TAVARNELLE – Il Chianti di chi ha lasciato, più o meno recentemente, il Partito democratico, inizia ad organizzarsi e a organizzare il nuovo movimento, MDP, Movimento Democratico Progressista.
Sono molti i personaggi che hanno fatto la storia del centrosinistra e del Pd chiantigiano che hanno deciso di abbandonare muovendosi verso la nuova formazione: l'ex segretario metropolitano del Pd Patrizio Mecacci, gli ex sindaci di San Casciano Pietro Roselli, Fabrizio Bandinelli, Giancarlo Viccaro.
Venerdì 17 marzo, in barba alla scaramanzia, si è svolto a San Casciano un primo incontro di area (in platea anche il sindaco di Barberino Val d'Elsa Giacomo Trentanovi, eletto nel 2014 con il sostegno del Pd ma mai iscritto al partito né suo rappresentante).
Fra gli intervenuti Stefano Fusi, sindaco di Tavarnelle per due mandati (fino al 2009), che in una lunga chiacchierata con Il Gazzettino del Chianti ci racconta le motivazioni del suo addio.
"L'ultima tessera del Pd l'avevo presa a fine novembre 2016 – inizia a raccontare Fusi – ma con un gran mal di pancia. Dopo il risultato del referendum mi aspettavo discussione seria e profonda su politiche sociali, economiche, sulla forma-partito. E invece niente di tutto questo: si va avanti a colpi di storytelling senza nessun ripensamento".
Insomma Fusi, da tempo nel Pd lei non ci si ritrovava più…
"E' un partito che ha spostato il proprio baricentro politico, un partito talmente leggero da essere ormai evanescente. In cui non di discute più di nulla: c'è un segretario, un cerchio magico attorno a lui, una leadership accentuata e ostentata".
Quando sbatte la porta andandosene?
"Le strade è giusto che si separino e che ci riposizioniamo in un'altra comunità, al di là delle percentuali. Ho comunicato al segretario di Tavarnelle-Barberino Tiberio Bagni e al sindaco David Baroncelli questa mia decisione. Che, lo dico per estrema precisione, è presa senza risentimento né rancore. Mi dispiace, questo sì: sono stato fra i soci fondatori del Pd, che peraltro a Tavarnelle saldava una storia politica iniziata a fine anni '90".
E se, buttiamola lì, al congresso vincesse Orlando e Matteo Renzi non fosse più né segretario del partito né candidato alla presidenza del consiglio?
"Stimo Orlando ma il suo è un posizionamento tardivo. Ha condiviso tutte le politiche del Governo e del segretario, non ci sarebbe discontinuità. Io dico solo che da quando ho preso questa decisione mi sento meglio, anche con me stesso. Penso di aver fatto la cosa giusta".
E a chi dice che… se il futuro devono essere D'Alema e Bersani…
"Non penso che siano il futuro. Dico solo che D'Alema ha avuto il merito di far partire un grande movimento d'opinione contro il referendum costituzionale. E che Bersani ha molte meno responsabilità sulla sconfitta del 2013 di quello che si dice".
Lei è da tempo molto critico contro il "renzismo": quali i suoi effetti, secondo lei, sul Pd nel Chianti?
"A livello di partito la zona del Chianti è evaporata, non esiste più. Siamo molto più deboli di prima verso l'area metropolitana. Nel cercare di contrastare il populismo sono rimasti spianati tutti i centri intermedi. A livello di amministrazioni comunali? Non saprei cosa dire, dopo che uno ha fatto il sindaco è difficile giudicare. Posso dire che sarebbe servito un ruolo maggiormente politico dei sindaci, un maggiore confronto a livello locale. Qualche volta i primi cittadini, nonostante scelte scellerate contro gli enti locali, non hanno fatto sentire la loro voce, ma il sindaco nelle nostre comunità è anche una figura politica oltre che amministrativa".
Non è che, a Tavarnelle e Barberino, la sua fuoriuscita crea un ostacolo al percorso di fusione fra i due Comuni?
"Non penso che influirà. La fusione è un percorso importantissimo che non va messo in discussione. Un futuro Comune unico del Chianti fiorentino? In tempi medio lunghi forse sì, ma l'assenza della politica rende tutto più difficile. Non parliamo di aggregazioni industriali: servono confronto, discussione, partecipazione".
Le prossime amminitrative sono nel 2019. Persone come lei e come altri potrebbero essere… ingombranti.
"Le prossime elezione saranno diverse da quelle precedenti, avremo un panorama politico più ricco. Per quanto mi riguarda però, vorrei lavorare più sull'area fiorentina, sui grandi temi, come il lavoro e la cooperazione".
di Matteo Pucci
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