spieghi meglio…

    “Cercheremo di porre in primo piano il tema del conflitto sorto tra le religioni nel periodo medievale e creeremo un parallelismo con le guerre di fede che oggi imperversano in più aree del mondo. E’ il nostro modo di constatare che ancora molto dobbiamo imparare dagli errori del passato per evitare di ricommetterli. La priorità, costante, quotidiana, che siamo chiamati a realizzare è agire in armonia, seppur con le diversità, per consegnare alle nuove generazioni un mondo di pace, vera!”.

    Una storia che vuole trasmettere metaforicamente dei valori…

    “Desideriamo trasmettere un messaggio universale che è rivolto non solo alle tre grandi religioni monoteiste ma si estende anche a tutte le altre forme di spiritualità: la differenza di confessione religiosa non deve essere causa di scontro tra fanatismi, ma ogni uomo dovrebbe imparare a rispettare la verità dell’altro. Siamo convinti che non esista un’unica verità, un unico modo di vivere, pensare, essere. Il mondo può crescere, diventare migliore grazie alla somma, all’accostamento, alla convivenza di tante verità che entrano in contatto per accogliersi reciprocamente. La nostra storia è un monito affinché l’umanità collabori alla costruzione di un mondo reso migliore dalla tolleranza, dal dialogo e dalla ricchezza delle diversità”.

    Che tipo di esperienza è stata per lei?

    “Un percorso straordinario, soprattutto dal punto di vista personale, certamente non facile, impegnativo, un’esperienza che ha comportato sacrificio, fatica ma che mi ha ripagato di tutto lo sforzo compiuto. Per me la Contrada è diventata una seconda casa, una famiglia, ci sono stati momenti difficili, scontri e riappacificazioni, come sempre accade quando si lavora a stretto contatto e lo si fa con passione, con tutta l’energia che ognuno di noi ha profuso per il bene collettivo della contrada. Ho trovato un contesto in cui ho avuto modo di esprimere me stesso, di essere ciò che sono e spero che chi verrà dopo di me possa vivere lo stesso privilegio e portare avanti l’unicità che si avverte in ogni persona. Tutti uguali, tutti diversi nella voglia di affermare libertà, diritti, autonomia, rispetto”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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