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sabato 26 Aprile 2025
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    Mario, Elena e un sogno chiamato Fattoria di Corsignano

    Mario Bartoli ci accompagna nello splendido scenario della Fattoria di Corsignano, sulla strada che dalle Badesse sale verso Castelnuovo Berardenga: qui dove il Chianti inizia a degradare verso le crete senesi il vino è una sorta di compagno di viaggio.

    “Noi “arriviamo” nel 1998 – ci racconta Bartoli, che si occupa della parte agricola mentre la moglie, Elena Gallo, segue tutto il settore turistico – dopo 10 anni dall’acquisto, le vigne erano in affitto a un’azienda vicina. Alla scadenza dei contratti abbiamo ripreso i vigneti. La prima etichetta è comunque del 1990, visto che ci pagavano in vino, ma producevamo una quantità limitata. La decisione di fare sul serio? L’abbiamo presa nel momento in cui il vino andava molto bene (’96-’97) e i vigneti avevano bisogno di un intervento di manutenzione strutturale importante. Investirci e rifarli per darli ad altri non è che ci piacesse molto…”.

    L’agronomo  della Fattoria di Corsignano è Leonardo Imbimbo di Colle Val d’Elsa; l’enologo Paolo Salvi di San Gimignano.

    “Che Chianti Classico facciamo? Quasi esclusivamente vitigni autoctoni  – risponde Bartoli – Al 95% Sangiovese e 5% fra Canaiolo e Malvasia Nera. La nostra è una filosofia molto radicata al territorio per scelta aziendale: mio babbo ha sempre fatto il contadino qui in Chianti, il mio nonno pure, provengo da una cultura chiantigiana. Io sono nato a Borgo Scopeto, a poche centinaia di metri da qui”.

    Non è un momento facile per il Chianti Classico. “E’ molto difficile – evidenzia Bartoli – Gli altri vini, almeno sentendo i colleghi produttori, hanno un accenno di ripresa, Chianti in primis. Ma anche il Brunello, il Nobile: il Chianti Classico è sui livelli più bassi dei prezzi raggiunti negli ultimi 10 anni. Questo crea grande difficoltà alle aziende: chi non ha un mercato dell’imbottigliato che gli assorba  la produzione è costretto a vendere in partita sotto costo. Un prezzo giusto dovrebbe oscillare sui 220-250 euro a ettolitro, oggi invece siamo a 150”.

    “La cosa importante a questo punto – sottolinea Bartoli – sarebbe ri-posizionare il marchio sul mercato nazionale e internazionale. Cosa che per adesso non è riuscita: se il marchio avesse il prestigio che merita, sarebbe già un grande aiuto per noi. Serve differenziarci, far conoscere il territorio, il “vero Chianti”. Indietro non si può più tornare ma l’originalità del Chianti Classico deve essere evidenziata, e il Gallo Nero è centrale in questo. Va potenziato e valorizzato il Gallo Nero”.

    E’ scettico sulla creazione di un settore commerciale condiviso fra le tante piccole aziende del territorio che non se ne possono permettere uno proprio: “Io penso che intanto ci sia da fare al meglio la parte promozionale – risponde – e sarebbe un grande passo in avanti. Dopo di che potrebbe essere fatto anche un commerciale… . In un mondo così globalizzato dove le piccole tendono a scomparire l’unione dovrebbe fare la forza, ma bisogna vedere quanto possa essere realizzabile. La mentalità chiantigiana è molto individualista, ci sarebbero problematiche assortite”.

    Qui la potenzialità sarebbe di 32mila bottiglie l’anno, “potremmo arrivare nei prossimi anni anche a 40mila con nuovi vigneti – spiega Bartoli – Non riusciamo a imbottigliare tutto: i nostri canali sono con importatori all’estero e distributori in Italia. All’estero in particolare nord Europa e Stati Uniti”.

    Se il Paradiso fosse una campagna sarebbe molto somigliante a questa. Dove l’agriturismo per la coppia formata da Elena e Mario è fondamentale: “E’ cambiato tutto – ci racconta mentre ci porta a vedere lo splendido spazio per i corsi di cucina, la piscina, le camere ristrutturate utilizzando le assi delle vecchie botti – non è più agriturismo come dieci anni fa, abbiamo dovuto correre per stare al passo. Fra l’altro serve molto anche come vendita diretta e canale di distribuzione, anche se è difficile che gli ospiti portino via grandi quantitativi. Soprattutto chi viaggia in aereo”.

    La Fattoria di Corsignano è un’azienda al terzo anno in conversione biologica: “Sul vino del 2012 – dice Mario – potremo scrivere sull’etichetta “in conversione biologica”, il 2013 sarà “biologica”. E’ una scelta etica: abbiamo intrapreso questo percorso dopo una riflessione di un paio d’anni. Quando abbiamo deciso c’erano chiacchiere e basta, poco interesse sul biologico. C’era qualcuno che faceva vini biologici e che non lo scriveva nemmeno in etichetta per paura che si deprezzasse. Questo trend si è invertito nell’ultimo anno, il bio ha più interesse dal punto di vista commerciale. Economicamente costa di più come produzione, visto che abbiamo passaggi in vigna maggiori per sopperire a trattamenti che non possiamo più fare. Ma se non lo facciamo noi, le grandi aziende non possono certo farlo…”.

    Le bottiglie hanno etichette molto particolari, ispirate ai tarocchi e all’arte: “Per il Chianti base – conclude Mario – abbiamo comprato la xilografia di un’artista che si chiama Mario Gambedotti. Per la Riserva sempre una sua opera L’Imperatore, una carta dei tarocchi per il vino più rappresentativo dell’azienda. Il SuperTuscan ha Gli Sposi, altra carta dei tarocchi, utilizzata per il nostro matrimonio nel 2003 per le bomboniere (sarebbe la carta degli amanti nei tarocchi). Per l’Igt base c’è un quadro di Eugenio Comencini; per la grappa sempre una carta dei tarocchi che è la Forza”.

    Salutiamo Mario mentre su questa porzione di Chianti il sole tramonta dietro alle vigne. Sullo sfondo c’è Siena, con i suoi campanili e la sua medievalità. L’inverno sta per finire, le viti stanno per germogliare e i turisti per arrivare: e una nuova stagione riparte anche alla Fattoria di Corsignano.

    Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    IL CHIANTI CLASSICO

    Quando si apre una bottiglia di Chianti Classico ci si immerge in una storia che parte da lontano. Nei 70.000 ettari del territorio di produzione del Gallo Nero, uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Firenze e Siena delimitano il territorio di produzione.

    Otto comuni: Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo B.ga, Poggibonsi, San Casciano.

    Un terroir unico per la produzione di vino e olio di qualità; centinaia di etichette garantite dalla DOCG: è vero Chianti Classico solo se sulla fascetta presente sul collo di ogni bottiglia si trova lo storico marchio del Gallo Nero.

    Il Consorzio Vino Chianti Classico conta, ad oggi, oltre 600 produttori associati. In questo spazio racconteremo presente e futuro del vino e dell’olio in questo territorio; storie, strategie, rapporto con il mondo.  Info: www.chianticlassico.com.

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